Ci sarà un nuovo processo di appello per Piercamillo Davigo, ex pm di Mani pulite ed ex consigliere del Csm, accusato di rivelazione del segreto d’ufficio in merito alla vicenda relativa alla diffusione dei verbali in cui l’avvocato Piero Amara parlava della (indimostrata) esistenza della Loggia Ungheria. Lo hanno deciso i giudici della sesta sezione penale della Corte di Cassazione che hanno annullato con rinvio la parte della sentenza d’appello sulla rivelazione a terzi dei verbali ed hanno invece dichiarato la irrevocabile responsabilità penale in relazione alla condotta contestata in concorso.

Lo scorso 7 marzo i giudici della Corte d’Appello di Brescia avevano condannato Davigo, ora in pensione, a 1 anno 3 mesi (pena sospesa) così come in primo grado. Il sostituto procuratore generale della Cassazione Antonio Balsamo aveva sollecitato mercoledì mattina nel corso della requisitoria il rigetto del ricorso della difesa di Davigo e la conferma della condanna. Nel corso del suo intervento davanti ai supremi giudici l’avvocato Davide Steccanella, difensore di Davigo insieme al professor Franco Coppi, ha sottolineato come la sentenza oggetto di ricorso sia “astratta rispetto al fatto e quasi surreale”. Coppi prendendo la parola ha ricordato che “il dottor Paolo Storari è stato assolto perché non ha agito con dolo. Se quindi non c’è reato da parte dell’intraneo – ha evidenziato – non può essere considerato correo l’estraneo”. Nel procedimento è parte civile l’ex consigliere del Csm Sebastiano Ardita.

La vicenda nasce nella primavera del 2020. Il pm di Milano Paolo Storari riteneva che la sua procura non stesse approfondendo le dichiarazioni di Amara, ex avvocato esterno dell’Eni. Una convinzione che lo portò a contattare Davigo, allora consigliere del Csm, per denunciare l’inerzia dell’ufficio governato da Francesco Greco. I verbali di Amara, però, erano stati secretati.

Per quelle dichiarazioni, ritenute inattendibili, l’avvocato Amara è stato rinviato a giudizio per calunnia e autocalunnia, e il fascicolo aperto sulla base dei verbali, trasmesso a Perugia per competenza territoriale, è stato archiviato su richiesta della stessa Procura, così come il procedimento per omissione d’atti d’ufficio aperto a Brescia nei confronti di Greco. Storari, imputato insieme a Davigo, ha optato invece per il rito abbreviato ed è stato assolto sia in primo grado che in appello perché “il fatto non costituisce reato”: l’assoluzione è poi diventata definitiva.

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