Ho bevuto un bicchiere d’acqua al bar e sono stata in coma per quasi dieci giorni. Tuttora faccio fatica a parlare e a mangiare. Non sono più in grado di lavorare e ho quattro figli da sfamare. Non so ancora se i danni sono permanenti. E non ho ricevuto nemmeno delle scuse”. È Il Resto del carlino che racconta questa storia avvenuta a Bologna, nella zona di Savena, il 2 novembre scorso. Al risveglio dal coma, la donna si è ritrovata a dover affrontare gravi difficoltà: fatica a parlare, a mangiare e vive con il timore che i danni riportati possano essere permanenti. Come se non bastasse, dai gestori del locale non è arrivata neppure una parola di scuse.

Quella mattina, la donna si era recata al bar per fare colazione, consumando una brioche e un latte macchiato, prima di chiedere alla barista un bicchiere d’acqua. Dopo il primo sorso, però, ha capito che qualcosa non andava: il liquido aveva un sapore strano, sgradevole. Era detersivo per lavastoviglie. Preso dal panico, il personale ha gettato il contenuto del bicchiere, ma il danno era ormai fatto. Subito dopo aver ingerito il liquido, la donna ha iniziato a vomitare e a provare un dolore insopportabile a labbra e gola. Alle 9 del mattino è stata trasportata in ospedale, dove le analisi hanno evidenziato gravi lesioni al cavo orale e all’esofago, incluse ulcere sanguinanti causate dall’ingestione di sostanze caustiche.

La procura ha avviato un’indagine per lesioni colpose gravissime. Al momento, la barista che ha servito il bicchiere è l’unica persona iscritta nel registro degli indagati. L’avvocato della donna, Giulio Cristofori, ha duramente criticato la gestione del caso da parte del bar: “Non sappiamo se ci sarà un risarcimento danni. È incredibile che il locale continui a operare normalmente senza apparentemente subire controlli. Inoltre, i gestori non hanno nemmeno risposto alla nostra richiesta di risarcimento inviata con il collega Nicola Montanari”.

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