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Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Chaouqui portò la cassa dalla stanza segreta a Santa Maria Maggiore, ora ha cambiato versione sul Vaticano”

Soprannominata "la papessa", è stata protagonista dell’ultima puntata del "Pulp podcast" di Fedez per parlare del caso di Emanuela Orlandi. Alle sue parole replica ora il fratello della cittadina vaticana scomparsa nel giugno dell'83

di Alessandra De Vita
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Chaouqui portò la cassa dalla stanza segreta a Santa Maria Maggiore, ora ha cambiato versione sul Vaticano”

“Io dove è Emanuela Orlandi non lo so. Se lo sapessi e non lo stessi dicendo, mi renderei complice di occultamento di cadavere”, a dirlo è Francesca Immacolata Chaouqui, soprannominata “la papessa” condannata dalla giustizia vaticana nel 2016 per la fuga di documenti e protagonista dell’ultima puntata di “Pulp podcast“, condotta dal rapper Fedez.

Cosa dice Chaoqui oggi
“Ho cercato di dargli una mano, ma lui è convinto che sappia più cose rispetto a quelle che sono già pubbliche”, ha aggiunto nel corso della puntata l’avvocata, in passato strettissima collaboratrice di Papa Francesco, prima dell’arresto e della condanna con pena sospesa per aver trafugato e diffuso documenti privati del Vaticano. “Hai voglia di darci il tuo punto di vista su alcuni casi che riguardano il Vaticano?“, le ha chiesto Fedez. “Quando ho intervistato Pietro Orlandi (il fratello di Emanuela, ndr) mi ha parlato di una persona che avrebbe avuto maggiori informazioni a riguardo e, off camera, mi dice che quella persona sei tu”, ha aggiunto il rapper. “Io stimo moltissimo Pietro, è una delle persone con la maggiore forza di volontà che io conosca. E anche il suo dolore è enorme – gli ha risposto la Chaouqui – Quando mi racconta che sua mamma vive ancora a due passi da papa Francesco e che quando lo incontra gli chiede ancora dove si trovi Emanuela, mi spezza. L’avvocata di origini calabresi ha poi spiegato punto su cui io lei e Pietro Orlandi, non sarebbero più d’accordo e la ragione per cui non vuole andare a parlare davanti alla commissione d’inchiesta che indaga sul mistero. “Se quest’organo avesse la capacità di riavvolgere il nastro per ripercorrere l’intera giornata di Emanuela, allora sarebbe utile, ma la mia sensazione è che l’intera commissione verta su ciò che il Vaticano ci sta nascondendo. Spendono soldi pubblici per non risolvere nulla. Per questo non voglio essere ricevuta. Il presupposto di fondo mi sembra sempre lo stesso – ha aggiunto la Chaoqui –, il Vaticano sa, noi dobbiamo scoprire qualcosa che già sa e ci nasconde, intendendo per Vaticano gli organi ufficiali dello Stato. Ma io questo non lo tollero perché so perfettamente che è così, so che la Santa Sede non sa dove si trovi Emanuela e cosa le sia successo. Nessun organo istituzionale lo sa, nessuno può saperlo“. Secondo Chaouqui, però, non servirebbero altre ricerche sul caso, perché “Il Vaticano non sa cosa sia successo”.

Chi è Francesca Immacolata Chaouqui
Chaouqui è stata condannata dalla giustizia vaticana nel 2016 a 10 mesi (pena sospesa) non per la diffusione di documenti privati ma per il mancato rispetto dell’impegno di “fedeltà” per l’incarico che le era stato assegnato. Nata in Calabria, in provincia di Cosenza, Francesca Chaouqui si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza e ha poi sposato l’informatico Corrado Lanino, con una carriera già avviata in Vaticano. Nel 2013, Papa Francesco la chiamò a far parte della Cosea, l’organo di controllo voluto dal Papa per far luce sui conti della Santa Chiesa, guidato dal monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda, legato all’Opus Dei, la Prelatura a cui anche lei si diceva “vicina spiritualmente”. Un primo “caso” Chaouqui ci fu quando nella stessa estate del 2013 comparvero alcuni “tweet” sul suo profilo in cui l’avvocata lodava il primo scandalo Vatileaks (la fuga di documenti dalla Santa Sede) ma lei stessa ha poi sempre smentito di essere l’autrice dei tweet. Successivamente, “la papessa” organizzò un party sulla terrazza della Prefettura degli Affari economici in via della Conciliazione per dare la possibilità a politici e membri del jet set italiano ed estero di assistere da una posizione privilegiata alle canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II in piazza San Pietro, il 15 aprile 2014, insieme a Monsignor Balda (fonte: RAINEWS). Un comportamento che suscitò la contrarietà di Papa Bergoglio e che portò allo scioglimento della Cosea, il cui ultimo giorno di lavoro è stato il 22 maggio 2014. Poco dopo, è stata accusata di essere tra i “corvi” della seconda stagione di Vatileaks e condannata per la fuga di documenti. Oggi dirige una società che si occupa di lobbying e comunicazione. Tiene sempre dal notaio gli altri fascicoli della Cosea.

Cosa diceva in passato Chaoqui
Quanto dichiarato nel corso dell’ultima puntata di “Pulp” condotta da Fedez contrasta con quanto emerso da alcune conversazioni Whatsapp tra la Chaouqui e monsignor Balda, pubblicate in passato dal quotidiano Il Domani e che coincidono con quelle consegnate da Pietro Orlandi alla commissione parlamentare. In queste chat si parla di Emanuela Orlandi e di alcuni oggetti o documenti che potrebbero risolvere il mistero della sua scomparsa: “A settembre dobbiamo far sparire quella roba della Orlandi e pagare i tombaroli Di questo devi parlare al Papa. Ascoltami bene adesso abbiamo perso la battaglia giornalisti, almeno non sono la soluzione. Adesso facciamo passare l’estate, io vado a Singapore e capirò di più. Quando torno pensiamo a cosa fare e anche il Papa sarà più lucido. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso. Vediamo se il papa chiuderà il Vam o che farà. Io ti voglio bene e veramente credo in te e in questa riforma ma così non andiamo lontano”. Tempo fa, dichiarò anche: “Non volendo, ho letto delle cose, molte. Se le rivelassi non aiuterei nessuno, non farei il bene della Chiesa. Ma non è il mio ruolo. Non sono io a doverle dire. Se fossi io a decidere se rivelarle o no, parlerei. Ma è una mia precisa impostazione: parlo solo di ciò che è di mia competenza. E io non ero tenuta a vedere quei documenti sul caso Orlandi”. I documenti in questione potrebbero essere contenuti nel “Rapporto Herranz“, dato da Papa Benedetto XVI a Papa Francesco, con dentro informazioni sulla vicenda di Emanuela. Quando le si chiese conto di queste parole, Chaoqui rispose di essere tenuta al Segreto di Stato per conto del Vaticano.

La risposta di Pietro Orlandi
“Probabilmente, Francesca, la tua necessità di riavvicinarti allo Stato Vaticano ha prevalso sul tuo senso di Giustizia – scrive Pietro Orlandi sui social –. Ora per te, sul rapimento di Emanuela, non sanno nulla, non ci sono i documenti. I papi non nasconderebbero mai la Verità, tu non hai idea di cosa sia accaduto (invece una tua idea ce l’hai) e, certamente, non ci siano responsabilità in Vaticano. Questo lo racconti a Fedez e Mr Marra, ma di certo non è quello che hai detto a me in sette anni che ti conosco. E mi dispiace”. A FqMagazine spiega il fratello della cittadina vaticana scomparsa: “Io l’ho avvicinata la prima volta perché in una sua intervista disse: ho letto alcune cose sulla Orlandi e ora capisco perché la verità non verrà mai fuori. I “cinque fogli” contenenti la nota spese per il mantenimento di Emanuela a Londra, e pubblicati in un’inchiesta da Emiliano Fittipaldi, ce li ha dati lei ed e per lei sono veri. La chat whatsapp me l’ha data lei. Della tomba dell’angelo dentro al Cimitero Teutonico del Vaticano (aperta nel 2019 perché indicata come luogo contenente la soluzione al caso) me lo disse sempre lei insieme a Balda che l’aveva saputo da monsignor Piovano. Mi disse anche della cassa trovata sotto la tomba del teutonico, nella stanza segreta: lei l’ha portata nella Basilica di Santa Maria Maggiore (oggi blindata e inaccessibile). Sempre lei mi ha fatto capire che c’erano cose riferite ad Emanuela anche se continuava a dirmi che la cassa era chiusa. E lei mi disse che andò con il Ministro Franceschini a Santa Maria Maggiore, perché dovevano fare lavori nei sotterranei per creare un archivio dove sarebbe poi stata portata la cassa. E lei un pensiero e un coinvolgimento di qualcuno nel Vaticano su quanto accaduto ce l’ha molto chiaro. Sono certo che lei non sappia dove si trova mia sorella Emanuela: me l’ha sempre detto e io le ho sempre creduto ma le ho anche detto che se ha delle convinzioni è perché sa qualcosa in più”.

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