Il governo Barnier è stato sfiduciato dall’Assemblea nazionale: Emmanuel Macron e la Francia piombano, di nuovo, in una crisi politica. L’ultimo piano del capo dell’Eliseo, mentre tocca sempre nuovi picchi negativi di popolarità, è durato poco meno di tre mesi: l’esecutivo del volto istituzionale che avrebbe dovuto mettere d’accordo i macroniani con l’appoggio esterno dell’estrema destra non ha retto alla discussione sulla legge di Bilancio e conquista la medaglia di governo più breve dal 1958. La mozione di sfiducia presentata dalla sinistra francese è stata approvata con 331 voti favorevoli, la maggioranza era fissata a 289 voti. Ora tocca al regista di uno dei periodi più travagliati per la politica francese trovare una soluzione. Lui, il capo dell’Eliseo, ha garantito che vuole uscire dal pantano in fretta. Più facile a dirsi che a farsi: i numeri in Parlamento, senza coinvolgere gli estremi, non ci sono e qualsiasi nuova nomina sarà in balia degli umori del momento. Macron però, sostiene di non scomporsi e di ritorno dall’Arabia Saudita, ha fatto trapelare ai media di essere già concentrato sulla nuova nomina. Ovvero cerca di correre ai ripari. “La priorità”, hanno fatto sapere i suoi più stretti collaboratori a Bfmtv, “è quella di non apparire senza un governo davanti a Trump, che sarà a Parigi nel weekend per la riapertura di Notre-Dame”. “E’ una questione di credibilità per la Francia“, ha aggiunto la fonte. Intanto, subito dopo il voto, l’Eliseo ha reso noto che Macron parlerà ai francesi giovedì sera alle 20.

Il dibattito in Aula tra urla, fischi e proteste – Lo stato di esasperazione di una politica in crisi costante si è rispecchiato perfettamente nel dibattito avvenuto nella seduta dell’Assemblea nazionale che ha sancito la fine dell’esecutivo lampo di Barnier. Urla, fischi, applausi: la discussione è iniziata alle 17 e si è conclusa in tarda serata in un clima di grande tensione. Il primo ministro, ormai dimissionario, in quel che è stato di fatto un discorso di commiato ha provato a fare un appello alla responsabilità: “Avete nelle mani l’avvenire dei francesi”, ha detto rivendicando quanto fatto nelle ultime settimane. “Se voi lo decidete, io sono pronto a restare al lavoro per dare una legge di bilancio al nostro Paese. Sono fiero di agire per costruire piuttosto che distruggere”

Di tutt’altro tenero gli interventi delle varie forze polticihe. Tra le proteste dell’Aula, Marine Le Pen, che finora aveva garantito un appoggio esterno al governo, oggi ha invece dichiarato guerra: “Eccoci al momento della verità, che mette fine ad un governo effimero”. Prima di lei, aveva preso la parola, proveniente dall’estremità opposta dell’emiciclo, il deputato de La France Insoumise, Eric Coquerel, che aveva concluso il suo intervento – anche lui fra le grida di approvazione e di contestazione dei parlamentari – con le parole: “Michel Barnier cadrà nel disonore”. Le Pen ha insistito sul fatto che l’esecutivo non abbia accettato ulteriori mediazioni sull’ultima legge per il budget del welfare, poi fatta passare bypassando il Parlamento: “E’ nei suoi ranghi – ha detto – che l’intransigenza, il settarismo e il dogmatismo hanno proibito al primo ministro ogni minima concessione che avrebbe evitato questa conclusione”. Per rinunciare a sfiduciare Barnier, la leader dell’estrema destra aveva chiesto, fra le varie cose, l’indicizzazione totale delle pensioni dei francesi all’inflazione, una richiesta che il governo ha rifiutato. Per questo Le Pen ha annunciato: “Non è con la gioia nel cuore” che “appoggeremo” la mozione di sfiducia presentata dal Nuovo Fronte Popolare. “Ma le istituzioni ci costringono a mescolare le nostre voci con quelle dell’estrema sinistra“, ha aggiunto Le Pen, auspicando “presto una grande alternanza”.

Contro il Nuovo fronte popolare e il Rassemblement National si è scagliata la Destra Repubblicana. “Qui fate finta di insultarvi a vicenda, e qui vi preparate a votare insieme”, ha detto Laurent Wauquiez in Aula. “Vi state preparando a votare insieme per far cadere un governo. Ci sono solo due scelte possibili”, ha insistito Wauquiez rivolgendosi ai deputati, ‘gli interessi del Paese o gli interessi dei partiti, la scelta della responsabilità o la scelta del caos, la scelta di una soluzione o la scelta del disordine’”. E rivolgendosi a Le Pen: “I francesi giudicheranno severamente la scelta che state per fare”, ha concluso. “Il capo dell’Eliseo può essere l’unico responsabile dello scioglimento, ma lei e la France insoumise sarete responsabili della censura che farà precipitare il Paese nell’instabilità”.

A chiudere il dibattito è stato, appunto, l’ormai dimissionario Barnier: Qualsiasi governo, qualunque esso sia, ricorderà la verità“. Intanto, bisognerà vedere se ci sarà un nuovo esecutivo e su quali numeri potrà contare. Altrimenti, la crisi politica che già sembra essere durata secoli, può dirsi appena iniziata.

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