Sanzioni, se le conosci le eviti. Ormai tutti i paesi non allineati al blocco occidentale si scambiano tra loro informazioni e tecniche per dribblare gli effetti delle misure punitive. Se la cooperazione tra i sanzionati è estesa, anche per un paese come gli Stati Uniti, che impugna la “clava” del dollaro, diventa difficile orchestrare interventi efficaci. Ne abbiamo un esempio lampante davanti agli occhi da due anni e mezzo (Sarebbe comunque bastato studiarsi un po’ meglio i precedenti per avere aspettative più realistiche).

Il Wall Street Journal ha ora rivelato che la Cina si sta alacremente preparando per limitare gli effetti di sanzioni che arriverebbero in caso di invasione di Taiwan e che, per farlo, ha intavolato fitte discussioni con Mosca sull’argomento che proseguono regolarmente. La priorità, per Pechino, è quella di schermare asset esteri dal valore di 3mila miliardi di dollari. E, dalle evidenze riportate dal quotidiano statunitense, il grado di preparazione della Cina è ad un livello molto più avanzato di quanto si sia sinora ipotizzato.

Peraltro, tra il dire di sanzionare la Cina e il farlo c’è di mezzo non un mare ma un oceano. Quello Pacifico che separa l’Asia dagli Usa. Europa e Usa sono molto più dipendenti dalle forniture cinesi di quanto la Cina lo sia dalle loro. Pechino ha inoltre un quasi monopolio su prodotti e componenti chiave, come batterie elettriche e terre rare. E se dovesse occupare Taiwan potrebbe tagliare fuori l’Occidente dalla fornitura di semiconduttori costruiti sull’isola, a cominciare da quelli prodotti dal colosso Tsmc (Taiwan semiconductor manufacturing company) da cui si approvvigionano la quasi totalità dei big dell’elettronica, tra cui Apple. Ecco perché è anche molto difficile che, a livello internazionale, si crei una comunanza di intenti tra i diversi paesi europei, Giappone, Usa e Canada come è accaduto per le sanzioni applicate alla Russia.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Dai regali alla moglie alla legge marziale di Yoon: così Seul è arrivata a un passo dal colpo di Stato

next