Politica

Se Conte dovesse ‘farsi il suo partito’ potrebbe avere delle chance. Guardando alla Germania e a Sahra

Grillo è un genio della comunicazione. Lo è sempre stato. Peccato che la politica del ‘vero potere’ abbia bisogno d’altro che di parole per governare città, province e regioni di un paese complicato come l’Italia. “I valori del Movimento 5 Stelle sono scomparsi. Siete un partito che non riconosco più. Fatevi il vostro simbolo” è l’epitaffio del M5S, tramite video, dell’ex comico, tanto ex che Grillo s’è fatto riprendere alla guida di un carro funebre.

Ultimo atto comunicativo e aria di tragedia. Tempeste in arrivo, per tutti gli ex grillini. Giuseppe Conte in testa, costretto dall’Elevato a ripetere le votazioni online (dal 5 all’8 dicembre), chiedendo agli iscritti un secondo parere su garante e presidente. Dovrà davvero “farsi il suo simbolo” Conte, come minaccia il fondatore col supporto di agguerriti legali? Se sì, come chiamerà il nuovo partito? Forse Nova, come la kermesse romana che sancì il siluramento di Grillo. Casaleggio (Davide) figlio di Gianroberto il fondatore del Movimento 5 Stelle, dà il suo assist: “È l’eclissi finale del M5S. Spero perlomeno che cambino nome. La volontà è quella di fondersi con il Pd, e forse l’obiettivo di Conte è candidarsi alla segreteria del Partito Democratico”. Ipotesi fantapolitica azzardata. Non succederà mai, Schlein può dormire sonni tranquilli.

Nova, diciamolo, sembra un nome portasfiga, Wikipedia spiega che “in astronomia, una nova è un’enorme esplosione nucleare causata dall’accumulo di idrogeno sulla superficie di una stella nana bianca”. Tralasciamo. Eppure, diverse chance per il suo nuovo partito Conte può averle. Guardando al paese più disastrato dell’Ue. Alla Germania. E imitando Sahra. Ne avrete già sentito parlare, leggendo qui su Il Fatto l’articolo di Stefano Fassina. Nel mezzo di votazioni assembleari, carte bollate e auto che trasportano feretri, sembrerebbe un’analisi precotta e propalata, ma fidatevi, c’è della polpa. Seguire la stessa linea, e perfino fare squadra in Europa, con Sahra Wagenknecht sarebbe un’ottima idea. Lei è la vera fuoriclasse della politica tedesca, con il suo partito nuovo di zecca, il BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht: però, usare il proprio nome…) fresca dei primi successi elettorali a livello locale. Arringa-folle non da poco: un mix esplosivo di difesa dello stato sociale unito al disgusto (scetticismo per i meno drastici) tipico delle destre sui temi più caldi come immigrazione e cambiamenti climatici. Progressisti che non hanno paura di schierarsi, anche quando sono controcorrente rispetto al politicamente corretto e ai cliché della sinistra.

Sahra non è nuova a questo gioco: volto noto dell’ex Linke tedesco (sinistra-sinistra) ha una formazione marxista e ora sta riscrivendo le regole con il BSW. La strategia? Prendere le distanze dalle politiche mainstream e ritrovare un legame con la gente comune, gli ignorati dai grandi partiti e che ormai votano a destra, in decine di milioni, scegliendo Meloni, Orbàn, Le Pen, AfD. E qui entra in gioco il M5S-Nova di Conte. Potrebbe vedere nell’apparentamento sul fronte tedesco con BSW una chance d’oro per rilanciare il suo progetto italiano. Conte, finora, ha giocato di sponda con il centro-sinistra, in assemblea gli iscritti hanno scelto la definizione di “progressisti indipendenti”, ma la verità è che le prossime elezioni regionali italiane potrebbero cambiare tutto. L’idea di avvicinarsi a una sinistra più radicale come quella di Wagenknecht cambierà l’esito delle urne nel 2025 nelle regionali in Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta? Oppure il M5S-Nova resterà sotto il miserrimo 5% beccato in Liguria ed Emilia Romagna?

A Roma comunque suona la stessa musica di Berlino: di questi tempi la gente si sente più in sintonia con i partiti di destra. Il verde della transizione ecologica? Molti lo vedono ancora grigio. E c’è una rivolta contro l’auto elettrica. Le questioni di sicurezza e immigrazione? Il buonismo è inviso all’italiano medio. E poi, il politicamente corretto – o woke – in effetti siamo tutti stanchi di parole d’ordine, no? Per non parlare del sostegno a oltranza all’Ucraina, a suon di armi e miliardi, imposto dai guerrafondai del blocco Ue-Nato: qui, come in Germania, la larghissima maggioranza dei cittadini è in totale disaccordo. Infine, l’erosione del potere d’acquisto e un welfare che zoppica. Stando così le cose, la sinistra potrà mai più pensare di governare (come del resto i dem americani distrutti dal trumpismo) puntando solo su salari, assistenza sanitaria e diritti delle minoranze, ignorando tutto il resto, a cominciare dall’immigrazione?

In teoria, potrebbe essere il M5S-Nova dell’ex avvocato ed ex due volte premier, con un po’ di spirito tedesco, a ridare voce a chi si sente ignorato, a chi non vota, a chi si astiene e a chi ha un’allergia per il Pd. Sembrerebbe l’unico modo, per Conte, di distinguersi da Schlein (senza dar credito all’ipotesi Casaleggio). Per assurdo, se fossi presidente di questo M5S post-Grillo, abdicherei e chiamerei all’ingrato compito Chiara Appendino, la più convincente e preparata dei vecchi volti del Movimento. Perché la dottrina Wagenknecht guarda al futuro: rappresenta un’opportunità imperdibile per reinventarsi, senza rinnegare le radici.