I dossier internazionali, in particolare l’Ucraina, e i migranti sono stati il cuore del colloquio avuto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il premier ungherese Viktor Orban, presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, ricevuto a Palazzo Chigi per un incontro. Al centro del faccia a faccia, oltre all’invasione russa, anche il Medio Oriente e il ruolo della Nato nei Balcani nonché, ovviamente viste le posizioni del governo italiano e del leader sovranista, i migranti.

Meloni e Orban, in una nota congiunta, hanno spiegato che “confidano di continuare a rafforzare il dialogo politico e a coordinarsi reciprocamente sui principali temi internazionali”. Durante la riunione è stata discussa la situazione in Medio Oriente e il “loro sostegno a una pace giusta e duratura in Ucraina basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”, oltre l’impegno per la “ricostruzione in vista della prossima Ukraine Recovery Conference”, che sarà ospitata proprio dall’Italia nel luglio del prossimo anno.

I due hanno anche parlato di un “eccellente livello di cooperazione raggiunto in ambito Nato nei settori della sicurezza e della difesa, in particolare attraverso il supporto al battaglione multinazionale a guida ungherese da parte delle Forze Armate italiane” con 260 soldati. I due capi di governo “hanno confermato che continueranno a garantire la presenza a supporto delle iniziative della Nato e dell’Ue per la stabilizzazione dei Balcani occidentali” e “hanno ribadito il loro forte sostegno al processo di allargamento dei Paesi della regione”.

Più volte sponsor dell’altro nel corso degli anni sulle politiche migratorie, Meloni e Orban hanno riaffermato “l’importanza di contrastare la migrazione irregolare” e “auspicato un rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e di transito”, oltre a condividere “l’urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall’Unione europea, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri”. Un tema caldissimo visto gli stop in serie che il governo italiano sta subendo dai tribunali per l’applicazione della normativa europea. Non a caso, nella nota, si fa riferimento alla “importanza di esplorare nuove modalità” per “prevenire e contrastare la migrazione irregolare” sulla “base del percorso avviato dall’accordo Italia-Albania”.

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