Il femminicidio, il burnout, la difficoltà di relazioni e di affettività, ma anche gli amici, le separazioni, i viaggi e tanta “Islanda”, proprio come il nuovo singolo. I Pinguini Tattici Nucleari sono tornati più in forma che mai con l’album “Hello World”. La band parte dal concetto del falò ossia dalla forza di aggregazione primaria per invitare alla comunione, cosa che è mancata negli ultimi anni e che si fa fatica a ricreare se non in occasioni come, appunto, quella dei concerti.
Questo è l’album della maturità per i Pinguini Tattici Nucleari. Tra i quindici brani inediti (oltre i singoli “Romantico ma muori” e “Islanda”) segnaliamo “Per non sentire la fine del mondo” pone l’accento sul mondo che corre verso la fine, ma un ballo potrebbe salvarci, dopo aver cantato il fenomeno Hikikomori arriva il “Burnout”, conseguenza della corsa continua verso la miglior performance, in “Amaro” si riflette sul “per sempre” nei rapporti e anche nel lavoro, “Piccola Volpe” è dedicato ai più piccoli e alla loro educazione affettiva, non manca il tema del femminicidio in “Migliore”.
“Quando una società è malata tutti hanno problemi – ha detto Riccardo Zanotti -. L’idea che abbiamo del lavoro impatta molto sulla società stessa. Noi siamo dei privilegiati per questo mestiere e ce rendiamo conto, al contempo però vogliamo denunciare che la classica frase ‘se ti impegni, ce la fai’ è una grande cazzata. Vogliamo comunicarla questa cosa, pensavamo di inserirla in ‘Burnout’ ma era troppo diretta. Quello che diciamo è che farsi il culo non vuol dire che ti porti necessariamente a qualcosa, Noi abbiamo avuto culo/fortuna e lo sappiamo, quello serve. Ma anche chi non lavora, fa l’amore. Noi scriviamo canzoni anche per creare un po’ di dibattito e se accade siamo più che contenti”.
I brani di “Hello World” saranno i protagonisti del Tour Stadi 2025, organizzato e prodotto da Magellano Concerti, che li vedrà impegnati dal prossimo 7 giugno da Campovolo per 9 appuntamenti. “Crediamo che il motivo per cui i nostri live funzionano sia perché non comunichiamo di essere più ricchi, più belli o più intelligenti. – ha concluso Zanotti – C’è una consapevolezza che il gruppo è ciò che conta, non l’individualismo. Noi non siamo perfetti o estremamente morigerati, ma forse, nel contesto attuale, appariamo come tali rispetto ad altri artisti. Il nostro sogno era fare questo mestiere e siamo grati: questa gratitudine forse si traduce anche in buona educazione“.