Cita Karl Marx, invocando la mutualizzazione del debito “in cui prevale il principio di sussidiarietà, ‘da ciascuno secondo le proprie possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni’ “. Poi, in versione ‘pacifista’, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, propone pure di creare un Eurobond per la Cultura, in modo da “destinare una parte dei fondi per il riarmo europeo alla promozione della cultura”. In pratica, come un “deterrente contro l’uso delle armi“, ragione nel corso dell’inaugurazione di Più Libri Più Liberi a Roma.
E ancora, di fronte a un contesto di crescente violenza e conflitti globali, spiega che sarebbe opportuno “riflettere sull’idea di utilizzare una percentuale delle risorse destinate alla difesa per finanziare progetti culturali, come libri e ricerca condivisa”. Un discorso insolito per un esponente di un governo che – basta ricordare soltanto i numeri dell’ultima manovraha fatto crescere in modo esponenziale le spese per la Difesa: 3,8 miliardi di fondi freschi, di fronte alla scure invece arrivata su tanti altri fronti, dalla sanità, alle pensioni minime incrementate di 3 euro al mese, ai sacrifici richiesti agli enti locali, ai tagli al fondo automotive. Ma non solo. Perché anche sul ministero diretto dallo stesso Giuli, la Cultura, è arrivata una sforbiciata corposa. Ultimo atto di Raffaele Fitto, l’ex ministro agli Affari europei e al Pnrr poi volato a Bruxelles come vicepresidente esecutivo della Commissione europea, la neo contestata von der Leyen II che ha spaccato socialisti e popolari, così come le forze di governo e opposizione.
Da Fitto è arrivato così un taglio quasi totale delle risorse FSC (Fondi Sviluppo e Coesione, ndr) 2021-2027, crollate dai 31,3 miliardi della precedente programmazione a 5,7. In particolare, al ministero della Cultura resterebbero solo 171,8 milioni. Un taglio che avrebbe pure scatenato uno scontro tra Giuli e Fitto, poi rientrato. Ma che ha spinto comunque il Pd a chiedere al ministro Giuli di riferire in Parlamento, accusandolo di essere “commissariato”.
Eppure, dopo aver lanciato la proposta dell’Eurobond per la Cultura e ricordato come le risorse siano scarse in tutta l’Ue per il settore, Giuli ha tagliato corto sul tema dei tagli al suo dicastero: “Ne ha parlato con Fitto e il suo governo degli eurobond, considerati i tagli?”. Domanda che non ottiene alcuna risposta: “Adesso facciamo una passeggiata“, fa lo gnorri il ministro, rifiutandosi più volte di rispondere.
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