“Estrema lucidità. Inusitata freddezza esecutiva. Sconcertante assenza di scrupoli o remore. Apparente mancanza di qualunque ripensamento, oltre che di sfrontatezza. Inaffidabilità totale nelle relazioni personali anche più intime. Eccezionali capacità sia di nascondimento dei propri misfatti sia di mistificazione e dissimulazione. Mancanza di partecipazione e di compassione”. È la sequela di riflessioni dei giudici del Tribunale del Riesame che ha disposto il carcere (non esecutivo fino alla Cassazione) per Chiara Petrolini, la studentessa, indagata dopo il ritrovamento di due neonati morti nel giardino. Le motivazioni sono state rese note dalla procura di Parma che per due volte aveva chiesto la misura cautelare in carcere per la giovane.
Inadeguato il controllo dei genitori – Le due gravidanze, i due parti, le due morti, le due soppressioni sono tutte avvenute tra le mura domestiche, dove erano presenti i genitori di Chiara Petrolini, per cui non può essere né sufficiente né adeguato il controllo parentale che (proprio perché non esercitabile 24 ore su 24) non potrebbe giammai scongiurare che l’indagata possa concepire ancora (ricevendo in casa uomini), portare a termine gravidanze, partorire e sopprimere il figlio, senza peraltro destare alcun sospetto, come fatto nelle due occasioni precedenti. La prima misura cautelare era stata respinta proprio perché il gip aveva ritenuto che il reato non fosse ripetibile e solo al successivo ritrovamento dei resti del secondo neonato (il primo a essere concepito e partorito). I resti dei due neonati, partoriti a più di un anno di distanza (maggio 2023 e agosto 2024), erano stati seppelliti nel giardino della villetta di Vignale di Traversetolo (Parma) dove la ragazza viveva con la famiglia.
Si dovrà esprimere la Cassazione – La giovane rimane per ora ai domiciliari, in un’altra casa con i genitori, finché non si esprimerà la Cassazione sul ricorso della sua difesa. Il procuratore di Parma Alfonso D’Avino, sintetizzando le motivazioni dei giudici bolognesi, segnala come il tribunale abbia sottolineato, tra l’altro, che il parto del 7 agosto 2024 e il seppellimento del neonato è avvenuto con i genitori in casa e nessuno si è accorto di nulla. Inoltre lo stesso giorno, il padre, nell’andare al piano di sotto dov’era la figlia che aveva appena partorito, aveva notato il sangue sui tappeti, sul lavandino e sul rubinetto, ma si era accontentato della spiegazione sul ciclo mestruale abbondante E poi quando il 9 agosto i genitori sono stati raggiunti dalla notizia che a casa loro era stato trovato un neonato morto, e che c’erano i carabinieri e forse anche i Ris, non hanno ritenuto di anticipare il rientro dall’estero, ma hanno proseguito la loro vacanza fino alla data programmata e questo in quanto, per ammissione della madre, non ci si voleva “rovinare il viaggio così lontano e organizzato da tempo”. In un colloquio intercettato il 19 agosto, sempre la madre si è mostrata preoccupata di dover andare via di casa e forse anche dall’Italia.
Pericolo di reiterazione – Secondo i giudici del Riesame “il pericolo di reiterazione criminosa non può essere limitato all’uccisione del proprio figlio appena nato, giacché, tecnicamente, le esigenze cautelari sono riferite ai delitti della stessa specie. Anche se si volesse ritenere che il pericolo di reiterazione criminosa sia ridotto alla sola negazione di maternità (e dunque fosse ravvisabile solo nell’omicidio di un proprio figlio neonato), ecco che in concreto proprio gli arresti domiciliari presso i propri familiari si rivelano inadeguati, prosegue il tribunale” come sintetizza una nota del procuratore di Parma Alfonso D’Avino, che insieme alla Pm Francesca Arienti aveva firmato l’appello contro i domiciliari, ritenendoli misura inadeguata. Del resto l’indagata quando ha sepolto il neonato partorito il 7 agosto nel giardino di casa, non voleva solo nascondere temporaneamente il corpicino, ma “sottrarlo in via definitiva alla scoperta da parte di terzi“.
Voleva che i neonati non fossero trovati – Secondo il Tribunale, riassume la Procura di Parma, il nascondimento del cadavere è stato realizzato in maniera tale da assicurare, con alto grado probabilità, la definitiva sottrazione del piccolo cadavere alla scoperta da parte di terzi, ed in ciò si ravvisa la soppressione del cadavere stesso, anche perché si è trattato di una condotta che replicava esattamente la situazione del 2023, e non vi è ragione per ritenere che, a distanza di un anno, la medesima condotta debba essere valutata in maniera differente. Inoltre l’intenzione dell’indagata è stata ricavata, per i giudici, proprio da una risposta che la 21enne ha dato alla Procura durante un interrogatorio. Al Pm che le ha contestato la ricerca sul web subito dopo il parto (“dopo quanto tempo puzza un cadavere”), Chiara Petrolini ha risposto: “L’avevo cercata per i cani, perché pensavo che potessero sentire l’odore e quindi tirarlo fuori. Io non l’avrei mai spostato da lì“.