Telefonate e visite, indizi e tracce. Le mosse di John Elkann nei suoi primi giorni alla guida del comitato direttivo che guiderà Stellantis nel passaggio da Carlos Tavares al prossimo amministratore delegato fanno sperare il governo, in attesa da un anno e mezzo di una mossa del gruppo automobilistico che dia il là al rilancio della produzione in Italia. Il ministro Adolfo Urso ci crede fermamente e in questi giorni non ha nascosto un forte entusiasmo, come già accaduto in passato in maniera poi rivelatasi frettolosa. Di certo il presidente di Stellantis, primo azionista attraverso Exor, sta facendo di tutto per alimentare le speranze di un esecutivo che sul rilancio del settore ha puntato forte da giugno 2023 uscendone finora con le ossa rotta.
Adesso la data cerchiata in rosso sul calendario è il 17 dicembre, quando al Mimit si terrà il tavolo dell’automotive. “Si è aperta una nuova fase. Ci attendiamo novità concrete”, ha detto Urso. Da giorni è stato fatto filtrare che l’azienda sarà rappresentata da Jean-Philippe Imparato, il numero 1 europeo del gruppo. Un salto di qualità, visto che in quasi tutti gli incontri dell’ultimo anno Stellantis aveva spedito manager con competenze italiane. I sindacati restano in attesa, ma anche loro iniziano a intravedere un possibile spiraglio che andrà confermato alla prova dei fatti. La sensazione di un cambio di marcia è stata irrobustita – sempre in via teorica – dalla convocazione che i metalmeccanici hanno ricevuto per il 12: vedranno proprio Imparato a Torino, lì dove Stellantis ha il suo cuore produttivo italiano, Mirafiori, lo stabilimento maggiormente in difficoltà per le scelte di Tavares e costretto a tre lunghi periodi di chiusura dall’inizio dell’anno.
Chiedono maggiore attenzione per l’Italia, rilancio dei volumi e degli investimenti in ricerca. E attendono segnali sostanziali, oltre alla forma. Che in questi giorni non è mancata. L’ultima smanceria verso l’Italia di Elkann è stata la scelta di iniziare il tour mondiale delle fabbriche di Stellantis, annunciato nel video-messaggio di lunedì sera rilasciato sull’intranet aziendale, dalla Maserati di Modena. Il presidente del gruppo è arrivato mercoledì pomeriggio – accompagnato dall’ad Santo Ficili – nello stabilimento di viale Ciro Menotti che nei primi nove mesi del 2024 ha sfornato appena 220 vetture e vede tutti i suoi dipendenti in contratto di solidarietà fino al termine dell’anno. Prima della visita nella fabbrica del Tridente, Elkann aveva già lanciato segnali di fumo in netta discontinuità con Tavares.
Domenica aveva anticipato l’annuncio della separazione a Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. Una cortesia istituzionale, certo, ma al tempo stesso un segno di attenzione verso l’Italia che l’ex Ceo non aveva mai avuto nei suoi quattro anni alla guida del gruppo. Quindi martedì ha avuto un colloquio telefonico con Urso al termine del quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha esultato: “Sono emerse le condizioni per essere fiduciosi di poter condividere un piano Italia che vede il nostro Paese al centro dello sviluppo dell’auto europea”, ha detto sottolineando un’apertura di Elkann anche riguardo al cambio delle tempistiche verso l’elettrico, un rallentamento caldeggiato dal governo e in sede europea e sempre osteggiato da Tavares anche contro le stesse posizioni degli altri costruttori europei.
Fin qui le belle parole e le intenzioni. Ora tutti attendono la ‘ciccia’, in grado di allontanare un altro anno orribile per gli operai dell’azienda e quindi dell’intera filiera italiana dell’auto. Gli occhi sono tutti puntati sull’eventuale annuncio di una piattaforma Small, cioè in grado di produrre utilitarie, a Pomigliano d’Arco. Si tratterebbe di un sospiro di sollievo per i lavoratori perché quel segmento ha i maggiori volumi, mentre negli anni di Tavares l’Italia è diventata una sorta di hub delle auto premium e di lusso. Ma sulle scelte future peseranno i conti, ai quali il numero uno di Exor ha sempre dato la priorità. I movimenti di questi giorni sono un nuovo bluff o un vero rilancio? Il 17 si scoprono le carte.