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Bradley Wiggins: “Armstrong si è offerto di pagarmi le terapie. In fondo ha un gran cuore”

Il britannico: “Ha un ego smisurato, ma alla fine è anche un brav’uomo”

Lance Armstrong si è offerto di pagarmi le terapie. Non lo perdono per ciò che ha fatto nel ciclismo, ma posso dire che sotto sotto ha anche un cuore“. La vita di Bradley Wiggins, ex ciclista britannico, è sempre stata caratterizzata da molte disavventure di diverso genere: sia dal punto di vista economico, con l’enorme mole di debiti e la conseguente bancarotta, sia sul fronte personale con la crisi depressiva che si porta dietro da sempre. Parlando delle sue ultime vicende a High Performance Podcast, il Baronetto Wiggins ha rivelato che proprio il “texano dagli occhi di ghiaccio”, lo ha contattato per offrirgli il proprio aiuto.

“Si è proposto perché vada in un posto da sogno, ad Atlanta, a sue spese per pagarmi tutte le terapie di cui ho bisogno” – ha ammesso l’ex ciclista britannico – Mi ha detto di stare tranquillo che in una settimana mi curano. Devo dire che Lance è un narcisista, ma fa cose che altri non farebbero mai. Non gli perdono quello che ha fatto nel ciclismo… ma devo dire che in fondo ha un cuore grande“. Wiggins ha poi proseguito parlando dello statunitense: “Lance è un brav’uomo… E non lo dico per giustificare ciò che ha fatto, lo sappiamo tutti. Ha anche un ego grande come una casa, ma in fondo ha anche un cuore altrettanto grande. Ecco perché ha vinto sette Tour… Be’… non proprio così alla fine”.

In diretta podcast, il britannico ha anche ammesso di aver fatto dei progressi nella sua vita personale : “Ora so di cosa voglio parlare con un terapeuta. Ho trascorso gli ultimi cinque anni a sistemare le cose nella mia mente. Ho finalmente preso la responsabilità della mia vita e non sono più in una posizione in cui gioco a dare la colpa solo agli altri”. Non solo problemi economici, Wiggins ha da sempre lottato contro un malessere che si porta dietro da bambino e che lo ha portato a famigliarizzare con droghe, alcol e depressione: “Ero uno che non si interessava di nulla e nessuno. Pensava solo a se stesso e dava la colpa agli altri dei suoi problemi. Soprattutto dopo la mia carriera, dopo che il ciclismo mi aveva distratto da tutto, ero diventato uno che si crogiolava nell’autocommiserazione“.

Ma c’è un fatto che l’ha segnato più di qualsiasi altra cosa: “Ciò che mi ha causato più dolore è stato il fatto di essere stato abusato sessualmente per tre anni dal mio primo allenatore, quando avevo tra i tredici e i sedici anni. Una situazione da cui non sono mai uscito… pensavo sempre: perché è capitato a me? Oggi ho capito che non ci sarà un percorso chiaro e netto e sto accettando che qualcosa accadrà sempre oltre il nostro controllo”, ha concluso il britannico.