La Formula E si appresta a cominciare la sua undicesima stagione, dopo aver quasi raggiunto il picco del mezzo milione di spettatori in quella passata. Il 35% di crescita non basta ai responsabili del mondiale elettrico, che puntano anche su un rimodulato calendario, che dopo anni torna a essere spalmato su due anni: il primo ePrix si corre il 7 dicembre a San Paolo, in Brasile, l’ultimo il 27 luglio a Londra. Al via ci sono sei costruttori (Porsche, Stellantis, Jaguar, Mahindra, Lola Motors e Nissan) per un totale di 11 scuderie (una in meno di quelle previste dalla FIA) e 22 macchine (potenzialmente fino a 24). A darsi battaglia, le monoposto aggiornate Gen3 Evo anche a trazione integrale e in grado di accelerare da 0 a 100 km/h in 1,86”: uno scatto superiore anche ai bolidi di Formula 1.

Jake Dennis (Andretti) e Pascal Wehrlein (Tag Heuer Porsche) hanno vinto gli ultimi due titoli mondiali individuali con il powertrain della casa di Zuffenhausen, mentre la Jaguar, prima con la Envision e poi con con la scuderia ufficiale Jaguar TCS, è reduce dai successi a squadre nelle stagioni 9 e 10. La stessa casa britannica controllata dall’indiana Tata ha conquistato anche il primo Trofeo Costruttori, assegnato al termine dell’ultimo campionato.

Tra le scuderie ci sono due novità. Una è rappresentata dall’evoluzione della cinese ERT, passata sotto il controllo di un fondo di investimento californiano e diventata Cupra Kiro, che è stata anche l’ultima ad ufficializzare i nomi dei piloti, Dan Ticktum e David Beckmann. L’altra è la Lola Yamaha ABT, nata con l’ingresso del marchio del Regno Unito che ha avviato una cooperazione con l’azienda giapponese e che ha deciso di appoggiarsi all’esperto team tedesco, uno dei più vincenti in assoluto finora. Le due monoposto sono state affidate a Lucas di Grassi, l’asso del volante con il maggior numero di partenze nel mondiale elettrico (che ha anche già vinto), e Zane Maloney, il driver della Barbados che è il solo debuttante della stagione 11. Il 20enne Taylor Barnard, schierato dalla Neom McLaren, è invece il più giovane, peraltro con già 3 ePrix disputati lo scorso campionato.

Tra i motivi di interesse del mondiale 2024/25 c’è la nuova sfida di Porsche, la prima casa automobilistica a competere con 6 macchine: oltre alle due del team ufficiali, ci sono anche quelle fornite alla Andretti e alla Cupra Kiro. Jaguar e Nissan continuano a mettere a disposizione le monoposto rispettivamente alla Envision e alla Neom McLaren, mentre Stellantis è al via con due marchi. Uno è DS (assieme al team americano Penske), che ha sotto contratto Jean Eric Vergne, l’unico pilota ad aver finora vinto due titoli iridati di Formula E, e l’altro è Maserati, che collabora con la squadra monegasca MSG. La Mahindra ha due macchine: al volante di una delle due c’è il pilota più italiano del mondiale, Edoardo Mortara.

Il campionato dovrebbe essere non solo molto equilibrato (almeno stando ai test ufficiali a Madrid, sul circuito di Jarama), ma ancora più spettacolare perché la trazione integrale abbinata alla maggior potenza consentirà manovre di sorpasso ancora più azzardate. Hankook, l’azienda coreana che fino alla stagione 12 fornisce gli pneumatici, è intervenuta sulle gomme “all season”, che hanno più grip, ma che hanno un deterioramento mai visto finora in Formula E che costringerà piloti e ingegneri a elaborare nuove e diverse strategie.

Dal calendario è uscita l’Italia e sono rientrate Jakarta e Miami (che sostituisce Portland). Sono stati raddoppiati gli eventi di Monaco (con un pubblico di 40 milioni di appassionati il più seguito) e di Tokyo e trasferiti da Diriyah a Jeddah gli ePrix dell’Arabia Saudita di febbraio. Conferme, infine, per Città del Messico, Shanghai e Berlino. Niente da fare per la Thailandia, a lungo trattata come possibile grande novità del programma.

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