“Lui è calabrese, è dei nostri”. In effetti Francesco Giovanni Acri, classe 1957, medico, già consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d’Italia, finito ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta per infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Bresciano, è nato a Rossano (Cosenza). Ma quando Stefano Terzo Tripodi, “santista”, per gli inquirenti formalmente organico alla ‘ndrangheta, parla così di Acri a Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega a Castel Mella (anche lui ai domiciliari), il riferimento non è solo alla comune provenienza dalla Calabria.

L’insulto a Gratteri – Ma perché Acri, come scrive il giudice per le indagini preliminari di Brescia, Andrea Guerriero, offre un “contributo” alla cosca ed è per questo che il magistrato riconosce il reato di concorso esterno,” da capo di imputazione dal 2019 a tutt’ora”. Anche se l’adesione appare piena quando insulta l’allora procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, per la sua infaticabile attività contro la criminalità organizzata chiamandolo: “Figlio di puttana“; “Così esprimendo – ragiona il gip -una piena sintonia con il suo interlocutore”.

L’intercettazione con l’ex leghista – Sempre Tripodi dice a Galeazzi di avvicinare il medico, specialista in Urologia, a cui viene contestato di aver ‘ricucito’ un sodale ferito durante una rapina a un portavalori compiuta insieme a un componente della cosca, per poter stringere una sorta di alleanza. “Se tu ti strofini con lui un pochettino… mangiate la stessa politica … tu fai… ti presento io… questo ti fa… ti farà conoscere, piano piano… puoi fare una bella politica”.

Il medico “contiguo” – “La contiguità di Acri a Tripodi viene confermata – scrive il giudice nella sinteticissima ordinanza di custodia cautelare – nuovamente, da altra conversazione ambientale in cui il secondo (parlando con una persona non identificata) afferma di essere socio della clinica di Palazzolo ove lavora Acri e, ancora, in altra conversazione in cui Stefano e Francesco Tripodi (figlio del primo, ndr) evidenziano l’estrema disponibilità di Acri alle richieste provenienti da loro. Proprio a Stefano Tripodi racconta un specifico episodio in cui Acri, nel periodo di latitanza del “santista”, aveva aiutati a curare un rapinatore: “Sai cosa ha fatto Francesco quando era latitante? Un giorno mi chiama e mi ha detto chiama il medico, il dottor Acri, ho un medico paesano, che sto portando a uno, gli ho detto io, che avevano fatti, avevano fatto un furgone blindato… a Milano … stavano arrivando i carabinieri… mio figlio se l’è messo sulla macchina e me lo ha portato qua, lo ha portati qua eh… lo abbiamo portato dal medico, quando lo hanno spogliato sai com’era…gliel’ho fatto curare tutte cose bello e pulito, è stato una settimana qua poi se ne andato”.

Il centro per migranti – C’è poi un episodio soltanto accennato che però dà la misura di un rapporto non a senso unico. Tra il politico-medico e la cosca. Sottolinea il gip in poco meno di tre righe che “in altre conversazioni emerge come lo stesso Acri abbia richiesti e ottenuto dalla famiglia Tripodi un intervento per problematiche insorte riguardo all’apertura di un centro per migranti che Acri, insieme ad altri, intendeva aprire nel reggino“. Forse un affare, non certo corrispondente alla visione sul fenomeno migranti del partito di provenienza. Per il gip: “In questo senso, anche sotto l’aspetto soggettivo, non possono essere relegate a mere espressioni verbali i commenti effettuati da Acri verso l’attività di contrasto alla ‘ndrangheta … risultando, al contrario, espressione di una piena consapevolezza e adesione alle dinamiche di consorterie criminali cui l’indagato faceva riferimento”.

Il caso Fidanza-Calovini – Non è la prima volta che il nome di Acri finisce in una inchiesta giudiziaria. Nell’ottobre del 2023 l’allora europarlamentare Carlo Fidanza e il deputato dello stesso partito Giangiacomo Calovini avevano patteggiato un anno e 4 mesi, pena sospesa e senza interdizione dai pubblici uffici, per corruzione. Secondo i pm Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda, Acri aveva lasciato il suo incarico, il 25 giugno del 2021, facendo subentrare in Consiglio comunale il primo dei non eletti, ossia Calovini (poi diventato deputato), vicino alla corrente politica di Fidanza. E in cambio, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto l’assunzione del figlio, Jacopo Acri, come assistente dell’europarlamentare Fidanza. Lo scorso giugno Acri ha patteggiato un anno e 4 mesi mentre Giuseppe Romele (ex vicecoordinatore lombardo di Fratelli d’Italia) è stato condannato in abbreviato sempre a un anno e 4 mesi per la stessa vicenda. Restituiti 16mila euro come risarcimento del presunto profitto di reato, cioè i soldi che il figlio aveva ricevuto come compensi da assistente di Fidanza.

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