Il Dipartimento Economia del Carroccio: "Si snatura uno strumento nato per stabilire un patto di lealtà fra contribuente ed erario"
Una parte della maggioranza – la Lega – e gli addetti ai lavori – i commercialisti – criticano l’Agenzia delle Entrate per le lettere inviate a 700mila partite Iva soggette agli Indici di affidabilità fiscale dalle cui dichiarazioni sono emerse “anomalie“. Lettere che si concludono con l’invito a mettersi in regola presentando un’integrazione dei propri redditi oppure optando per il concordato preventivo biennale. Cioè lo strumento su cui il viceministro Maurizio Leo (FdI) continua a scommettere nella speranza di ricavare sufficiente gettito per poter tagliare la seconda aliquota Irpef. Come raccontato dal Fatto, in quelle missive che di per sé sono usuali lettere di compliance non mancano gli errori: le hanno ricevute anche contribuenti esclusi dal patto con il fisco per la natura stessa della loro attività.
Non solo: le pec contestano agli autonomi di aver dichiarato per il 2023 un reddito inferiore a quello minimo dei dipendenti che lavorano nello stesso settore. Ma alcuni destinatari hanno già chiarito nell’apposito campo della dichiarazione i motivi dei bassi introiti. E nel mucchio sembra essere finito anche chi è certo di aver dichiarato tutto il dovuto, come l’ex deputata Pd Alessia Morani, avvocato civilista, che ieri ha lamentato su X come la comunicazione che le è stata recapitata punti a “spaventare con la minaccia dei controlli se non aderisci”. Il virologo Roberto Burioni ha commentato il suo post scrivendo: “Ho sempre pagato fino all’ultimo euro, mi è arrivata la proposta di pagare ben di più di quello che ho guadagnato. Controllino pure”.
“Troviamo sbagliata nel merito e nel metodo la pioggia di lettere”, fa sapere il Dipartimento Economia della Lega. “La Lega ritiene che così si snaturi uno strumento nato per stabilire un patto di lealtà fra contribuente ed erario e quindi non condivide né lo spirito né l’obiettivo di una simile comunicazione. Prosegue invece l’impegno della Lega per misure chieste a gran voce dai cittadini come la rottamazione quinquies“: il Carroccio ha infatti trasformato in una proposta di legge l’emendamento ad hoc alla manovra finito tra gli inammissibili, nonostante la pessima riuscita delle precedenti tornate di “pace fiscale” che hanno sempre comportato perdite per l’erario.
Perplessi sull’invio delle pec anche alcuni sindacati dei commercialisti. Secondo Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Edoardo Ginevra, presidente dell’Aidc, e Maria Pia Nucera, presidente dell’Adc, le lettere “generano confusione e preoccupazione tra i contribuenti. Si tratta di comunicazioni prive di reale contenuto tecnico-informativo, che provocano e impongono ai commercialisti attività di assistenza a basso valore aggiunto, spesso difficilmente retribuibili”. Le lettere di compliance, concepite per promuovere il corretto adempimento fiscale e favorire la trasparenza, “sembrano diventate uno strumento intimidatorio“, sostengono i commercialisti, “come dimostra l’affermazione: “L’Agenzia individua i casi anomali selezionati per le attività di controllo”. Inoltre, è sbagliato paragonare il reddito di lavoro autonomo o d’impresa a quello minimo previsto per i lavoratori dipendenti, ignorando le specificità del contribuente”. In conclusione “queste lettere sembrano piuttosto un’ulteriore pressione per promuovere l’adesione al Concordato Preventivo Biennale, strumento che non ha riscosso il successo sperato. Da tempo abbiamo evidenziato le sue criticità e offerto il nostro supporto per avviare un confronto costruttivo, ma finora senza esito”.
“Contribuenti e commercialisti hanno già valutato con attenzione l’opportunità di aderire al concordato preventivo biennale”, continua la nota, “e non saranno certo lettere dai toni inopportuni a far cambiare loro idea. Chiediamo un dialogo serio e costruttivo con l’Agenzia delle Entrate per individuare soluzioni realmente efficaci, che tutelino gli interessi di tutte le parti coinvolte. Solo così potremo offrire ai nostri clienti una consulenza fiscale puntuale e precisa, adeguatamente retribuita, senza doverci sostituire a uno psicologo per gestire l’ansia di un rapporto fisco-contribuente ancora inadeguato”, concludono i sindacati.