Si tratta della sentenza numero 3300 della Suprema corte emessa in un caso di diffamazione
Una decisione della Cassazione in un caso di diffamazione potrebbe incidere sull’inchiesta di Perugia sugli accessi alle banche dati della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha sede nella capitale. Come riporta l’Ansa si tratta della sentenza numero 3300 della Suprema corte che hanno stabilito che per i magistrati della Procura antimafia non è previsto […]
Una decisione della Cassazione in un caso di diffamazione potrebbe incidere sull’inchiesta di Perugia sugli accessi alle banche dati della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha sede nella capitale. Come riporta l’Ansa si tratta della sentenza numero 3300 della Suprema corte che hanno stabilito che per i magistrati della Procura antimafia non è previsto lo spostamento di un fascicolo nel quale siano indagati o persone offese dal reato. Per i reati commessi dai magistrati romani la competenza spetta agli uffici giudiziari del capoluogo umbro. Ma questo verdetto potrebbe comportare il trasferimento o meglio il ritorno del fascicolo in cui sono indagati l’allora pm antimafia Antonio Laudati e il tenente della guardia di Finanza Pasquale Striano nella Capitale.
Esaminando un procedimento per diffamazione e calunnia in danno tra l’altro di un magistrato in servizio alla Dna, la Cassazione ha stabilito la competenza della Corte d’appello di Roma. Che nel giugno del 2021 aveva dichiarato la propria incompetenza trasmettendo gli atti a Firenze che a sua volta aveva sollevato “conflitto negativo di competenza”. La decisione rischia quindi di avere ripercussioni anche sull’indagine dei magistrati di Perugia. Le difese hanno infatti già posto la questione della competenza, chiedendo il trasferimento degli atti a Roma (dove sono collocati i reati contestati nel capo d’accusa), al Tribunale del riesame di Perugia che sta esaminando il ricorso della Procura guidata da Raffaele Cantone contro il provvedimento del gip che ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari per i due indagati. L’indagine in corso a Perugia partì nel 2022 dopo un esposto alla Procura di Roma del ministro della Difesa Guido Crosetto e poi trasferita all’Ufficio guidato da Raffaele Cantone per il coinvolgimento di Laudati.