A tredici anni dai fatti, arrivano le sentenze di primo grado per il crac del gruppo editoriale Epolis, attivo in varie città italiane con numerose testate locali freepress. Un buco da circa 130 milioni di euro. La prima sezione del tribunale di Cagliari ha condannato l’ex editore Alberto Rigotti a nove anni di reclusione, mentre cinque anni di pena sono stati inflitti al fondatore Nicola Grauso.

Il dispositivo della sentenza è stato letto oggi e di fatto accoglie le richieste del pubblico ministero Giangiacomo Pilia. Condanna a quattro anni per l’ex vicepresidente Sara Cipollini e Michela Veronica Crescenti, 3 anni e 9 mesi ad Alessandro Valentino e tre anni e sei mesi a John Gaethe Visendi. Per alcuni capi d’accusa è intervenuta la prescrizione e per altri sono state decise le assoluzioni. Rigotti e Grauso sono stati, inoltre, interdetti “in perpetuo” dai pubblici uffici mentre altri imputati (Cipollini, Crescenti, Visendi e Valentino) per la durata di cinque anni. Le persone condannate dovranno risarcire anche le numerose parti civili, che comprendono molte decine di giornalisti, grafici e impiegati che da 10 anni attendono il pagamento di stipendi arretrati e Tfr (in alcuni casi anche per decine di migliaia di euro). La liquidazione dei danni sarà stabilita dal giudice civile, mentre gli imputati dovranno risarcire comunque le spese di costituzione e difesa alle parti civili.

La sentenza arriva ben otto anni dopo il rinvio a giudizio deciso nel maggio 2016 dal gup del tribunale di Cagliari Giovanni Massidda. Nel 2014 l’inchiesta aveva portato nel 2014 all’arresto dei vertici societari: oltre a Rigotti, furono arrestati Cipollini, e il consigliere Vincenzo Maria Greco. Per Cipollini e Greco furono disposti da subito gli arresti domiciliari, mentre Rigotti andò in carcere. Nel 2016 l’ex vicepresidente della concessionaria di pubblicità Publiepolis, Carlo Momigliano, era stato invece assolto dall’accusa di bancarotta nel processo con rito abbreviato, l’unico degli imputati ad aver scelto questa strada.

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