Beauty e Benessere

E se il ‘segreto’ di bellezza di Christina Aguilera fosse l’acido polilattico? Ecco cos’è e come funziona: il parere del medico estetico

Molti tra i 9,8 milioni di follower della cantautrice, scrivono sul suo account di Instagram: “Se mi dicessi apertamente che questo video è stato girato 25 anni fa, ti crederei al 100%”

di Ennio Battista

I suoi fan non hanno dubbi. Christina Aguilera, 44 anni il 18 dicembre, sembra dimostrare vent’anni di meno. E molti tra loro scommettono che anche lei sia entrata nell’era del “ritocco impercettibile”, ossia sottoporsi a lievi ritocchi dal medico estetico, senza ricorrere al bisturi. L’effetto finale è che il miglioramento è evidente ma senza che sia possibile individuarlo in modo appariscente. Molti tra i 9,8 milioni di follower della cantautrice, scrivono sul suo account di Instagram: “Se mi dicessi apertamente che questo video è stato girato 25 anni fa, ti crederei al 100%”; e un altro: “Sei più bella di 25 anni fa”.

La “magia” dell’acido polilattico
“Oggi un medico estetico si avvale di tecnologie che permettono di realizzare risultati migliorativi in grado di non alterare i lineamenti, del tutto privi di segni rivelatori ma che sembrano ‘chirurgici’ pur non avvalendosi dell’utilizzo del bisturi” – spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Marco Bartolucci, Medico Estetico, fondatore delle cliniche Sotherga.
Per queste metodiche legate al ritocco impercettibile, una delle sostanze usate è l’acido polilattico, “impiegato soprattutto come stimolatore della produzione di collagene – continua Bartolucci -. La sua azione è indiretta: non riempie le rughe o i volumi in modo immediato, come un filler a base di acido ialuronico, ma stimola i fibroblasti a produrre nuovo collagene. Il risultato è che migliorano la tonicità e l’elasticità della pelle, correggendo segni di invecchiamento, come rughe profonde, perdita di volume, lassità cutanea di viso e corpo, e cicatrici causate dall’acne”.

La sostanza rilascia particelle tossiche o è un prodotto totalmente sicuro?
“L’acido polilattico è biocompatibile e biodegradabile. Una volta iniettato, si degrada in acido lattico, una sostanza naturale presente nel nostro organismo, che viene metabolizzata ed espulsa. Studi scientifici confermano che non rilascia particelle tossiche e che, se utilizzato correttamente, è sicuro. Tuttavia, il rischio di complicanze (come la formazione di noduli o reazioni infiammatorie) era più frequente in passato perché fino a qualche decennio fa l’uso dell’acido polilattico richiedeva una preparazione abbastanza lunga, che doveva essere eseguita qualche ora prima della sua somministrazione. Inoltre, con la diluizione consigliata, tra le controindicazioni c’era la possibile formazione di noduli sottocutanei; un’eventualità non così rara, anche se non preoccupante. Adesso la preparazione può essere fatta poco prima del trattamento e, grazie anche a una nuova diluizione, l’eventualità di formazione di noduli è praticamente ridotta a percentuali bassissime”.

Il trattamento
Come si svolge un trattamento tipo?
“Dopo aver svolto un’attenta anamnesi per valutare le eventuali contrindicazioni (alcune patologie cutanee, gravidanza, allattamento, infezioni in atto nel sito da trattare e neoplasie) si procede alla preparazione del prodotto. Che viene diluito con acqua sterile e in alcuni casi anche con lidocaina (anestetico). Il prodotto è poi iniettato con l’utilizzo di aghi o di cannule in base al tipo di area e/o trattamento che si vuole eseguire. Dopo l’iniezione si eseguono piccoli massaggi per ridurre ancora di più l’eventuale formazione di noduli”.

Quante sedute servono e quanti “richiami” nel tempo?
“Dipende chiaramente dal tipo di paziente. Mediamente non meno di due sedute a distanza di 4-6 settimane l’una dall’altra. I miglioramenti sono graduali proprio perché bisogna attendere che i fibroblasti producano nuovo collagene. Come trattamento di mantenimento, si effettuano dei richiami ogni 18-24 mesi, a seconda del metabolismo individuale e delle condizioni della pelle”.

Può sostituire il bisturi?
“No, l’acido polilattico non può sostituirlo in nessun caso. È ideale per chi cerca un’alternativa meno invasiva per migliorare i segni dell’invecchiamento, ma non può risolvere condizioni che richiedono interventi chirurgici. Per esempio, ci sono pazienti che anche sotto corretta stimolazione producono troppo poco collagene per avere un risultato soddisfacente; così come ci sono persone con un’indicazione unicamente chirurgica dove anche una corretta risposta al prodotto non basterebbe per dare risultati apprezzabilli”.

Prospettive future?
“Possiamo aspettarci altri progressi con i protocolli che associano tecnologia e sostanza iniettata. Di fatto, i due grandi pilastri con cui possiamo rigenerare un tessuto sono appunto da un lato il creare un danno controllato e mirato con una tecnologia (per esempio l’ultrasuono microfocalizzato) per stimolare una risposta riparativa e quindi un risultato; dall’altro, stimolare direttamente la produzione di collagene con una sostanza iniettata: la corretta combinazione dei due interventi può avere un ulteriore e interessante effetto sinergico”.

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