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Ecco il vero volto di Babbo Natale: uno studio lo ha ricostruito per la prima volta

Nonostante tutta la sua popolarità, fino ad oggi non avevamo alcuna rappresentazione dell’uomo dietro al mito di Babbo Natale

Per la prima volta in quasi 1.700 anni di storie e leggende, è possibile vedere il vero volto dell’uomo che ha ispirato Babbo Natale. Cicero Moraes, esperto di grafica brasiliano, ha infatti ricostruito in 3D il volto di San Nicola di Myra, uno dei primi santi cristiani, la cui reputazione di amante dei doni ispirò la figura popolare olandese di Sinterklaas, in seguito divenuto Santa Claus negli Stati Uniti. Questa figura mitica si sarebbe poi fusa con il “nostro” Babbo Natale che oggi tutti i bambini adorano. Nonostante tutta la sua popolarità, fino ad oggi non avevamo alcuna rappresentazione dell’uomo dietro al mito di Babbo Natale. La maggior parte delle rappresentazioni di “San Nicola” risalgono a secoli dopo la sua morte, avvenuta nel 343 d.C. Ora il suo volto “vivente” può essere ammirato per la prima volta dai tempi del tardo impero romano. Moraes ha infatti ricostruito i suoi lineamenti utilizzando i resti del cranio. Il lavoro e l’immagine è stata pubblicata rivista OrtogOnLineMag.

Moraes descrive il volto ricostruito come “forte e gentile”, e anche “curiosamente compatibile” con il “viso largo” descritto nella poesia del 1823, “A Visit From St Nicholas”, conosciuta come “Twas The Night Before Christmas”. “Il cranio ha un aspetto molto robusto, che conferisce al volto un aspetto deciso, poiché le sue dimensioni sull’asse orizzontale sono maggiori della media”, spiega Moraes. “Questa caratteristica, unita alla folta barba, ricorda molto la figura che abbiamo in mente quando pensiamo a Babbo Natale”, aggiunge.

José Luís Lira, coautore di Moraes ed esperto della vita dei santi, ha descritto chi era per davvero Nicola di Myra. “Era un vescovo vissuto nei primi secoli del cristianesimo e ha avuto il coraggio di difendere e vivere gli insegnamenti di Gesù Cristo, anche a rischio della sua vita”, racconta. “Per questa scelta sfidò le autorità, compreso l’imperatore romano. Aiutava i bisognosi – continua – con tanta frequenza ed efficacia che quando le persone cercavano un simbolo di gentilezza per Natale, l’ispirazione veniva da lui. La sua memoria è universale non solo tra i cristiani, ma tra tutti i popoli. Moraes ha invece spiegato come il famoso santo è diventato poi la leggenda popolare che tutti noi conosciamo. “La Riforma protestante, guidata da Martin Lutero, fu un movimento che contribuì alla scomparsa della devozione a San Nicola in molti paesi”, racconta. “Un’eccezione degna di nota fu nei Paesi Bassi, dove la leggenda di Sinterklaas rimase forte, influenzando persino le colonie di quella nazione. Una di queste colonie era la città di Nuova Amsterdam, oggi New York, dove la leggenda venne anglicizzata nel nome Santa Claus. Era descritto – continua – come un vecchio che puniva i bambini che si comportavano male e ricompensava con dei regali quelli che si comportavano bene”.

Sulle origini dell’immagine con cui oggi rappresentiamo Babbo Natale, Moraes spiega che “si basa su un’illustrazione di Thomas Nast per la rivista Harper’s Weekly degli inizi del 1863. Questo a sua volta – prosegue – è stato ispirato dalla descrizione contenuta nella poesia del 1823 ‘A Visit from St. Nicholas’ attribuita a Clement Clarke Moore”. La poesia ha dato origine a molte idee popolari sulla figura popolare che conosciamo oggi, tra cui le sue guance rosee, le renne, la slitta, il sacco di giocattoli e il “viso largo”.

Per creare il volto, il signor Moraes e il suo team hanno utilizzato i dati raccolti negli anni ’50 da Luigi Martino, con l’autorizzazione del Centro Studi Nicolaiani, presso la Basilica Pontificia San Nicola di Bari. “Inizialmente abbiamo ricostruito il cranio in 3D utilizzando questi dati”, spiega Moraes. “Abbiamo poi tracciato il profilo del viso utilizzando proiezioni statistiche. Abbiamo integrato questa tecnica con la quella della deformazione anatomica, in cui la tomografia della testa di una persona vivente – continua – viene modificata in modo che il cranio del donatore virtuale corrisponda a quello del santo. Il volto finale è un’interpolazione di tutte queste informazioni, alla ricerca di coerenza anatomica e statistica”. Il risultato sono due serie di immagini: una oggettiva in scala di grigi e una più artistica, che aggiunge elementi come barba e vestiti, ispirata all’iconografia di San Nicola. Ma i resti del santo rivelano molto più del suo volto. “Sembra che soffrisse di una grave artrite cronica alla colonna vertebrale e al bacino, e il suo cranio presentava un ispessimento osseo che poteva causare frequenti mal di testa”, spiega Moraes. “Secondo questa fonte, la sua dieta sarebbe stara prevalentemente a base vegetale”, aggiunge.

In vita, San Nicola era vescovo di Myra, nell’attuale Turchia. Gli vengono attribuite varie gesta, tra cui quella di aver salvato tre ragazze dalla prostituzione pagando una dote a ciascuna, consentendo loro di sposarsi. Si dice anche che abbia resuscitato tre bambini assassinati da un macellaio, che li aveva messi in salamoia e intendeva venderli come carne di maiale. Inizialmente sepolte a Myra, le sue ossa furono in seguito portate a Bari, dove si trovano ancora oggi.

Credit foto: Cicero Moraes