Per la ricostruzione della cattedrale, danneggiata da un incendio cinque anni fa, sono stati spesi 700 milioni di euro. Si attendono capi di Stato e leader mondiali, con 6.000 poliziotti schierati per la sicurezza. Ma non tutti gioiscono: i residenti nella zona circostante restano preoccupati per i livelli di piombo nell'aria e accusano le autorità di "omertà" sui dati reali
L’investitura del nuovo primo ministro in Francia non sarebbe attesa prima di lunedì: per qualche ora la crisi politica dovrebbe essere messa tra parentesi perché Parigi si prepara ad accogliere una cinquantina di capi di Stato e di governo in occasione della riapertura della cattedrale Notre-Dame, devastata dall’incendio dell’aprile 2019. L’evento è organizzato in pompa […]
L’investitura del nuovo primo ministro in Francia non sarebbe attesa prima di lunedì: per qualche ora la crisi politica dovrebbe essere messa tra parentesi perché Parigi si prepara ad accogliere una cinquantina di capi di Stato e di governo in occasione della riapertura della cattedrale Notre-Dame, devastata dall’incendio dell’aprile 2019. L’evento è organizzato in pompa magna e con un dispositivo di sicurezza – cecchini sui tetti, 6.000 poliziotti, traffico bloccato, metro ferme e negozi chiusi – degno delle Olimpiadi dell’estate scorsa.
La cerimonia si terrà in presidenza tra gli altri di Donald Trump (Joe Biden non farà il viaggio, ma sarà rappresentato dalla moglie Jill), dei presidenti Sergio Mattarella e del tedesco Frank-Walter Steinmeier, o ancora del premier polacco Andrzej Duda e del re Philippe del Belgio. Anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha previsto di partecipare all’evento, mentre da Kiev non è arrivata ancora la conferma sulla presenza o meno di Volodymyr Zelenski. Sono passati poco più di cinque anni dal rogo che ha distrutto il tetto medievale e la guglia ottocentesca di Viollet-le-Duc.
Da allora sono stati spesi per la ricostruzione più di 700 milioni di euro della colletta senza precedenti di 840 milioni a cui hanno partecipato 340.000 donatori, tra cui le famiglie e i gruppi più ricchi di Francia, come LVMH di Bernard Arnault che ha versato 200 milioni di euro, o ancora i Pinault e il gruppo Total che ne hanno versati 100 a testa (i 140 milioni di euro che avanzano verranno utilizzati per realizzare, sin dal 2025, altri lavori di restauro sugli esterni della cattedrale). La riapertura di Notre-Dame è un grande “orgoglio” per Macron, fiero di aver tenuto l’ambizioso impegno di ricostruire la chiesa in cinque anni. Tanto che nel suo intervento in tv di ieri sera sulla sfiducia al governo di Michel Barnier (seguito da più di 17 milioni di francesi) ha paragonato la Francia a Notre-Dame: “Il progetto si pensava impossibile, e invece ce l’abbiamo fatta. Ogni singola persona che vi ha partecipato ha svolto un ruolo essenziale in una causa più grande di tutti. Sappiamo come realizzare l’impossibile. Dobbiamo fare lo stesso per la nazione”.
Cinque anni dopo l’incendio, l’inchiesta è ancora aperta e si continua a ignorare cosa abbia acceso la miccia (anche se, scartata l’ipotesi della sigaretta non spenta, si privilegia l’ipotesi di un incidente a livello dell’impianto elettrico nella capriata, costruita tutta in legno, e disfunzioni nel dispositivo degli allarmi antincendio). Per scongiurare altri incendi, è stato installato un nuovo impianto che include un sistema di nebulizzazione dell’acqua nel tetto, ricostruito identico a quello del 200 che è andato distrutto. Dopo la bonifica dal piombo, che ha richiesto mesi e regole strette per l’accesso al cantiere (il giorno dell’incendio tonnellate di particelle di piombo del tetto e della guglia si erano posate sul sagrato o volatizzate nei dintorni della cattedrale), i livelli del piombo restano sotto sorveglianza: secondo gli ultimi prelievi di novembre, sono al di sotto della soglia d’allarme di 5.000 microgrammi di polvere di piombo al metro quadrato. Ma i collettivi di residenti dell’Ile de Cité denunciano l’ “omertà” delle autorità (tanto più che il tetto e la guglia sono stati ricostruiti in piombo).
Cosa c’è da aspettarsi dunque questo fine settimana? Domani 7 dicembre, alle 19.20 circa, Macron terrà un discorso sul sagrato di una ventina di minuti (e non all’interno, per rispetto del principio di laicità). Avrebbe voluto consegnare lui le chiavi della chiesa restaurata all’arcivescovo di Parigi, che gli ha risposto picche. Sarà monsignor Laurent Ulrich a bussare simbolicamente col bastone pastorale al portone della cattedrale, che verrà quindi aperto per la prima volta dal 2019. La cerimonia continuerà all’interno della cattedrale, luminosa come non lo è da secoli, con il “risveglio” del grande organo, salvato dal rogo, ma le cui 8.000 canne coperte di polvere sono state smontate, pulite e rimontate una per una. Papa Francesco ha già fatto sapere che non sarà presente (andrà invece ad Ajaccio, in Corsica, la settimana prossima), ma ha lasciato un messaggio scritto che verrà letto durante la cerimonia. La sera, verso le 21:30, è previsto sul sagrato un concerto a cui Paul McCartney, a Parigi per dei concerti, ha dato forfait.
Domenica mattina, l’arcivescovo, vestito con abiti firmati Jean-Charles de Castelbajac, benedirà il nuovo altare e celebrerà la prima messa. In neanche un’ora, martedì, sono andate esaurite tutte le prenotazioni online disponibili per le messe e i riti in programma durante la prima settimana di inaugurazione, fino al 15 dicembre. D’ora in poi, dal 16, per visitare la cattedrale non basterà più mettersi in fila sul piazzale, ma bisognerà prenotare online la fascia oraria (dalle 7:45 alle 19, e fino alle 22 di giovedì) su una app apposita o sul sito web di Notre-Dame. Insomma come per entrare al Louvre o salire sulla Tour Eiffel, ma ovviamente l’ingresso sarà gratuito (non si sa bene ancora per quanto tempo, poiché è in esame l’idea di un biglietto d’ingresso a 5 euro). La diocesi aspetta 40.000 visitatori al giorno, 15 milioni in un anno.