"La giunta regionale interessata a esercitare il diritto di prelazione. Ma alle fine di tutte le vendite ai creditori della famiglia di Peppino andrà pochissimo", spiega Salvatore Orlando, difensore di Tindaro Veca, che ha portato in tribunale Giovanni Impastato
“La Regione Sicilia con una pec ha già comunicato di essere interessata ad esercitare la prelazione, che gli spetta per legge, per l’acquisto di Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato”. A spiegarlo a ilfattoquotidiano.it, è l’avvocato Salvatore Orlando, legale difensore dell’attore Tindaro Veca, che ha portato in tribunale Giovanni Impastato, fratello dell’attivista antimafia Peppino, per esigere un credito accumulatosi negli anni.
In effetti, già a febbraio 2023, la Regione siciliana, tramite la Soprintendente dei beni culturali e ambientali di Palermo, Selima Giorgia Giuliano, avvisa l’avvocato Orlando che “in ragione della tutela, valorizzazione e fruizione della casa Impastato e dei reperti, testimonianza della vita e delle azioni di Peppino Impastato e della madre Felicia, propone di esercitare il diritto di prelazione” sull’immobile, in quanto dichiarato “di eccezionale interesse etno-antropologico, per la forte valenza simbolica di testimonianza di civiltà e di lotta alla criminalità mafiosa”.
Il contenzioso tra Veca e Giovanni Impastato è legato alla stipula di un preliminare di compravendita di un immobile, del valore di oltre 208 mila euro, che l’attore aveva anticipatamente versato. L’immobile risultava però ipotecato, quindi Veca aveva chiesto la restituzione dei soldi. Impastato si era impegnato a rendere le somme indietro, ma poi aveva interrotto i pagamenti. “A quel punto è iniziato il contenzioso, in cui si è chiesta la risoluzione del contratto, perché nel frattempo si è scoperto che l’immobile promesso è già ipotecato, e il pagamento di tutte le somme corrisposte”, spiega l’avvocato Orlando.
Il tribunale civile di Palermo ha riconosciuto che Impastato ha restituito a Veca solo “82 mila euro”, e lo aveva condannato a pagare i restanti 124 mila euro. “Sulla base di questa sentenza, nel 2022 è iniziata una procedura espropriativa immobiliare, con il pignoramento di una serie di beni di Giovanni Impastato tra cui Casa Memoria, sulla quale la Regione Siciliana ha espresso un vincolo che le permette di avere la prelazione per l’acquisto”, aggiunge l’avvocato Orlando.
L’esecuzione espropriativa è comunicata a tutti i creditori di Impastato, e qui c’è il colpo di scena. L’Agenzia delle entrate-riscossione, direzione regionale Sicilia, comunica di voler intervenire nel procedimento di espropriazione e “di partecipare alla distribuzione della somma ricavata dalla vendita dei beni di proprietà” di Impastato, “per la complessiva somma di € 1 milione e 307 mila euro”. “Abbiamo portato avanti l’esecuzione ma rischiamo di prendere poco, perché davanti al credito dell’Agenzia delle entrate di oltre 1 milione di euro, è chiaro che il ricavato delle vendite non potrà soddisfare né l’Agenzia, né tanto meno Veca”, spiega l’avvocato Orlando.
Dalla relazione tecnica firmata dal perito nominato dal tribunale di Palermo per la stima dei beni in possesso di Giovanni Impastato, solo cinque dei sei immobili finiranno in vendita, per una base d’asta che partirà da 170mila euro. Dalla procedura è stato estromesso il lotto numero uno, in quanto come riportato nella relazione, il piccolo magazzino di Via Don Luigi Sturzo, dove risiede “Casa memoria” e utilizzato come archivio, è “sprovvisto di appositi titoli abitativi”, quindi abusivo. Giovanni Impastato, contattato da ilfattoquotidiano.it, non ha voluto commentare la vicenda.