Entra nel vivo la causa alla Corte europea dei diritti dell’uomo nata dal ricorso di Mario Staderini, ex segretario dei Radicali italiani e attivista per i diritti politici, contro la legge elettorale per il Parlamento italiano, il cosiddetto Rosatellum (dal nome del suo estensore, il deputato Ettore Rosato). La Cedu, infatti, ha chiesto di esprimere un parere sul caso alla cosiddetta Commissione di Venezia (Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto) l’organismo consultivo del Consiglio d’Europa riconosciuto come la massima autorità internazionale in materia di diritto elettorale. Si tratta di un passaggio molto rilevante: solo sette volte in passato la Corte di Strasburgo aveva preso la stessa iniziativa, e solo una volta in una causa contro l’Italia, quella intentata da Silvio Berlusconi dopo la sua estromissione dal Senato a causa della legge Severino. La Commissione di Venezia – composta da esperti indipendenti, in maggioranza giudici e professori universitari – approverà il parere nella seduta di venerdì 6 dicembre: il testo sarà reso pubblico la settimana prossima.

Le violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo contestate all’Italia nel ricorso di Staderini sono tre: il mancato rispetto del principio di stabilità del sistema elettorale, determinato dalle modifiche legislative intervenute sino a pochi mesi prima del voto delle ultime Politiche, il 25 settembre 2022; la negazione del diritto degli elettori alla libertà di voto, a causa del divieto di votare nel sistema proporzionale per una lista o coalizione diversa da quella scelta al maggioritario e attribuendo automaticamente il voto espresso nel sistema maggioritario alla corrispondente lista o coalizione del sistema proporzionale (e viceversa); l’assenza di un ricorso effettivo per i cittadini che vogliano difendere i loro diritti rispetto a un sistema elettorale ritenuto lesivo. Nel febbraio 2024 il ricorso è stato comunicato al governo, il quale ha presentato le sue memorie difensive il 29 luglio; a settembre i ricorrenti hanno presentato la loro memoria, a cui il governo ha replicato. Dopo il parere della Commissione di Venezia, seguirà un ulteriore scambio di memorie tra le parti: a quel punto la Corte avrà tutti gli elementi per decidere.

“Si tratta di un intervento amicus curiae molto significativo ed è chiaro che il parere della Commissione di Venezia è destinato ad avere un peso non secondario sulle valutazioni che svolgerà poi la Corte prima di pronunciarsi”, commenta Antonio Bultrini, professore associato di Diritto internazionale all’Università di Firenze, legale di Staderini e degli altri ricorrenti. “Accade di rado che la Corte europea dei diritti dell’uomo chieda alla Commissione di Venezia di dare il proprio parere sulle questioni cruciali sollevate da un ricorso. Con Staderini e i ricorrenti siamo comunque soddisfatti per il motivo che, al di là della rilevanza per il ricorso dei miei assistiti, la Commissione di Venezia offrirà in ogni caso spunti utili per la qualità della democrazia in Italia e in Europa, aspetto importantissimo in una fase storica come questa, in cui non mancano purtroppo spinte regressive“, aggiunge.

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