Prima di farvi un selfie ridendo con colui che ha risparmiato sulle nostre vite e oggi se ne va con una buonuscita immorale (Carlos Tavares, ndr) avreste potuto starci vicino richiamando alla responsabilità l’unica famiglia che ci ha guadagnato con la fusione Stellantis, gli Elkann”. Mery è una delle lavoratrici delle carrozzerie di Mirafiori. Parla dal palco di fronte alle centinaia di delegati e delegate dei lavoratori delle aziende in crisi del tessuto industriale torinese. Il suo è un attacco al sindaco Stefano Lo Russo (presente in sala) e al governatore Alberto Cirio (assente ma rappresentato dalla sua vice) per quel selfie che scattarono ad aprile con l’ormai ex amministratore delegato del gruppo Stellantis, Carlos Tavares. Una foto che aveva ferito gli operai che da 17 anni stanno vivendo in un limbo. “I giorni del non lavoro ormai sono tra l’80 e il 90 per cento – racconta la lavoratrice e delegata Fiom – per voi possono sembrare solo numeri ma per noi vuol dire perdere dai 400 ai 500 euro al mese”. Lo stipendio così si aggira tra i 1100 e i 1150 euro al mese: “Vivere dignitosamente è impossibile. Stiamo assistendo a una morte lenta di Mirafiori, da anni lo gridiamo ma nessuno sembra ascoltarci”. In platea il sindaco ascolta e quando arriva il suo turno per la prima volta dopo otto mesi (ma soltanto dopo che Tavares si è dimesso) fa autocritica su quel gesto: “Non lo rifarei” ripete tre volte. E poi aggiunge: “Più per la strumentalizzazione che per il clima, perché quel giorno lì stavamo inaugurando una linea di cambio automatico che oggi sta assorbendo centinaia di lavoratori. Le cose vanno contestualizzate”.

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Crisi dell’auto, i lavoratori dell’indotto Stellantis bloccano lo stabilimento di Pomigliano: “Siamo disperati, ci sono in ballo 400 posti di lavoro”

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