Primo atto - 2/5
A Siviglia – la Hollywood delle opere liriche – Leonora di Vargas e Alvaro si amano tanto, si vogliono, non stanno nella pelle ma c’è il problema che il padre di lei non vuole (motivi non nobili: il giovane è oriundo). Come noto, il voto dei padri ricchi e potenti (come in questo caso è il marchese di Calatrava) nelle opere liriche vale doppio, come i presidenti nei cda. Allora i due piccioncini decidono di telare, per quanto Leonora tenga al babbo. Grandi pensieri e lamenti sull’addio imminente, poi però le si para davanti quel gran pezzo di Alvaro, “ma non ci penso due volte”, si dice Leonora. E però proprio in quel momento piomba il marchese, peraltro armato: “Arrestatelo!”. Alvaro – che cuore – si prende tutta la colpa e fa “prendete me, è colpa mia”. Getta a terra la pistola la quale al contatto col pavimento fa partire un colpo che becca il marchese. Prima di esalare l’ultimo respiro nell’opera lirica c’è sempre parecchio tempo per mettere a posto le ultime cose cantando e in questo caso, per non saper né leggere né scrivere, il marchese maledice la figliola. I giovani fuggono e della loro sorte non si sa più nulla.