“In queste settimane, in questi mesi, in questa fase storica, siamo travolti letteralmente da ragazzi di sinistra o presunti tali, gli antagonisti o non so come volete definirli. Sono persone indegne come quelle degli anni ’70 e prendono l’iniziativa di inneggiare alla pace. Cioè usando la violenza, rivendicano la pace: una cosa pazzesca, un ossimoro incomprensibile. Anche nella nefandezza e di fronte al male assoluto, io preferisco chi si dichiara per quello che è e non che si nasconde fingendo una identità che non ha”. Sono le parole di Fabio Rampelli, parlamentare di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera dei deputati, durante la presentazione del libro di Guido Giraudo, “Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”, assieme al presidente del Senato Ignazio La Russa e altri esponenti di spicco del partito guidato da Giorgia Meloni.

Come La Russa, anche Rampelli punta il dito contro la stampa e i media: “Non so quanto tempo impiegheranno ancora gli organi di informazione per farsi una ragione del fatto che lì c’è la violenza pura, quasi inestinguibile, non si riesce a estirpare, c’è l’intolleranza vera di fronte invece a una destra che invece spalanca le braccia, perché vede nel coetaneo il possibile alleato per una battaglia comune”.

Poi, in perfetta sintonia con la seconda carica dello Stato, invoca la creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare sulle violenze dell’estrema sinistra negli anni ’70: “In questi 2 anni di governo di centrodestra, capitanato dal presidente Giorgia Meloni, abbiamo fatto tante battaglie parlamentari e c’è stato anche qualche tentativo di dialogo con l’opposizione, come quello rappresentato dalla possibilità di istituire questa commissione d’inchiesta, senza tirare in ballo cose più grandi che magari potrebbero coinvolgere in maniera ostativa apparati dello Stato. Però – continua – abbiamo il dovere almeno della verità storica, visto che non possiamo più rivendicare giustizia, perché comunque le inchieste nella maggior parte dei casi sono chiuse e difficilmente riapribili. Abbiamo il dovere di spiegare che cosa è accaduto in quegli anni, chi ha messo nelle mani di ragazzi di 15, 16, 17, 18 anni armi da guerra, cariche di tritolo, che certo non erano le condizioni di reperire da soli. Abbiamo il dovere di indagare su chi c’era dietro”.

E aggiunge, con toni lugubri: “Questa potrebbe essere forse l’ultima occasione, perché gli anni ’70, in quanto tali, sono alle nostre spalle e rischiano di svanire nel nulla. In questo Parlamento ancora c’è qualcuno che proviene da quell’esperienza tragica degli anni settanta, nel prossimo magari non ci sarà più nessuno che prenda l’iniziativa”.
Brusio nel pubblico e Rampelli, con un gesto apotropaico, rassicura la sala: “Potrebbe capitare, non è mica un auspicio, però la memoria in ogni caso si rarefà e quindi oggi c’è la consistenza per poter proporre, rivendicare e costruire questa verità. Di fronte a questa proposta ognuno deve prendersi la responsabilità di varare questa commissione e di fargli fare il lavoro che necessita per offrire giustizia, non nei tribunali, ma giustizia storica sì alle famiglie dei ragazzi che hanno perso la vita”.