Dopo le elezioni che avevano sancito la vittoria al primo turno del candidato di estrema destra filo-russo Calin Georgescu, la Romania si trovava a un bivio: tornare alle urne per il ballottaggio e scegliere tra lui e la candidata filo-Ue Elena Lasconi. Ma la Corte Costituzionale ha fermato tutto: come denunciato dai sostenitori del fronte europeista nei giorni del voto, anche i giudici hanno stabilito che questo sia stato viziato da “ingerenze russe“.

“Resterò in carica fino a quando non sarà eletto un nuovo presidente”, annuncia intanto Klaus Iohannis, capo dello Stato uscente rumeno. In una dichiarazione alla nazione, Iohannis ha assicurato “gli investitori, l’Ue e la Nato” che la Romania resta “un Paese solido e stabile”. Georgescu, il candidato di estrema destra al ballottaggio delle presidenziali in Romania, ha definito “un colpo di stato” la decisione della Corte costituzionale di annullare il primo turno del voto. “Lo Stato romeno ha preso la democrazia e l’ha calpestata”.

Dello stesso tenore le dichiarazioni del leader del principale partito di estrema destra George Simion denuncia come “colpo di stato in piena regola” l’annullamento, “Ma non scenderemo in piazza. Il sistema deva cadere in modo democratico”, afferma. Simion è il presidente del partito dell’Alleanza per l’unione dei romeni, che ha vinto il 18 per cento dei voti alle elezioni legislative di domenica scorsa, secondo partito dopo i socialdemocratici.

Il ballottagglio tra i due candidati era in origine prevista per domenica 8 dicembre, dopo il primo turno tenutosi il 24 novembre scorso, ma, a meno di 48 ore dall’apertura dei seggi, la Corte Costituzionale ha fermato tutto: dopo la desecretazione di documenti riservati sulla sicurezza, relativi a presunte ingerenze straniere, in primis della Russia, sulla campagna elettorale condotta su TikTok da Calin Georgescu, sarebbe emerso che il vincitore del primo turno sarebbe stato favorito dalla piattaforma che gli avrebbe offerto condizioni vantaggiose.

I giudici hanno spiegato che la decisione è arrivata per “garantire la correttezza e la legalità del processo elettorale” dopo aver ricevuto molteplici richieste in questo senso motivate dai documenti dell’intelligence declassificati da cui emergono interferenze della Russia sul voto.

Ma se si pensa che questa decisione penalizzi soltanto il candidato dell’estrema destra, anche Lasconi, che ha avuto accesso al ballottaggio per un pugno di voti, parla di quella della Corte come di una mossa “illegale, immorale e che schiaccia l’essenza stessa della democrazia”: “Avremmo dovuto andare avanti con il voto, ha detto, avremmo dovuto rispettare la volontà del popolo rumeno. Che ci piaccia o no, da un punto di vista legale e legittimo 9 milioni di cittadini rumeni, sia nel Paese che nella diaspora, hanno espresso la loro preferenza per un determinato candidato attraverso il loro voto. Non possiamo ignorare la loro volontà”.

La decisione dell’Alta Corte ha comunque colto di sorpresa gli osservatori dopo che, nei giorni scorsi, pronunciandosi su ricorsi e obiezioni, aveva invece confermato il risultato del primo turno delle presidenziali, spianando la strada al ballottaggio. Un passo indietro, quindi, rispetto a pochi giorni fa, quando il riconteggio delle schede aveva portato al via libera della Corte che, evidentemente, in queste ultime ore ha acquisito documenti che hanno stravolto sensibilmente la sua prima valutazione.

In mattinata anche l’Unione europea ha manifestato le proprie preoccupazioni per il rischio di ingerenze nel voto rumeno: “Siamo preoccupati per i crescenti indizi di un’operazione coordinata di influenza online straniera che ha come obiettivo le elezioni rumene in corso, in particolare su TikTok. La Commissione Ue ha preso provvedimenti ai sensi del Digital Services Act nei confronti di TikTok”, ha scritto su X la vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen.

Si dovrà ora capire se le valutazioni della Corte non provocheranno ripercussioni sui candidati e la loro eleggibilità. La legge prevede che, in caso di annullamento delle elezioni, queste debbano essere riconvocate la seconda domenica dopo la data della decisione, in questo caso il 22 dicembre. Dal momento che la Corte ha chiesto la ripetizione dell’intero processo elettorale dovrebbe essere ripetuta anche la campagna elettorale. Se si dovesse ripartire dalla situazione del 23 novembre scorso, invece, il favorito a questo punto rimane Georgescu che, a spoglio completato, aveva chiuso al primo posto con il 23% dei voti, seguito da Lasconi col 20% circa. Il primo ministro socialdemocratico ed europeista Marcel Ciolacu, favorito alla vigilia, era invece retrocesso al terzo posto con il 19,16% delle preferenze.

“Sono molto preoccupato per la denuncia di attività ibride russe volte a influenzare il voto in Romania”, scrive sui social il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “L’Italia, anche come Presidenza G7, è in prima linea per proteggere la democrazia e i processi elettorali”, aggiunge, “continuiamo a lavorare con i partner UE per difendere i valori comuni”.

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