Più che una prodezza è una delle poche papere di Taglialatela con la maglia del Napoli a regalargli il primo gol in A, in quel 4 dicembre di 30 anni fa: ne realizzerà altri e più belli, però, Jocelyn Angloma. A tratti incontenibile, terzino destro moderno, tanta spinta, tanta tecnica, un atleta quasi “elettrico”: e infatti quella di elettricista avrebbe dovuto essere la sua professione quando il pallone, nella sua amatissima Isola di Grande Terrre, Guadalupa, era ancora un progetto aleatorio. Jocelyn però è bravo, e lo dimostra da subito, quando dai primi calci sull’isola passa alle giovanili dell’Etoile de Morne, e viene notato dal Rennes di Pierre Mosca, dove arriva nel 1985 a vent’anni. Colleziona 48 presenze e 2 gol in due stagioni con Les Rouges et Noires, per poi passare al Lille dove dimostra doti straordinarie: 13 gol in tre stagioni, arrivando anche a vincere il campionato europeo Under 21 con la nazionale francese, segnando in semifinale contro l’Inghilterra.
Un terzino dalla grande fisicità dunque, in grado di sganciarsi, inserirsi e far gol e anche di coprire alla grande, in un periodo come gli anni ’80 dove l’esterno basso veniva inquadrato in una dimensione prettamente difensiva. Qualità che gli valgono, nel 1990, la chiamata del Paris Saint Germain e anche della nazionale maggiore francese: nel Psg segna sei gol in una sola stagione e a quel punto entra nei radar di quella che all’epoca era la squadra più ambiziosa di Francia, l’Olympique Marsiglia del presidente Tapie. Vince il campionato al primo anno e nel secondo riesce nella storica impresa di battere il Milan a Monaco di Baviera nella finale di Champions League, alzando il trofeo. Resta nella stagione che porterà alla retrocessione per lo scandalo Valenciennes e alle difficoltà economiche per il club che dovrà cedere tutti i big a prezzo di saldo: per Jocelyn spunta il Toro, che riesce ad accaparrarsi uno dei migliori terzini destri dell’epoca per soli 600 milioni di lire. Gli farà compagnia in granata anche Abedì Pelè, pure lui proveniente dall’Om.
Gli inizi in granata sono un po’ difficili con Rosario Rampanti, poi però Jocelyn e Abedì Pelè mostrano di essere materiale pregevolissimo, firmando gol e prestazioni memorabili: quello al Napoli è il primo di Angloma che ne firmerà altri memorabili, su tutti probabilmente nel cuore dei tifosi granata c’è quello segnato il 25 gennaio del 1995 sfruttando uno splendido assist di tacco di Rizzitelli: il gol del definitivo 3 a 2 granata sulla Juventus. Il più bello due domeniche dopo, quando contro la Lazio prima serve un assist meraviglioso ad Abedì Pelè, poi si inventa un gran destro da fuori area che si infila all’angolino: gol e vittorie che fanno guadagnare alla squadra granata l’appellativo di “Toro degli angeli neri”. Ma i problemi societari non accompagnano i bei risultati della squadra che nel finale di stagione crolla e l’anno dopo, nonostante Angloma e Pelè restino, retrocede.
In granata si rende protagonista anche di uno dei primi episodi di prova tv: viene espulso ingiustamente contro l’Atalanta per un pestone a Morfeo, nonostante sia i compagni sia gli avversari provino a scagionarlo agli occhi dell’arbitro. Ci penserà la tv a fare giustizia. Dopo l’esperienza al Toro Jocelyn si accasa all’Inter di Hodgson: è sempre presente, con 46 partite disputate tra Serie A, Coppa Italia e Coppa Uefa, senza vincere alcun trofeo, vista la finale persa ai rigori contro lo Schalke 04. Angloma ricorderà quella stagione come una delle più belle mai vissute per l’affiatamento coi compagni: da Djorkaeff a Zamorano a Ince, al ricordo di Massimo Moratti. Tuttavia Jocelyn ha ormai 32 anni, l’Inter ha cambiato tecnico e Simoni preferirebbe valutarlo prima di garantirgli il posto e allora accetta l’offerta del Valencia di Ranieri. E’ una scelta giusta: in Spagna vince tre titoli (quattro inserendo anche la Coppa Intertoto), perdendo per due volte di seguito la finale di Champions e col rimpianto di non aver fatto parte della nazionale Francese che vinse il mondiale del 1998. A 38 anni riparte dalla Guadalupa, giocando nella sua Etoile de Morne e anche nella nazionale Guadalupe, portandola alla storica qualificazione in Gold Cup, dove arriverà fino alle semifinale, persa per 1 a 0 contro il Messico. Dopo il ritiro ha svolto il ruolo di osservatore per il Lille, ma ha preferito poi dedicarsi alla carriera di allenatore, senza uscire dalla sua Guadalupa: “Meglio seguire i ragazzi, senza troppe pressioni”. Le corse a perdifiato, per Jocelyn, sono finite quando ha appeso gli scarpini al chiodo.