La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato oggi la conclusione di un accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Mercato Comune del Sud (Mercosur), l’organizzazione economica di alcuni Paesi del Sud America che da oltre due decenni negoziano l’accodo di libero scambio con l’Ue. Si tratta dunque di una “giornata storica” e una “pietra miliare”, come l’ha definita von der Leyen, che ha sottolineato “l’importanza strategica” di una “vittoria per l’Ue e le future generazioni”. La presidente ha parlato a Montevideo, al vertice Mercosur alla presenza dei leader di Paraguay, Uruguay, Argentina e Brasile (foto). “Creiamo un mercato da 700 milioni di persone. Questo accordo riflette i nostri valori comuni, il nostro impegno contro la deforestazione e per l’attuazione degli accordi di Parigi”, ha dichiarato. Ma il suo entusiasmo per un’intesa che definisce “win-winnon è condiviso da tutti. Gli agricoltori europei continuano a dirsi fortemente contrari e a denunciare rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare, l’economia europea e il rispetto delle normative Ue. Nonostante l’enfasi sulla sostenibilità e il rispetto degli standard ambientali, l’accordo ha infatti suscitato divisioni a Bruxelles, dove incassa gli applausi del Ppe e le critiche di The Left e Verdi. Ma anche tra gli Stati membri, con Francia e Italia che già dichiarano contrarietà. La formalizzazione dell’intesa potrebbe incontrare ostacoli e addirittura veti.

Cosa prevede l’accordo – Dopo 25 anni di negoziati, l’intesa mira a creare un’area di libero scambio tra le due regioni. Tra gli elementi chiave c’è l’abbattimento delle barriere tariffarie e la liberalizzazione degli scambi commerciali, con la progressiva eliminazione del 92% delle tariffe doganali sui prodotti Mercosur destinati all’Ue e del 91% di quelle sui beni europei destinati ai mercati sudamericani. Inoltre, l’accodo prevede il riconoscimento di circa 400 indicazioni geografiche protette per i prodotti europei e l’accesso delle imprese ai mercati degli appalti pubblici. Von der Leyen ha evidenziato il potenziale economico e geopolitico dell’intesa, definendola un’opportunità per le future generazioni. Tuttavia, nonostante l’enfasi sulla sostenibilità e il rispetto degli standard ambientali, l’accordo ha suscitato aspre critiche.

La contrarietà francese – La ministra francese dimissionaria con delega al Commercio estero, Sophie Primas, ha sottolineato che l’accordo “impegna solo la Commissione“, precisando che quanto annunciato a Montevideo rappresenta solo la conclusione politica del negoziato, non la firma definitiva. *”La Commissione prende le sue responsabilità di negoziatrice, ma questo impegna solo lei”*, ha dichiarato, riflettendo la posizione critica della Francia. Dal canto suo, la Commissione ha ribadito di avere la competenza esclusiva nella negoziazione degli accordi commerciali. Olof Gill, portavoce dell’esecutivo Ue, ha chiarito che sarà la Commissione a determinare la base giuridica per la ratifica dell’accordo, specificando che eventuali modalità “miste” richiederebbero il coinvolgimento dei parlamenti nazionali. Ma la Francia non è l’unico Paese ad essersi messo di traverso. Anche Austria, Polonia e Paesi Bassi hanno espresso riserve sull’intesa.

La posizione dell’Italia – La posizione del governo Meloni è stata finora ambivalente, con posizioni più concilianti da Forza Italia e la netta contrarietà espressa dalla Lega: “Può mettere in ginocchio interi comparti del settore agricolo”, ha detto Matteo Salvini. Dopo un iniziale silenzio, anche Palazzo Chigi ha dichiarato che “non vi sono le condizioni per sottoscrivere l’attuale testo dell’accordo”. Il governo ha sottolineato la necessità di introdurre “adeguate tutele e compensazioni in caso di squilibri per il settore agricolo”. Tuttavia, il testo dell’intesa con Paraguay, Uruguay, Argentina e Brasile “non può essere cambiato, è stabile ed è il risultato di negoziati minuziosi”, ha chiarito alle agenzie di stampa un alto funzionario Ue dopo la firma dell’accordo, interpellato sulla possibilità di riaprire in futuro il testo dell’accordo raggiunto per convincere Paesi Ue, come l’Italia, contrari ad alcune parti. I negoziati si sono intensificati negli “ultimi sei-nove mesi” e, a detta del funzionario, hanno portato al “miglior risultato” che era possibile ottenere.

Ostacoli e possibili veti – Nondimeno, il percorso verso la ratifica si annuncia dunque accidentato. Per entrare in vigore, infatti, l’accordo dovrà superare l’esame del Parlamento europeo e ottenere il sostegno di una maggioranza qualificata nel Consiglio dell’Unione, e l’opposizione di Paesi come Francia e Italia, tra gli altri, potrebbe ostacolare la formalizzazione dell’accordo. “La Commissione dimentica il Parlamento europeo, dove non sarà facile raggiungere la maggioranza. Questo inizio di una nuova storia potrebbe essere piuttosto breve”, avverte il co-presidente dei Verdi Ue Bas Eickhout. Non solo. L’inclusione di disposizioni non strettamente commerciali potrebbe richiedere l’unanimità dei 27 Stati membri e l’approvazione di tutti i parlamenti nazionali, aumentando i possibili veti.

Gli agricoltori, tutti contrari – Particolarmente critici verso l’accordo sono gli agricoltori europei, con Copa e Cogeca, principali confederazioni agricole, da sempre contrarie. In Italia le rappresentanze del settore agroalimentare, Coldiretti, Filiera e Cia-Agricoltori, tra gli altri, avvertono che l’intesa potrebbe “causare gravissimi danni alle imprese italiane ed europee, con potenziali rischi anche per la salute dei consumatori”. Le preoccupazioni riguardano antibiotici e ormoni che le aziende sudamericane impiegherebbero nei loro allevamenti, l’adozione di pesticidi vietati nell’Ue e il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori. Timori anche da Confagricoltura, che pretende reciprocità degli standard produttivi, mentre le aziende sudamericane sarebbero sottoposte a regole meno rigide, con la conseguenza di una concorrenza sleale su carni bovine, pollame, zucchero, riso e mais. Le rappresentanze della categoria sottolineano che la bilancia commerciale agroalimentare tra Ue e Mercosur è “già in deficit di 23 miliardi di euro a favore dei Paesi sudamericani”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

SALVIMAIO

di Andrea Scanzi 12€ Acquista
Articolo Successivo

Concordo con Elena Basile: contro guerra e austerità serve una coalizione popolare

next