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“Tap ha delle crepe, serve manutenzione”: in Salento è allarme dopo le indagini sul gasdotto

Il rivestimento del gasdotto presenta delle crepe e non tocca più il fondale a 13 miglia dalla costa salentina. Ora spetterà al ministero decidere sulla Via
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Il gasdotto Tap ha già bisogno di manutenzione. A tre anni dalla messa in funzione dell’infrastruttura che ha diversificato l’approvvigionamento di gas per l’Italia, la condotta presenta “almeno 3 punti di crepe nel mantello esterno” e “almeno 15 ‘campate libere'”, cioè punti in cui il metanodotto non poggia sul fondale, divenendo quindi soggetto a vibrazioni e correnti del Canale d’Otranto. I problemi del Tap sono stati svelati dal Collettivo No Tap che si è sempre battuto contro la realizzazione dell’opera con approdo a Melendugno, nel Salento.

“Clamoroso ma non troppo, visto che la criticità dell’installazione in mare era un punto fermo dei dubbi che aleggiavano tra gli addetti ai lavori”, ha scritto il Collettivo. “L’urgenza e la complessità dell’intervento di manutenzione – aggiunge il comitato – è dimostrato dalla stessa procedura aperta al Ministero”. Le carte, pubblicate lo scorso 7 novembre, dimostrano come le indagini svolte dalla stessa società abbiano mostrato la necessità di alcuni interventi per scongiurare un cattivo funzionamento dell’infrastruttura e problemi più gravi. Anche se l’azienda, nelle stesse carte, esclude rischi attuali e spiega che la manutenzione è necessaria in vista dei circa 50 anni previsti di funzionamento dell’opera.

I problemi sono sorti a circa 13 miglia nautiche dal punto di approdo sulla litoranea salentina, in un punto in cui la profondità aumenta notevolmente nel giro di pochi metri. In quel punto, la condotta all’interno della quale scorre il gas non tocca il fondale per molti metri ed è soggetta quindi alle forti correnti. Di conseguenza, Tap ha chiesto di poter intervenire per la posa di pietrisco che vada a riempire lo spazio tra il fondale e il tubo.

Le vibrazioni causate dalle correnti, in sostanza, hanno spaccato il rivestimento esterno in cemento, spesso 15 centimetri, che protegge i tubi d’acciaio. Il danno quindi, per il momento, non riguarda la condotta e non ha generato perdite di gas, ma l’intervento si rende necessario e urgente a garantire della tenuta nel lungo periodo. Spetterà ora al ministero dell’Ambiente decidere se i lavori immaginati dal gestore debbano essere assoggettati alla Valutazione d’impatto ambientale.

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