La genesi dell’opera - 5/9
Nel dicembre del 1860 Verdi, che non compone da due anni, si lascia tentare da una lettera del tenore Enrico Tamberlick, che gli propone di scrivere una nuova opera per il Teatro Imperiale di San Pietroburgo.
In un primo momento pensa a “Ruy Blas”, l’intrigante dramma di Victor Hugo, ma la censura russa pone subito il veto. Verdi ripiega allora su un lavoro che lo attirava da tempo: “Don Álvaro, ó la fuerza del sino” del popolare drammaturgo spagnolo Ángel de Saavedra, rappresentato con successo a Madrid nel 1850.
Deciso il soggetto, affida la stesura del libretto a Francesco Maria Piave. Con l’opera terminata, anche se non ancora orchestrata, Verdi parte per Pietroburgo a dicembre del 1861. Ma l’imprevisto è in agguato: la primadonna Emilia La Grua, che avrebbe dovuto vestire i panni di Leonora, si ammala e la rappresentazione è rinviata. A settembre del 1862 si mette di nuovo in viaggio con la partitura ormai pronta: questa volta tutto fila liscio e l’opera è rappresentata al Teatro Imperiale il 10 novembre. Il pubblico tributa al nuovo lavoro verdiano un successo caloroso.
Qualche anno dopo la “prima” di Pietroburgo, nel 1867, rimette mano all’opera con l’intenzione di rivedere il finale e altre soluzioni drammatiche che considera poco soddisfacenti. Non potendo contare sulla collaborazione di Piave, ormai paralizzato per una grave malattia, incarica Antonio Ghislanzoni (il futuro librettista di “Aida”) di rivedere il vecchio libretto.
La modifica più vistosa riguarda il finale. La forza del destino nella versione di Pietroburgo segue il dramma originario: Alvaro, schiacciato dalla maledizione del vecchio marchese di Calatrava, si getta da una rupe. Nella nuova versione assiste invece alla morte di Leonora che gli si rivolge serena, promettendogli un amore ultraterreno. Alvaro accetta la volontà divina, resiste allo sconforto e si prepara alla redenzione.
Una sorta di catarsi dunque, nella quale la figura del padre vendicatore cede il posto a quella di un padre consolatore: una chiusa nel segno di una luce spirituale che denota un marcato allontanamento dal tradizionale melodramma romantico. E’ in questa nuova versione che “La forza del destino” è presentata al Teatro alla Scala il 27 febbraio del 1869.