Cronaca

Roma, usata per l’elettroshock una parte dei soldi pensati per superare la contenzione meccanica e avviare percorsi di inclusione sociale

20 persone in un anno e mezzo sono state trattate con la Terapia Elettro Convulsiva (Tec) pagata dall'Asl Roma 5 per volere di Giuseppe Nicolò, direttore del dipartimento nonché nominato dal ministro della Salute Orazio Schillaci coordinatore vicario del Tavolo Tecnico nazionale per la Salute Mentale

“Acquisto di un’apparecchiatura di ultima generazione Trimathon IV e formazione del personale per Terapia Elettro Convulsiva (Tec), per il trattamento dei pazienti con depressione maggiore farmaco-resistente. Trattati 20 pazienti in un anno e 5 mesi”. La Tec, comunemente nota come elettroshock, è la tecnologia inventata in Italia negli anni ’30 del 1900 per il trattamento di alcune malattie psichiatriche attraverso la somministrazione di scosse elettriche al cervello che provocano convulsioni: oggi viene applicata con l’anestesia e macchinari che misurano automaticamente la quantità di elettricità da erogare. È tornata ad essere usata nella Capitale per iniziativa di Giuseppe Nicolò, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Roma 5, nominato dal ministro della Salute Orazio Schillaci coordinatore vicario del Tavolo Tecnico nazionale per la Salute Mentale. Nicolò ha deciso di usare così parte degli 1,6 milioni di euro ottenuti dalla sua Asl, in base all’Intesa della Conferenza Stato-Regioni del 28 aprile 2022, con cui l’ex ministro della Salute Roberto Speranza ha stanziato 60 milioni (di cui 6,5 attribuiti al Lazio) impegnando tutte le regioni italiane a realizzare “azioni programmatiche volte principalmente al superamento della contenzione meccanica (ovvero la pratica di legare al letto) e al rafforzamento dei percorsi di cura mediante la sperimentazione di progetti alternativi ai percorsi di ricovero in Rems (Residenze per l’Esecuzione di Misure di Sicurezza)” di autori di reato con malattia mentale.

I dubbi sulla Tec e sul rischio di sviamento di fondi – Giovanni Rossi, ex direttore del dipartimento di Salute mentale di Mantova e presidente dell’associazione Club Spdc No-Restraint (che raggruppa i 24 reparti psichiatrici ospedalieri italiani impegnati a non legare i pazienti ai letti) ritiene che l’acquisto della Tec non sia coerente con gli obiettivi dell’Intesa del 2022 – che mira soprattutto a superare la pratica della contenzione meccanica (che nel 2023 è stata usata circa 1500 volte solo nel Lazio, secondo i dati che abbiamo raccolto). Sollecitato su questo punto, Nicolò sottolinea come dell’acquisto abbiano beneficiato coloro “che fino ad aprile 2023 non avevano alcun luogo prossimale dove potesse essere somministrato in sicurezza questo trattamento di elezione”, al momento offerto a Pisa, Bologna, Verona, Bolzano, Sassari, Brescia, Milano. “La Tec è riconosciuta come terapia salvavita con alta efficacia e indicazione nelle persone in cui i trattamenti farmacologici hanno fallito” aggiunge. Rossi fa però notare come l’ultima revisione scientifica sull’efficacia della Tec, pubblicato nel 2019 sulla rivista Ethical Human Psychology and Psychiatry (Electroconvulsive Therapy for Depression: A Review of the Quality of ECT versus Sham ECT Trials and Meta-Analyses) abbia concluso che “la qualità degli studi a supporto della Tec è metodologicamente debole e spesso influenzata da pregiudizi. I miglioramenti osservati sono modesti e di breve durata, mentre i rischi – in particolare quello di gravi deficit di memoria, ma anche quello, poco frequente, di morte – sono significativi”. In ogni caso le persone che a Colleferro (Roma) in un anno e mezzo si sono sottoposte alla Tec – che secondo la circolare del ministero della Salute del 2009 richiede il consenso informato – sono solo 20: “19 pazienti del Lazio e 1 dalla Sicilia”.

L’indicazione sul contratto di acquisto del macchinario: “Per le necessità della struttura per la libertà vigilata” (che però non ha mai aperto) – Nella delibera di aggiudicazione per l’acquisto della Tec, datata 17 febbraio 2023 (che chi scrive ha scaricato dal sito della Asl Roma 5, anche se al momento non risulta più disponibile), sono indicate le specifiche tecniche del macchinario Thrimaton IV: “Strumento per terapia elettroconvulsivante, completo di schede per il trattamento con impulsi a onde quadre a durata e frequenza variabili”, il sistema per il controllo delle convulsioni e gli accessori, tra cui “mordacchi monouso” e altre apparecchiature per la “protezione orale”. Il costo indicato è di 61mila euro Iva inclusa, cui va aggiunta la formazione del personale per l’utilizzo del macchinario. Nel documento è scritto: “Apparecchiatura per terapia elettroconvulsiva da destinare al Dipartimento di Salute Mentale per le necessità della Re. Li.Vi.”. La sigla sta per “Residenza per la Libertà Vigilata” ovvero una struttura che permette a pazienti psichiatrici con misura di sicurezza non detentiva ma senza un’abitazione propria, di uscire dalle Rems (Residenze per l’Esecuzione di Misure di Sicurezza) che sono strutture carcerarie. Nicolò però ha detto a ilfattoquotidiano.it che “la Tec non è stata acquistata per le necessità di Re.Li.Vi.” che finora nessuna persona in libertà vigilata ne ha usufruito, “ed è anche altamente improbabile che ciò avvenga in futuro, considerato che se il soggetto è in libertà vigilata significa che è migliorato quindi non dovrebbe necessitare di trattamenti ulteriori”.

Il “mistero” dei fondi per la Residenza per la Libertà Vigilata – Il progetto della sperimentazione della Residenza per la Libertà Vigilata – dal costo di 1.253.500 euro – che avrebbe dovuto aprire a Palombara Sabina, ha permesso alla Asl Roma 5 di usufruire della fetta maggiore del finanziamento destinato al Lazio dall’Intesa della Conferenza Stato-Regioni (presso il cui tavolo tecnico “Salute Mentale” Nicolò rappresenta la regione Lazio). Dei complessivi 6.516.874 milioni di euro destinati alle dieci Asl del Lazio, la Roma 5 se ne è aggiudicati 1.695.987,27, ovvero quasi un quarto. Di questi 442.287,27 euro sono stati destinati a diversi progetti – principalmente acquisto di attrezzature tra cui la Tec, per alcune decine di migliaia di euro, e formazione di personale – mentre i restanti 1.253.500, avrebbero dovuto essere usati – come stabilito nella Delibera della Giunta Regionale del Lazio 865 del 18/10/2022 – “per la sperimentazione della residenza per la libertà vigilata”. Tuttavia la residenza non ha mai aperto perché, ammette Nicolò, dopo i lavori di ristrutturazione, “al momento dell’attivazione di Re.Li.Vi sono emersi problemi di staticità sismica che hanno obbligato lo sgombero del corpo di fabbrica del sito ove sarebbe stata allocata la struttura, su specifica indicazione di personale tecnico qualificato”. Nonostante le nostre richieste l’Asl Roma 5 non ha finora chiarito come siano stati ad oggi usati i fondi per la sperimentazione della Re.Li.Vi. L’unica certezza è che nel bilancio d’esercizio 2023 è indicato che dei 1.695.987,27 derivanti dal fondo del ministero della Salute sono già stati spesi, nel corso dell’anno, 1.188.460 euro, avanzando 507.527, che potrebbero essere stati spesi nei primi mesi del 2024. Maggiore chiarezza sarebbe potuta arrivare dal ministero della Salute che entro il 6 giugno del 2024 ha ricevuto la rendicontazione dei progetti realizzati nell’ambito dell’intesa della Conferenza Stato-Regioni, ma alla nostra istanza di accesso a quei documenti ha risposto: “La trasmissione di quanto richiesto avverrà a seguito del ricevimento da parte dei controinteressati della comunicazione di accoglimento della richiesta di accesso”. In sostanza il ministero della Salute, che ha erogato i fondi, nega l’accesso alle informazioni sulle spese effettuate dalle Regioni, se queste non accettano espressamente la nostra richiesta.

Ha collaborato Lorenzo Sangermano. L’inchiesta è stata realizzata anche grazie al supporto di #IJ4EU e Journalismfund Europe