Andai in vacanza per due estati di seguito in Salento. La prima volta fu in una masseria di proprietà di amici, una seconda in campeggio. Specialmente la seconda volta toccai con mano che il Salento stava cambiando. Sorgevano qui e là nuove costruzioni sparse (non si capiva se licenziate o meno), e già si intuiva un futuro da overtourism sorretto da presunte sintonie con le tradizioni locali (la Notte della Taranta).

Da allora, come si dice, è passata molta acqua sotto i ponti e il Salento è diventato trendy e le masserie non sono più case di contadini, bensì abitazioni di lusso (Bruno Vespa insegna). Ma “c’è ancora molto da fare” come direbbero gli sviluppisti. E quello che vi sto per raccontare lo dimostra. Siamo in comune di Maruggio, nel Salento tarantino. A poca distanza dal mare troviamo appunto una masseria denominata Maviglia. E per una volta lasciamo parlare Tripadvisor: “La masseria Maviglia è un’antica masseria dell’agro di Maruggio. La masseria è una delle più belle della zona, sia per quel che riguarda l’architettura (presenta un imponente e bellissimo portale d’accesso in stile neoclassico) e sia dal punto di vista paesaggistico. Alle spalle della masseria si estende il bosco omonimo.”

Ma la masseria è abbandonata da tempo, quindi occorre “valorizzarla” (quasi che non fosse un valore in sé). Ed ecco atterrare sul luogo i capitali, questa volta svizzeri, nella persona del banchiere Nicola Cortese, che propone, guarda caso, una soluzione abitativa e di svago per ricchi. E qui potremmo contestare la procedura che sta portando alla possibile apertura dei cantieri; e potremmo osservare che per un’operazione complessa come quella prevista occorre una procedura di VAS e non una semplice conferenza di servizi; che l’impresa (Ultimate Puglia) risulta inattiva e costituita appositamente solo nel momento del preliminare di compravendita; che l’operazione non sarebbe andata in porto se il governo non avesse inaugurato l’anno scorso la Struttura di Missione ZES (acronimo di Zona Economica Speciale) Unica, uno strumento di agevolazione fiscale per nuovi progetti insediativi nelle regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna (vi ricordate quando Oscar Farinetti voleva trasformare il Sud Italia in un’unica Sharm El Sheik, concedendo agevolazioni fiscali a chi volesse intraprendere? Ebbene Meloni lo ha fatto).

Potrei fare tutto questo, ma voglio invece concentrarmi sul progetto in sé. Il progetto della masseria è più grande dello stesso abitato di Maruggio, e prevede: 70 suite, 20 camere, 35 ville, una spa da 5mila metri quadrati e un campo da golf a 18 buche (e l’acqua per irrigarlo?). Un’operazione extra lusso come già si sono viste in Puglia, tipo la Masseria Pettolecchia o l’Hotel Vista Ostuni. Operazioni destinate quindi a una elite, completamente sganciate dal territorio in cui atterrano, e che trovano altri esempi similari anche in altre parti d’Italia, come il mega resort di Torno sul Lago di Como o quello di Antognolla, in Umbria, oppure ancora quello che si voleva realizzare all’isola Palmaria, di fronte a Portovenere e travolto dal Liguria-gate con relativo sequestro.

Tutte operazioni che hanno in comune, oltre alla destinazione alle elite, la promessa di assunzione di molto personale, e il gradimento incondizionato delle amministrazioni locali. E non solo. Sentiamo cosa dice la signora Meloni a proposito proprio della Masseria Maviglia: “Il Mezzogiorno riparte, da qui dalla competitività delle imprese che vi si insediamo e creano posti di lavoro, dalla capacità di attrarre investimenti strategici per l’Italia e l’Europa, dalla valorizzazione del proprio capitale umano, che si traduce in occupazione di qualità. È una scommessa – ha poi concluso – in cui ho fermamente creduto quando il Governo ha istituito la Zes unica del Mezzogiorno per affermare una moderna visione dello sviluppo economico incentrata sulla libertà d‘impresa: una scommessa di cui oggi vediamo i primi frutti in termini di nuovi insediamenti produttivi, occupazione e innovazione tecnologica.”

Ecco, questo non è inquietante? Che ci si esalti per strutture destinate ai ricchi, che sono completamente sganciate dal territorio e impattano su di esso? Che trasformano i giovani locali in portabastoni, come nelle stazioni sciistiche in addetti agli skilift? Che sottolineano ancora di più il trend attuale tra chi ha e chi non ha? Questo non è forse l’ennesimo frutto avvelenato di una società malata e allo sbando?

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