Su alcuni treni si possono vedere film: ne ho approfittato e ho guardato Yesterday. Racconta la storia di un cantante che, a seguito di un incidente e di un evento planetario di distorsione temporale, è l’unico a ricordare dell’esistenza dei Beatles, scomparsi dalla storia assieme alla Coca Cola e alle sigarette. E quindi inizia a proporre le loro canzoni come proprie, raggiungendo un successo planetario.

Ho visto i Beatles in concerto, a Genova, nel 1965. Avevo 14 anni. Il primo 45 giri che ho comprato è stato Twist and Shout, e il primo LP è stato Beatles for Sale. Dopo due anni, sempre a Genova, ho visto gli Stones. I Beatles hanno segnato il mio imprinting musicale. L’imprinting è stato scoperto da uno zoologo-etologo, e gli fruttò il Nobel. Riguarda l'”impressione” nella memoria di animali appena nati della prima figura che vedono al momento della nascita. Famosa l’immagine di Konrad Lorenz seguito da una fila di paperelle che hanno visto lui al momento della schiusa delle uova che le contenevano, riconoscendolo come loro madre. Io ho “seguito” i Beatles.

Mi sono molto immedesimato in Yesterday, la riscoperta di quelle canzoni mi ha portato alla ricerca del tempo perduto, a quando le ho sentite la prima volta, agli eventi della mia vita che sono stati accompagnati da quelle melodie. Non sapevo l’inglese, allora. Le cantavo imitando suoni di cui non comprendevo il significato. Dopo, mi sono accorto della loro banalità: Voglio stringerti la mano, Lei ama te, fino a Lucia nel cielo con i diamanti e a Tutto quello di cui hai bisogno è l’amore. Non erano le note o le parole ad essere importanti, era la vita che stavo vivendo, che si accompagnava a quei suoni.

I Beatles avevano i capelli lunghi, così mi feci crescere i capelli. Comprai anche un berretto simile a quello di John Lennon in Help, gli stivaletti alla Beatles e i jeans scampanati indossati da Harrison mentre attraversa Abbey Road. I capelloni erano considerati strambi, dai benpensanti, compresi i professori di scuola. Quell’abbigliamento, quel modo di presentarsi, era considerato riprovevole.

In Yesterday due personaggi, oramai anziani, ricordano i Beatles. E vanno a ringraziare chi riproponeva la loro musica. Lui si aspettava che lo denunciassero per plagio, e invece gli danno un foglietto con un nome e un indirizzo. Erano i riferimenti di John Lennon, oramai anziano. Ma vivo. Ricordo quando seppi che era stato ucciso. La mia adolescenza è finita ben prima del 1980, ascoltavo già “altro” allora, ma la morte di John è stata un passaggio traumatico da un periodo ad un altro periodo che, in effetti, era finito da tempo ma che covava sotto la cenere del ricordo. Cose che solo chi ha vissuto quel periodo può capire.

Andai a vedere Midnight in Paris con mia figlia. Il protagonista vive, di nuovo per distorsioni temporali, in altri periodi e incontra persone come Hemingway e Toulouse-Loutrec, a Parigi, a mezzanotte. Usciti dal cinema ho chiesto a mia figlia: in che periodo ti sarebbe piaciuto vivere? La mia scelta era l’era vittoriana, il tempo di Charles Darwin, il mio eroe. Gaia mi rispose: la tua. Mi piacerebbe aver vissuto gli anni Sessanta. La cosa mi sorprese. Di solito i figli non hanno grande considerazione per il tempo dei loro genitori, che considerano vecchie cariatidi che “non possono capire”.

Ripensandoci, aveva ragione: non cambierei il “mio tempo” con nessun altro. Anche perché “ho visto i Beatles”. Alla fine del loro concerto a Genova mi misi sul percorso che portava ai camerini, e mi passarono a un metro. Sono stato a un metro da John, Paul, George e Ringo.

Ci sono posti e tempi che ricorderò per tutta la vita, anche se qualcuno è cambiato. Qualcuno per sempre, non per il meglio, qualcuno è andato, qualcuno è restato. Tutti quei luoghi hanno i loro momenti, che ancora posso ricordare, con chi ho amato e con gli amici che ancora ricordo. Nella mia vita li ho amati tutti… non perderò mai l’affetto per le persone e le cose passate, e spesso mi fermerò a pensare a loro. La canzone (In my life) finisce dicendo che la persona in quel momento amata è quella amata di più. Vero. Noi siamo quel che abbiamo vissuto e il presente è frutto di quel passato.

Sapere, come so, che quel che mi resta da vivere è molto meno di quel che ho vissuto è una consapevolezza che di solito non mi impressiona più di tanto. Ma rivivere quei momenti, come me li ha fatti rivivere Yesterday, mi ha fatto piangere… piuttosto imbarazzante, visto che chi era di fronte a me se n’è accorto.

Dopo i Beatles e molto altro, mi imbattei in Frank Zappa. Ha scritto Oh No su Lennon, si riferisce alla sua All you need is love, proprio dei Beatles. Oh no, non ci credo, tu dici di conoscere il significato dell’amore, davvero pensi che possa essere raccontato? Tu dici di saperlo davvero, penso che dovresti controllare di nuovo, Come fai a dire che tu credi che sarà la chiave di un mondo d’amore? Tutto il tuo amore mi salverà? Tutto il tuo amore salverà il mondo da quello che non possiamo capire? Oh no, non ci credo. E nei tuoi sogni puoi vedere te stesso come un profeta che salva il mondo. Le parole dalle tue labbra. Non riesco a credere che tu sia davvero così scemo.

Concordo con Zappa, ovviamente, ma Yesterday mi ha comunque fatto piangere, come ho pianto quando hanno ammazzato John.

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