“A cosa servono i soldi in banca, le comodità negli appartamenti, i finti contatti del mondo virtuale, se poi i cuori restano freddi, vuoti, chiusi? A cosa servono gli alti livelli di crescita finanziaria dei Paesi privilegiati, se poi mezzo mondo muore di fame e di guerra e gli altri restano a guardare indifferenti? A cosa serve viaggiare per tutto il pianeta, se poi ogni incontro si riduce all’emozione di un momento, a una fotografia che nessuno ricorderà più nel giro di qualche giorno o qualche mese?”. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco nel corso dell’omelia per la messa con i nuovi cardinali, nel giorno dell’Immacolata.
“Dio ha scelto Maria, una donna, come compagna per il suo progetto di salvezza. Non c’è salvezza senza la donna, anche la Chiesa è donna”, ha detto il Papa ai fedeli. “E lei risponde ‘Sì’, dicendo: ‘Ecco la serva del Signore’. Serva non nel senso di asservita e umiliata, ma di persona fidata, stimata, a cui il Signore affida i tesori più cari e le missioni più importanti”, ha spiegato il Santo Padre. “La sua bellezza allora, poliedrica come quella di un diamante, rivela una faccia nuova: quella della fedeltà, della lealtà e della premura che caratterizzano l’amore reciproco degli sposi. Proprio come intendeva San Giovanni Paolo II, quando scriveva che l’Immacolata “ha accettato l’elezione a Madre del Figlio di Dio, guidata dall’amore sponsale, che consacra totalmente a Dio una persona umana”, ha evidenziato il Pontefice.
“Vediamo purtroppo, attorno a noi, come la pretesa del primo peccato, di voler essere come Dio, continui a ferire l’umanità, e come questa presunzione di autosufficienza non generi né amore, né felicità. Chi esalta come conquista il rifiuto di ogni legame stabile e duraturo, infatti, non dona libertà. Chi toglie il rispetto al padre e alla madre, chi non vuole i figli, chi considera gli altri come un oggetto o come un fastidio, chi ritiene la condivisione una perdita e la solidarietà un impoverimento, non diffonde gioia né futuro”, ha concluso.
Durante l’Angelus, poi, Francesco è tornato a chiedere una tregua da tutti i conflitti in corso: “Faccio appello ai governanti e alla comunità internazionale, perché si possa arrivare alla festa del Natale con un cessate-il-fuoco su tutti i fronti di guerra”, ha detto. “Continuiamo a pregare per la pace, nella martoriata Ucraina, in Medio Oriente – Palestina, Israele, Libano, adesso la Siria -, in Myanmar, Sudan e dovunque si soffre per la guerra e le violenze”, ha ribadito nella sua esortazione ai fedeli. Il Pontefice si è anche detto “vicino ai lavoratori di Siena, Fabriano e Ascoli Piceno” della vertenza Beko, di cui ha ricevuto una delegazione in Vaticano sabato mattina, “che difendono in modo solidale il diritto al lavoro, che è un diritto alla dignità. Che non gli sia tolto il lavoro, per motivi economici o finanziari”.
Ha espresso vicinanza anche “ai nicaraguensi”, e ha auspicato che “si cerchi sempre la via di un dialogo rispettoso, costruttivo, al fine di promuovere la pace, la fraternità e l’armonia nel Paese”. Infine ha pregato “per i detenuti che negli Stati Uniti sono nel corridoio della morte. Credo che siano 13 o 15”, e “perché la loro pena sia commutata, cambiata. Pensiamo a questi fratelli e sorelle nostri e chiediamo al Signore la grazia di salvarli dalla morte”.