Una cerchia di praticanti dei riti voodoo, il boss di una gang locale, un bimbo di 7 anni morto per una malattia “misteriosa” e il responso di un sacerdote. No, non sono gli ingredienti dell’ultima serie tv o di un nuovo thriller, ma i protagonisti di quanto successo questo weekend ad Haiti, dove una gang ha compiuto un massacro, uccidendo oltre 100 persone in una baraccopoli di Port-au-Prince. A orchestrare il massacro, durato due giorni, è stato Monel “Mikano” Felix, leader della gang Wharf Jeremie, spinto dal desiderio di vendetta dopo la morte del figlio, che credeva fosse stata causata da un rituale di stregoneria voodoo.
Secondo la Rete Nazionale di Difesa dei Diritti Umani (RNDDH), Felix avrebbe consultato un sacerdote voodoo, il quale gli avrebbe indicato alcune persone anziane come responsabili della malattia del figlio. Il boss si era infatti convinto che la malattia del figlio fosse legata alla stregoneria voodoo: “Felix aveva consultato un sacerdote voodoo, che gli avrebbe detto che alcune persone anziane nella zona avevano fatto del male a suo figlio”, ha dichiarato l’associazione. Dopo la morte del bambino, la gang ha scatenato quindi la sua furia omicida, massacrando con con machete e coltelli 110 persone, quasi tutte over 60.
Le persone prese di mira erano fedeli della religione voodoo, una tradizione antica e riconosciuta ufficialmente ad Haiti: nato in Africa e diffuso in America con gli schiavi, questo culto è ancora oggi una parte centrale della cultura haitiana. Tuttavia, come in questo caso, la superstizione e la disinformazione possono trasformarsi in armi letali.
Questo massacro è solo l’ultimo episodio di una spirale di violenza che sta devastando Haiti. Le gang controllano gran parte del territorio, seminando il terrore e costringendo la popolazione a vivere nella paura: “Smettiamola di alimentare questa violenza cieca che rovina quotidianamente la nostra società”, è l’appello lanciato dai vescovi haitiani. “Fermate questi atti atroci. Questi non fanno bene al Paese, né al popolo, né a voi che li commettete”. La crisi di sicurezza ad Haiti è tale da avere ripercussioni anche sui collegamenti internazionali: diverse compagnie aeree statunitensi, tra cui American Airlines, Spirit Airlines e JetBlue Airways, hanno sospeso i voli da e per l’isola, citando i rischi per la sicurezza dopo che aerei erano stati colpiti da colpi di arma da fuoco. Un isolamento che aggrava ulteriormente la crisi umanitaria in corso.