Una lettera aperta indirizzata alla senatrice Liliana Segre e a Edith Bruck, per chiedere di riconoscere che quanto sta succedendo nella Striscia è il genocidio del popolo palestinese. La lettera è firmata dal professor Angelo d’Orsi, già Ordinario di Storia del pensiero politico dell’Università degli Studi di Torino, che si rivolge alla senatrice e alla scrittrice. D’Orsi ricorda la dichiarazione di Segre, secondo cui, essendo Israele in guerra non si possa parlare di “genocidio”, e le parole della scrittrice sopravvissuta ai campi di concentramento Edith Bruck, che aveva attaccato Papa Francesco per avere sottolineato “la necessità o opportunità di accertare se a Gaza fosse in corso un genocidio. Ma quello che l’esercito israeliano sta compiendo sulla popolazione di Gaza, sottolinea il professore, non è una reazione ai fatti del 7 ottobre, ma “una ritorsione condotta su scala 5000 a 1” perché “la distruzione di scuole, ospedali, campi profughi, l’assassinio di massa di uomini donne anziani e bambini” non è un’azione di guerra.

“Quello che ci attendiamo, o almeno quello che io mi attenderei (ormai debbo scrivere: “attendevo”?) da due persone eccezionali, come lei Senatrice, come te Edith – scrive d’Orsi – sono parole inequivocabili di presa di distanza da ciò che Israele sta facendo a Gaza (e taccio rispetto a quanto accade ogni giorno nei Territori Occupati, in Libia, in Siria, in Yemen.). Se non volete chiamarlo genocidio, per favore, chiamatelo sterminio di massa, o come preferite, ma alzate le vostre voci in modo fermo e non ambiguo, in difesa di un popolo che non deve subire il destino che i nazifascisti tentarono di far subire al vostro popolo”.

D’Orsi, poi, argomentando quanto quello che sta accadendo rientri appieno nel termine genocidio, si appella a Segre e Bruck, affinché rivalutino le loro argomentazioni sul tema: “Confido nella vostra intelligenza, nella vostra cultura, nella vostra sensibilità e nella vostra stessa drammatica esperienza umana, per gettare alle ortiche tali scempiaggini; e soprattutto confido nel vostro senso di umanità e di giustizia, invitandovi a schierarvi, per una volta, senza esitazione, dalla parte delle vittime, che non sono gli israeliani, non sono gli ebrei, ma oggi (un oggi che dura da troppi anni) sono i palestinesi. Abbiate il coraggio di dirlo, come tanti ebrei hanno fatto, con onestà, sfidando censure e ostracismi, in questi mesi di sangue e di orrore, abbiate anche voi l’onestà di riconoscere dove è il torto e dove la ragione, e di dirlo con chiarezza, anzi di gridarlo sui tetti, non di sussurrarlo a mezza voce. Abbiamo bisogno di restare umani o forse di ritornare umani; voi, per la vostra stessa storia, potete aiutarci”. Perché, aggiunge d’Orsi, “si può essere ebrei e non essere israeliani, si può essere ebrei senza esser sionisti e, infine, si può essere ebrei e riconoscere che Israele sta seminando odio per gli ebrei, con la sua politica scellerata, violatrice di ogni principio giuridico, di ogni umanità”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Fermato Luigi Mangione, sospetto killer del Ceo Thompson. Il “manifesto”: “Questi parassiti se la sono cercata”

next
Articolo Successivo

L’Argentina dopo un anno di “cura Milei”. L’inflazione non corre più ma l’economia soffre, la povertà dilaga e le diseguaglianze aumentano. Mentre il welfare scompare

next