Sfuma, per ora, il taglio della seconda aliquota Irpef caro a Forza Italia e al viceministro Maurizio Leo, che tante volte lo ha evocato come misura necessaria per aiutare il “ceto medio” a cui non sono spettati i benefici del taglio del cuneo contributivo. Il vertice di maggioranza che si è tenuto lunedì pomeriggio a Palazzo Chigi per decidere “aggiustamenti” sugli aspetti prioritari della legge di Bilancio ha deciso che quella riduzione di imposte scatterà solo “dopo aver consolidato i conti pubblici”. Pesa il flop del concordato preventivo biennale tra fisco e partite Iva, da cui Leo sperava di ricavare i 2,5 miliardi necessari per ridurre di due punti l’aliquota del 35%. Le spintarelle degli ultimi giorni non devono esser bastate per convincere i contribuenti ad aderire alla misura durante la seconda “finestra” offerta agli autonomi, che si chiude giovedì. Di qui la decisione di prendere tempo.

In compenso durante l’incontro tra la premier Giorgia Meloni, i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e lo stesso Leo sarebbe stato sventato, rivendica Forza Italia, l’ampliamento della web tax che avrebbe colpito le start up, le piccole imprese e il mondo dell’editoria“. Resterà “limitata ai gruppi che superano i 750 milioni di euro di ricavi e quindi solamente ai giganti della rete”. Gli azzurri fanno sapere che è stato raggiunto anche l’obiettivo di eliminare “l’introduzione, nelle imprese destinatarie anche di minime erogazioni pubbliche, dei revisori dei conti designati dal governo“.

Esce invece ridimensionata la richiesta della Lega di alzare il tetto di reddito da lavoro dipendente sotto il quale si può godere della flat tax per la parte guadagnata svolgendo lavoro autonomo: il Carroccio voleva portarlo da 30mila a 50mila euro, invece arriverà solo a 35mila. Quanto alla principale richiesta di Confindustria, cioè la riduzione dell’Imposta sui redditi delle società (Ires) per chi investe e incrementa l’occupazione – prevista dalla delega fiscale ma finora inattuata – sempre secondo la Lega sarebbe stata raggiunta un’intesa su un taglio dal 24 al 20%, poco meno del 5% proposto da viale dell’Astronomia. Le risorse necessarie, 400 milioni di euro, verrebbero reperite attraverso un contributo preso dalle banche e dalle assicurazioni.

Secondo fonti di FdI, in manovra dovrebbe poi entrare “la previsione di una flat tax al 5% sugli straordinari degli infermieri” e “un compenso da 500 euro agli specializzandi di area sanitaria (veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi)”.

Il blocco parziale del turn over non varrà per forze dell’ordine, enti locali, personale ATA e ricercatori. Ai nuovi artigiani e commercianti sarà ridotto del 50% il minimo contributivo Inps per i primi tre anni di attività.

I voti sugli emendamenti alla manovra inizieranno mercoledì pomeriggio. La volata si dovrebbe concludere entro sabato per consentire l’approdo nell’aula di Montecitorio tra lunedì 16 e mercoledì 18 dicembre. Una tabella di marcia che però deve tener conto degli ultimi pareri del governo che ancora mancano e degli emendamenti che si attendono dai relatori e dal governo.

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