Lo Stato di Israele, dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, ha dato vita a “un’offensiva militare distruttiva che, tra gli obiettivi, ha e ha avuto anche quello di compiere atti di genocidio contro la popolazione palestinese”. Lo sancisce il report di Amnesty International che, dopo mesi di analisi, di ricerche e di raccolte di prove, ha stabilito che dietro alle azioni di Israele l’intento genocidiario è evidente.
Ospite di Uno, Nessuno, Centomilan, su Radio24, la giurista Grazia Careccia, vicedirettrice di Amnesty International Medio Oriente e Nord Africa, spiega i punti focali del documento elaborato dall’organizzazione umanitaria: “La metodologia che abbiamo utilizzato è la nostra metodologia classica di ricerca scrupolosa e di triangolazione di informazioni, raccolte attraverso differenti fonti e poi analizzate dai nostri esperti di diritto internazionale. Per questo rapporto abbiamo speso un’enorme quantità di risorse umane e tecniche per l’elaborazione e la raccolta di dati sul campo, benché purtroppo allo staff di Amnesty International sia impedito di entrare direttamente nella Striscia di Gaza dal 2012″.

E aggiunge: “Ci siamo avvalsi del supporto di consulenti locali che da anni lavorano con noi e che quindi sono assolutamente capaci di raccogliere le informazioni con la metodologia e con la meticolosità che noi richiediamo in questo tipo di lavoro. Abbiamo raccolto dati sul campo, abbiamo condotto oltre 212 interviste e colloqui con sopravvissuti, testimoni oculari, operatori umanitari, esperti tecnici (medici, insegnanti, ingegneri che potevano farci capire l’impatto delle operazioni militari). Abbiamo anche raccolto una vasta gamma di informazioni attraverso immagini satellitari, materiale fotogafico e video proveniente sia dal campo, sia dai social media. E abbiamo analizzato oltre 100 dichiarazioni di personalità del governo israeliano, parlamentari e di alti funzionari dell’esercito”.

La giurista si sofferma poi sui motivi per cui l’insieme delle azioni compiute da Israele contro i palestinesi di Gaza, secondo Amnesty International, costituisce genocidio: “Fin dal 7 ottobre c’è stata una ripetuta, continuata e sistematica violazione delle norme del diritto internazionale, poste in un contesto molto più ampio di violazione del diritto umanitario da parte di Israele prima del 7 ottobre. Non vanno guardate le singole operazioni militari, ma tutto il contesto: questo è il metodo utilizzato nella giurisprudenza internazionale, altrimenti non si riesce a capire l’intento di quegli attacchi. – spiega – Abbiamo quindi considerato i 17 anni di blocco della Striscia di Gaza, l’esistenza di un sistema di apartheid e di un’occupazione militare illegale, le infrastrutture civili già compromesse. Per noi è stato tutto intenzionale, nonostante gli ordini della Corte internazionale di giustizia dell’Aia affinché fosse garantito l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia”.

Careccia evidenzia che molti attacchi israeliani erano e sono diretti contro la popolazione civile e, per di più, in misura sproporzionata, perché su almeno 15 attacchi o non c’erano obiettivi militari o, se esistevano, gli assalti israeliani si sono verificati in modo indiscriminato e a orari in cui l’impatto sulla popolazione civile è stata deliberatamente più devastante. E a tutti coloro che obiettano che non si tratta di genocidio, ma di crimini di guerra o contro l’umanità, Careccia risponde: “Nel diritto internazionale non c’è una gerarchia delle violazioni: i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità sono altrettanto terribili, ma è l’intenzionalità dei crimini a distinguerli dal genocidio. E da esperta giuridica – prosegue – mi sento di spiegare che noi abbiamo identificato nell’obiettivo di Israele la distruzione fisica dei palestinesi a Gaza attraverso uno strumento fondamentale: la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, adottata dalle Nazioni unite nel 1948, che è stata fatta in risposta a quello commesso dai nazisti“.

Come ha puntualmente spiegato sul Manifesto, Careccia evidenzia che “secondo la Convenzione del ’48 per genocidio si intende una serie di atti proibiti «commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale». Tali atti includono «l’uccisione di membri del gruppo», provocare «lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo» e «il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale». Secondo Amnesty International Israele ha commesso queste tre tipologie di atti contro i Palestinesi di Gaza, precisamente con l’intenzione di distruggerli fisicamente”.

Poi sottolinea: “L’intento genocidiario non si esprime solo con le azioni militari, ma anche con le politiche israeliane pre-esistenti e con le espressioni di volontà che noi abbiamo individuato in oltre 102 dichiarazioni fatte da ministri, funzionari governativi, parlamentari, alti ufficiali militari. Di oltre 100 dichiarazioni, almeno 22 sono esplicite e chiare in questo intento. Basti pensare all’ex ministro della Difesa Gallant che fin dal primo giorno non ha nascosto il desiderio di bloccare l’ingresso a Gaza di qualsiasi forma di sostentamento – continua – di elettricità, di carburanti. O possiamo ricordare il Presidente Herzog che ha detto che nessuno è innocente a Gaza. Ovviamente l’intento genocidiario non si evince da una singola dichiarazione, ma questa deve essere seguita da azioni. Noi abbiamo abbiamo guardato 62 video di soldati israeliani che hanno messo in pratica quello che veniva detto, in situazioni in cui non c’era più necessità di azioni militari”.

La giurista aggiunge che nel report sono state documentate le distruzioni quasi totali di infrastrutture critiche, di scuole e università e di beni indispensabili per la sopravvivenza a lungo termine della popolazione civile, come zone agricole e allevamenti: “Erano tutte aree completamente sotto il controllo dell’esercito israeliano”.

E conclude: “Di fronte a questa condotta di Israele tutti gli Stati da molto tempo avrebbero dovuto prendere in mano la situazione e agire con fatti, non solo con dichiarazioni. Gli strumenti ci sono, la volontà politica magari è ancora abbastanza debole. La Corte internazionale di giustizia già a gennaio del 2024 ha già indicato cosa fosse necessario fare. Per noi è essenziale un immediato stop alle armi, che è importante per gli Stati stessi al fine di proteggersi dal rischio di complicità col genocidio – chiosa – Ed è importante anche che l’azione avvenga immediatamente. Il diritto internazionale non serve solo a dirimere le problematiche Israele-Palestina, ma è necessario per proteggere tutti noi. Se continuiamo a lasciarlo da parte, c’è un rischio molto grave per tutti”.

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