Horatiu Potra, in passato, ha condiviso messaggi critici verso l’Occidente e ha espresso sostegno alla Russia, inclusa l'invasione dell’Ucraina
La tensione è sempre altissima in Romania, dove il 6 dicembre scorso la Corte costituzionale ha annullato le elezioni. A soli due giorni dal ballottaggio che doveva tenersi domenica, la situazione generale resta incerta. Nelle ultime ore si è registrato un episodio dai contorni poco chiari ma che potrebbe delineare scenari preoccupanti. La polizia ha […]
La tensione è sempre altissima in Romania, dove il 6 dicembre scorso la Corte costituzionale ha annullato le elezioni. A soli due giorni dal ballottaggio che doveva tenersi domenica, la situazione generale resta incerta. Nelle ultime ore si è registrato un episodio dai contorni poco chiari ma che potrebbe delineare scenari preoccupanti. La polizia ha arrestato infatti Horatiu Potra, un ex mercenario romeno con una carriera controversa, inclusa la partecipazione alla Legione Straniera e attività in Africa. In passato, ha condiviso messaggi critici verso l’Occidente e ha espresso sostegno alla Russia, inclusa l’invasione dell’Ucraina.
Potra è stato fermato mentre si dirigeva a Bucarest con un gruppo di uomini armati, presumibilmente per partecipare alle proteste contro l’annullamento delle elezioni presidenziali a causa di presunte interferenze della Russia, di cui sembra essere simpatizzante. Il mercenario è considerato un sostenitore di Calin Georgescu, il rappresentante dell’ultradestra che aveva vinto il primo turno delle presidenziali poi annullate dai giudici, e che aveva come guardia spalle proprio gli uomini di Potra.
I magistrati sospettano, secondo quanto riportato oggi dai media locali, che Potra e i suoi fedelissimi fossero diretti verso la capitale non solo armati ma anche con grandi somme di denaro da usare per istigare e comprare persone che avrebbero partecipato a manifestazioni non autorizzate o che avrebbero potuto creare disordini in città. Ieri Georgescu si è presentato simbolicamente e per protesta, accompagnato da un gruppo di suoi sostenitori, a un seggio elettorale di Bucarest, dove si sarebbe dovuto votare per il ballottaggio. “Sono venuto qui per manifestare tutta la mia tristezza per l’annullamento di ciò che sta alla base dei valori del popolo romeno, vale a dire il diritto alla democrazia e il diritto al libero voto. Oggi è la Giornata della costituzione, ma in Romania non vi è ormai più nulla di costituzionale”, ha detto Georgescu, citato dai media regionali. A suo dire, le autorità hanno annullato il voto per paura di una sua vittoria. Ieri il candidato di estrema destra e filorusso, che si era candidato alle presidenziali come indipendente, aveva lanciato un appello a recarsi i seggi per protestare contro la decisione dell’Alta Corte.
Oggi c’è stata una telefonata tra Ursula von der Leyen e il presidente della Romania Klaus Iohannis. “Lasciare che siano i romeni a decidere e sostenere delle elezioni davvero libere” il concetto che la presidente “ha voluto rimarcare” come sottolineato la portavoce della Commissione Ue, Paula Pinho, nel corso del briefing con la stampa.
All’annullamento del voto presidenziale da parte della Corte costituzionale, a soli due giorni dal ballottaggio, si è giunti dopo la desecretazione di documenti riservati dei servizi di intelligence, che mettono sotto accusa il ruolo di TikTok e le presunte manovre destabilizzanti della Russia. Il presidente Iohannis, il cui mandato è in scadenza il 21 dicembre, rimarrà al suo posto fino a quando non sarà eletto un suo successore attraverso nuove elezioni, la cui data verrà stabilita dal nuovo governo. Governo tuttavia che, ad una settimana dalla elezioni legislative del 1 dicembre, deve ancora formarsi. Ed è un’operazione tutt’altro che semplice, con il Partito socialdemocratico, vincitore del voto, alla ricerca di una larga coalizione con le altre forze centriste e moderate per far fronte all’ultradestra, che può contare in complesso su oltre il 30% in parlamento.