Ho apprezzato le parole del padre di Ramy Elgaml, che nonostante la morte del figlio ha invitato tutti a cessare la violenza. Parimenti, devo manifestare il mio dissenso sulla decisione di evitare che i carabinieri transitassero nel quartiere, teatro di indicibile violenza ad opera di alcuni residenti. A mio parere i carabinieri non dovevano essere ritirati, per dimostrare che lo Stato c’è e che il rispetto della legalità è un bene prezioso in una società democratica.
A nessuno e ribadisco nessuno dev’essere permesso di mettere a ferro e fuoco un intero quartiere. Mi astengo di commentare l’episodio funesto, se non per dire che mi spiace tantissimo che una giovane vita sia stata spezzata. Purtroppo, ahimè, durante la mia pregressa attività, ho visto tanti giovani deceduti per incidenti stradali o uccisi con arma da fuoco.
Detto questo mi rivolgo alle decine e decine di persone che coi loro commenti hanno già emesso la sentenza di condanna sul carabiniere senza nemmeno aspettare la conclusione delle indagini. E voglio rivolgere a costoro una domanda. Siete mai stati alla guida di un’auto della polizia o dei carabinieri durante un inseguimento? Avete mai vissuto quei concitati attimi, quando la sirena ulula e l’adrenalina sale vertiginosamente e chi guida deve avere non due occhi ma cento per evitare danni collaterali?
Purtroppo, alcune volte sia per la velocità, per le intemperie o anche per cause non dipendente dalla volontà, si verificano drammi come quello del povero Ramy Elgaml. Leggo commenti da far rabbrividire indirizzati all’Arma, come se già fosse stata acclarata la responsabilità del carabiniere che guidava l’auto. Ci sono tanti che a briglia sciolta dicono che il carabiniere avrebbe speronato la moto. Io non conosco nel dettaglio la dinamica degli eventi e quindi non esprimo nessun parere, ma vivaddio perché si deve già emettere sentenza di colpevolezza? Non sarebbe il caso di aspettare le risultanze degli accertamenti?
Eppoi c’è la notizia secondo la quale un carabiniere avrebbe obbligato un testimone oculare di cancellare il video dell’incidente tra l’auto dei carabinieri e la moto dei ragazzi. Anche in questo caso, se fosse vero, il carabiniere dovrà spiegare il motivo di tale comportamento. Tuttavia, vorrei sommessamente far notare che il video cancellato potrà essere agevolmente recuperato. Ho fatto decine di inseguimenti nel periodo più buio di Palermo (inizio anni 80) e per fortuna senza incidenti. Soltanto una volta, tre giovani a bordo di una autovettura non rispettarono l’alt e fuggirono. Li abbiamo inseguiti con l‘auto civetta, raggiungendoli dopo che gli stessi avevano danneggiato diverse auto in sosta: erano armati di pistole.
Sento la necessità di dire che con questo mio assunto non sto affatto facendo la difesa d‘ufficio dei carabinieri: aspetto solo i risultati dell’inchiesta. L’altro giorno ho letto che un uomo a bordo di una Mercedes è stato inseguito sulla via Emilia per oltre 20 km dai carabinieri. Lo stesso, una volta raggiunto, per sottrarsi alla cattura ha danneggiato la gazzella, per poi opporsi aggredendoli violentemente. Nell’auto aveva un bilancino, soldi e stupefacenti. Era un cliente ben conosciuto: pregiudicato marocchino.
Cito i dati dell’Osservatorio Asaps riferito al 2023 sull’aggressività fisica verso le forze di polizia sulle strade: 2.685 le aggressioni fisiche agli agenti sulle strade, più di 7 al giorno, uno ogni tre ore. Il 36,7% delle aggressioni causate da stranieri, gli ubriachi al 28%, il 15,6 degli attacchi portati con armi proprie e improprie. Parlo coi miei ex colleghi e mi raccontano che ormai anche i ragazzini mostrano arroganza contro di loro: un quindicenne alla richiesta di fornire i documenti ha risposto: “E chi sei tu per chiedermeli?”.
In questo diffuso clima di violenza non vengono risparmiati medici, infermieri, personale delle ferrovie e docenti. Infine, che dire sulle orde di borseggiatori e borseggiatrici che, da quando il reato è punibile a querela di parte, hanno invaso metro, stazioni e mercati? L’unica cosa che manca al Paese Italia è la certezza della pena, il resto sono tutte chiacchiere e distintivo. Per non parlare poi, della grande rimpatriata dei capi e gregari di Cosa nostra, che con tanto buon cuore ottengono permessi premi da trascorrere a Palermo.
Avanti tutta con brio, pensando alla signora romagnola, che vedendo due ladri intenti a scassinare la porta del vicino, si è sentita dire: ”Signora non chiami la polizia, altrimenti la sua casa sarà la prossima ad essere svaligiata”. Dalla paura rimase in silenzio barricandosi in casa.
Eppure, secondo il governo, è tutto sotto controllo. Ma per favore! Non aggiungo altro.