Non si ha neanche la certezza che l'avvocato francese incaricato dal suo editore potrà essere ad Algeri in tempo per difenderlo insieme ai colleghi algerini
Alla corte d’Appello di Algeri l’11 dicembre si terrà un’udienza cruciale per la sorte di Boualem Sansal, lo scrittore franco-algerino arrestato il 16 novembre scorso per “minaccia all’integrità del Paese”, reato per cui rischia il carcere a vita, e detenuto nella prigione di Kolea, ad una trentina di chilometri dalla capitale algerina. Non si ha […]
Alla corte d’Appello di Algeri l’11 dicembre si terrà un’udienza cruciale per la sorte di Boualem Sansal, lo scrittore franco-algerino arrestato il 16 novembre scorso per “minaccia all’integrità del Paese”, reato per cui rischia il carcere a vita, e detenuto nella prigione di Kolea, ad una trentina di chilometri dalla capitale algerina. Non si ha neanche la certezza che l’avvocato francese François Zimeray, incaricato da Gallimard, l’editore di Sansal, potrà essere ad Algeri in tempo per difendere il suo cliente insieme ai colleghi algerini.
Il legale, che ha fatto appello contestando la detenzione, denuncia infatti di essere “bloccato” in Francia, perché le autorità algerine non gli hanno accordato il visto necessario per entrare in Algeria. Il rifiuto di concedere il visto “in tempo utile – ha scritto l’avvocato in una nota – ostacola l’esercizio della difesa, senza il quale non può esserci processo equo”. Anche se il visto gli fosse concesso all’ultimo momento, “tutto il lavoro di preparazione mi sarà stato negato”, ha detto lunedì al quotidiano Le Figaro.
Zimeray denuncia anche di non essere stato messo al corrente subito del trasferimento di Sansal nella prigione di Kolea: “Tutto è fatto perché venga tenuto lontano dalla difesa. Sono molto preoccupato per la sua salute”. Il caso è esploso alcuni giorni dopo l’arresto, quando Gallimard e la famiglia di Sansal hanno reso noto che lo scrittore, 75 anni, non dava segni di vita. È stato poi confermato che era stato arrestato dai servizi segreti algerini all’aeroporto di Algeri alla discesa dal suo aereo da Parigi. Pur sapendo di essere in pericolo, Sansal, che ha avuto la nazionalità francese quest’anno, ha voluto continuare a vivere nel suo Paese, a Boumerdès, poco lontano da Algeri. In Algeria i suoi libri critici del regime, sin da “Le Serment des barbares” del 1999, sull’ascesa dell’islamismo radicale, sono stati spesso censurati.
Nel 2014 Sansal è stato nominato per il Premio Nobel per la letteratura e nel 2015 ha ottenuto il Premio del romanzo dell’Académie française per “2084: La fine del mondo”. Come ha spiegato Le Monde, il motivo dell’arresto è da ricercarsi probabilmente nelle recenti dichiarazioni sulla colonizzazione francese del Marocco e dell’Algeria rilasciate al media Frontières, in cui Sansal ha sollevato la questione sensibile dei confini tra Algeria e Marocco: “Quando la Francia colonizzò l’Algeria – ha detto lo scrittore – tutta l’Algeria occidentale faceva parte del Marocco e la Francia decise arbitrariamente di annettere l’intero Marocco orientale all’Algeria tracciando un confine”.
Negli ultimi giorni, in Francia si moltiplicano gli appelli di intellettuali e politici per chiedere la sua liberazione. In Italia, l’editore Neri Pozza, che ha pubblicato “2084. La fine del mondo” (2016), “Nel nome di Allah” (2018) e “Il treno di Erlingen” (2021), e che ora è in trattative con Gallimard per l’ultimo volume “Vivre”, ha scritto una lettera aperta all’ambasciatore algerino in Italia, Mohamed Khelifi: “Crediamo tutti profondamente nell’importanza della libertà di espressione, della giustizia e della difesa dei diritti umani, principi fondamentali che dovrebbero essere rispettati da ogni governo – è scritto nell’appello –. Le azioni intraprese nei confronti di Boualem Sansal violano questi diritti universali”. Neri Pozza chiede che “venga adottato ogni provvedimento necessario per garantire la liberazione” di Sansal e “assicurare che la sua detenzione non venga utilizzata come strumento di deterrenza contro chi esercita il diritto alla libertà di espressione”.
Il caso di Boualem Sansal rinvia alle crescenti tensioni tra Parigi e Algeri sul Sahara occidentale. Un gelo che ha finito col coinvolgere anche un altro scrittore franco-algerino, Kamel Daoud, che vive in Francia e a novembre ha vinto il premio Goncourt per il romanzo “Houris”, sul “decennio nero”, la guerra civile degli anni 90 di cui in Algeria è vietato scrivere. Il libro è stato censurato e a Gallimard, editore anche di Daoud, è stato vietato di partecipare al Salone del Libro di Algeri. In Algeria, Daoud è stato accusato di aver “rubato” la storia ad una donna, che è stata paziente della psichiatra Aicha Dahdoulla, moglie di Daoud. Gallimard ha denunciato una “campagna di diffamazione”.