Nessun passo indietro. Beko conferma che chiuderà due fabbriche e una linea produttiva nel sito di Cassinetta di Biandronno, oltre a razionalizzare le risorse in diversi uffici italiani, per un totale di 1.935 esuberi. E avvisa il governo sulla possibilità di arginare il piano industriale attraverso il golden power, arrivato l’1 maggio 2023: “È in linea”. Come a dire: quel che avete scritto è inutile, a differenza di quanto il ministro Adolfo Urso ha ripetuto nelle ultime settimane e ancora nel corso dell’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy in cui la multinazionale ha ribadito la volontà di licenziare il 44% della forza lavoro in Italia. Il confronto è aggiornato al mese prossimo, “termine entro cui la proprietà dovrà sottoporre un nuovo piano industriale”, secondo il Mimit.

L’azienda ha affermato che il mercato europeo dell’elettrodomestico è peggiorato e la situazione trovata in seguito all’acquisizione è stata ben più grave di quanto previsto. Questo ha portato alle chiusure dei siti in Polonia, in Gran Bretagna e ora di prevederli nelle fabbriche italiane, dove non può licenziare immediatamente a causa delle procedure di confronto previste. Tra un anno, invece, si procederà come già comunicato a novembre: chiusura di Siena, con 290 esuberi, e Comunanza dove in 320 perderanno il lavoro; 541 licenziamenti a Cassinetta di Biandronno (Varese) e 66 a Melano. Inoltre ci saranno razionalizzazioni a nei settori commerciale, funzioni regionali e ricerca e sviluppo con circa altri 800 esuberi.

“Nelle sue componenti e risultati economico finanziari”, il piano “non può cambiare” ed è “in linea con il golden power”, ha spiegato Maurizio David Sberna, responsabile relazioni esterne dell’azienda. “Siamo disponibili a discutere con governo, istituzioni locali e soprattutto con le organizzazioni sindacali per fare ulteriori valutazioni industriali al fine di identificare le modalità con cui affrontare la situazione”, ha detto. Ma gli esuberi restano lì. E il governo appare impotente anche se Urso è tornato a sostenere: “Solo al termine del confronto valuteremo, anche sulla base delle valutazioni di Regioni e sindacati, se sarà necessario attivare i poteri sanzionatori previsti in caso di inadempienza dalla normativa sulla golden power”. Per Beko nulla di realizzabile. E anche i sindacati non credono alle parole del ministro, chiedendo un cambio di paradigma.

“Se la famosa golden power di cui il hoverno parla da oltre un anno ha un’efficacia concreta, questo è il momento di farla valere per ottenere un nuovo piano industriale da Beko senza chiusure e senza licenziamenti. Noi come sindacato quel piano non lo accettiamo e continueremo le nostre mobilitazioni per cercare di ottenerne il ritiro”, ha dichiarato Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore elettrodomestici. “Il piano è indiscutibile, per noi il confronto finisce oggi. Non è onorevole di discutere così al ministero”, ha detto la segretaria della Fiom-Cgil, Barbara Tibaldi. “Conoscevate perfettamente le sovrapposizioni quando avete comprato – ha aggiunto al tavolo – Ora vi accorgete che ve ne serve solo la metà. Serve rispetto reciproco. Beko non ha acquisito Whirlpool e, dopo anni di difficoltà, viene qui a dire che non ce la fa. L’avete studiata per due mesi e poi avete agito. Abbiamo chiesto un confronto e ci è stato sempre negato”. Per i metalmeccanici della Cgil, dimezzare Cassinetta, locomotiva del gruppo in Italia, significa dire che “ci sarà una dismissione totale”. Quindi ha confermato quanto anticipato a Ilfattoquotidiano.it: “Il governo si faccia garante con la capogruppo turca, parli con loro e si faccia parte attiva di un nuovo piano”.

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