Il giustiziere che punisce chi opprime i deboli è un classico del repertorio cinematografico, da Robin Hood e Zorro fino ai supereroi e ai personaggi interpretati da Bronson, Neeson, Cruise e Statham. L’uccisione del cattivo è accolta con sollievo dal pubblico: ha avuto quel che meritava. In Fight Club c’è l’11 settembre, prima che l’evento si verificasse davvero.
Un recentissimo caso di cronaca mi richiama queste suggestioni: un tale che ha fatto i milioni con le assicurazioni, magari negando l’aiuto promesso, grazie a una piccola clausola in un contratto incomprensibile, è stato assassinato (attenzione: non “giustiziato”) da un apparente “giustiziere” che sui proiettili ha inciso parole che richiamano le modalità con cui le assicurazioni negano quanto promesso.
Circolano pubblicità che promettono grandi guadagni dall’investimento dei propri risparmi, dichiarando che il capitale è a rischio e può essere perduto. Una pubblicità prometteva: Obiettivo di protezione costante e Puoi chiedere il rimborso quando vuoi e poi, piccolo: non vi è garanzia di rendimento o di restituzione del capitale. La protezione costante è un obiettivo, ma potrebbe non essere raggiunto; il rendimento non è garantito, puoi chiedere la restituzione, ma la richiesta potrebbe non essere accettata! Quanti hanno perso i propri risparmi, affidati a gestori di investimento che promettevano mirabilie, firmando contratti con clausole scritte in piccolo?
Il gatto e la volpe continuano a convincere Pinocchio a seppellire gli zecchini sotto l’albero della cuccagna. Se ad “investire” è la malavita organizzata, anche banchieri importanti possono fare una bruttissima fine: le clausole mettono al riparo da ricorsi, ma non da corde, o caffè avvelenati.
In passato i cittadini rispondevano alle angherie del potere con le rivoluzioni. Oggi i singoli si fanno giustizia da soli, ispirati da storie che suggeriscono catartiche soluzioni. Alcuni cittadini esasperati dall’inefficienza di un sistema sanitario al collasso scelgono la violenza e si fanno “giustizia” da soli, aggredendo i medici, visto che i direttori sanitari e i ministri che riducono gli investimenti non sono in prima linea. Sta montando la rabbia di chi non è in grado di comprare servizi che prima erano un diritto e che ora si possono ottenere solo pagando fior di quattrini.
Questa rabbia trovò sfogo politico con i vaffanculo di Grillo, senza che si verificassero episodi di violenza fisica ma con l’elaborazione di proposte che, tramutate in leggi, hanno cercato di alleviare situazioni drammatiche (il reddito di cittadinanza) e di punire i furbacchioni (la spazzacorrotti). Questa rabbia ora si riversa nella destra destra, dove il Presidente Meloni si presenta come una di noi. Relegata ai margini e ora, finalmente, in grado di sistemare le cose. Prima di lei si era presentato, con gli stessi intenti, Silvio Berlusconi. Non uno di noi, ma uno che rappresentava quel che ognuno avrebbe voluto, o potuto, diventare. Lo stesso hanno fatto Lega e M5S. Il 50% dei cittadini non ci crede più e non vota.
Quando le promesse si scontrano con la realtà, avviene che qualcuno non si limiti a non votare più e ricorra al Muoia Sansone con tutti i filistei. Mi hai distrutto, mi hai rubato tutto, mi hai fregato… e io ti ammazzo. Tanto ho perso tutto. Queste reazioni sono catartiche in un film, ma non lo sono nella realtà. Riportano al far west dove la legge era imposta dal giudice Colt.
Il ricorso alla violenza da parte di chi è soggetto a trattamenti più o meno ingiusti, o percepiti come tali, sta diventando sempre più frequente. Ovvio che questo debba essere oggetto di repressione: non è tollerabile che i cittadini si facciano giustizia da soli. Ma è anche intollerabile che le ingiustizie non siano perseguite, che chi le subisce non trovi sostegno, che i malvagi non finiscano in galera.
Intendiamoci, chi gioca in borsa… gioca. E se si gioca bisogna accettare di perdere, e tutti dovrebbero sapere che è sempre il banco a vincere. Ma fregare le vecchiette promettendo protezione costante e possibilità di chiedere indietro il capitale investito, dovrebbe essere considerato una truffa, una circonvenzione di incapace.
Se queste azioni sono effettuate da truffatori da quattro soldi, la legge interviene. Se invece sono architettate in splendidi uffici in altrettanto splendidi grattacieli, con la difesa di stuoli di avvocati, la giustizia tarda ad arrivare. In queste categorie rientrano gli extraprofitti, credo, e anche le liquidazioni milionarie a manager che fanno fallire le aziende, mettono sul lastrico gli operai, ma garantiscono cospicui dividendi agli azionisti. Un tempo si augurava a questi signori di spendere in medicine i soldi guadagnati, ora li spenderanno, in parte, in guardie del corpo e giubbotti antiproiettile.
Nota: non sto giustificando l’assassinio dei profittatori, sto denunciando una tendenza di cui le forze politiche dovrebbero tener conto nelle loro proposte. Qualcuno deriderà chi chiede onestah, visto che l’onestà per molti è un disvalore, ma altri potrebbero approvare e votare di conseguenza: i fessi si ribellano ai furbi. Dato che i furbi sono meno dei fessi, in democrazia dovrebbero vincere i fessi, ma i furbi confidano che i fessi, in quanto fessi, rinuncino a votare. Qualcuno, alla fine, può essere tanto fesso da mettersi a sparare.