Dopo una serie di ostacoli (e blocchi) in Commissione, discussioni molto accese su alcuni emendamenti controversi presentati dalla maggioranza (e poi accantonati) e bocciature a raffica di quelli dell’opposizione, il dl Ambiente arriva all’esame della Camera. Il decreto, sul quale il governo ha posto la fiducia (e si tratta del 75° caso nel giro di due anni, ndr), lo scorso 5 dicembre è stato approvato al Senato con 93 voti a favore, 59 contrari e nessun astenuto. Dovrà essere convertito in legge entro il 16 dicembre.
Nel testo che arriva a Montecitorio non c’è più l’emendamento presentato da Adriano Paroli (Forza Italia) e che apriva le porte alla privatizzazione dell’acqua, consentendo l’ingresso di capitali privati nelle società in house che gestiscono le risorse idriche. Una proposta che, però, come già anticipato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, verrà ripresentata nella legge finanziaria “previo approfondimento tecnico con il ministro dell’Ambiente, Pichetto”.
“Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito all’approvazione del decreto-legge Ambiente, un provvedimento di cruciale importanza per il futuro sostenibile del nostro Paese” ha dichiarato il viceministro Vanna Gava, ma sono diverse le critiche al decreto, definito dall’opposizione come “un’occasione persa” o “maschera di greenwashing”. Tra i punti più controversi della misura, per cui sono stati presentati oltre 500 emendamenti (poco più di una ventina quelli approvati), la riduzione delle distanze di protezione dalle coste per le trivellazioni marine e la proroga delle concessioni per idrocarburi.
La “corsia veloce” per semplificare le valutazioni ambientali – Il decreto contiene “disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico”.
Per ‘razionalizzare’ gli iter si prevede una ‘corsia veloce’ per progetti di preminente interesse strategico nazionale. Sul fronte delle rinnovabili, la misura si allinea con il Testo Unico sulle rinnovabili, il decreto che definisce i regimi amministrativi per le Fer (fonti energetiche rinnovabili) e che, approvato a fine novembre, entrerà in vigore il 30 dicembre 2024.
Restano prioritari i progetti individuati dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, di concerto con il ministro della Cultura e quello delle Imprese e del Made in Italy. Saranno privilegiati quelli che rispettano i criteri di affidabilità e sostenibilità tecnica ed economica, quelli che più contribuiranno agli obiettivi di decarbonizzazione del Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), quelli rilevanti ai fini dell’attuazione degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e che valorizzano opere, impianti o infrastrutture esistenti.
Le opere prioritarie – Nello specifico, la misura indica quali sono le opere prioritarie ai fini delle valutazioni ambientali Via a Vas. Tra queste, i progetti di nuovi impianti di accumulo idroelettrico con pompaggio puro che prevedono, anche attraverso il ripristino delle condizioni di normale esercizio degli invasi esistenti, l’incremento dei volumi di acqua immagazzinabili, le opere e gli impianti di stoccaggio geologico, cattura e trasporto di Co2, gli impianti industriali oggetto di conversione in bioraffinerie, i progetti di nuovi impianti concernenti le derivazioni per uso idroelettrico di potenza fino a 10 megawatt e i progetti fotovoltaici on-shore e agrivoltaici on-shore di potenza nominale pari almeno a 50 MW e i progetti eolici on-shore di potenza nominale pari almeno a 70 MW.
Trivelle, il limite delle 12 miglia scende a nove – Sul fronte degli idrocarburi, dopo l’annullamento da parte del Tar del Pitesai (il Piano delle aree idonee), l’Aula del Senato approvata la fiducia per il dl che conferma lo stop ai nuovi permessi di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Italia ma, allo stesso tempo, è un via libera per quelli legati a ricerche già autorizzate e quelli finalizzati al ‘gas release’, cioè la fornitura di metano a prezzi calmierati alle aziende energivore. Si riduce, inoltre, a 9 miglia, dalle 12 attuali, la distanza delle trivelle per il gas dalla costa e dalle aree protette. E questo è stato un aspetto da subito molto contestato.
Secondo il Coordinamento No Triv “il venir meno del Pitesai e l’assenza di un nuovo eventuale piano, in grado di tener conto dell’insostenibilità ambientale e sociale di nuove attività estrattive, di fatto favorisce la reviviscenza di ben 11 permessi di ricerca a mare e 18 su terra ferma, abrogati negli scorsi due anni ed una nuova fioritura delle attività Oil&Gas sul territorio nazionale”.
Cosa resta fuori – L’emendamento di Ciriani non è l’unico a restare fuori dal testo. Niente di fatto anche per quello in materia di efficientamento dell’Edilizia residenziale e delle abitazioni di famiglie a basso reddito e vulnerabili. Venivano dettati i criteri, indicando Sace e Cdp come partner finanziari, gli investimenti non agevolabili perché dannosi per l’ambiente e gli oneri (1.381 milioni per il 2025).
Intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama, il senatore del Pd Antonio Nicita ha ricordato poi gli emendamenti (respinti anche quelli) del partito per contrastare il dissesto alla siccità in Sicilia e Sardegna “mentre la Sicilia perdeva, per l’incapacità di chi la amministra, 330 milioni destinati proprio a tali emergenze” ha spiegato. Riferendosi ai recenti dati di Ispra sul consumo di suolo, la senatrice Elena Sironi ha segnalato le richieste del Movimento 5 Stelle. Tra queste, l’istituzione dei cosiddetti contratti di fiume e il riconoscimento dell’impronta idrica, attraverso un’etichettatura ambientale, per identificare la water footprint nei prodotti commercializzati sul territorio nazionale.
“Abbiamo anche chiesto – ha aggiunto – il riconoscimento dell’impronta del carbonio nell’ambito dei progetti di cui all’allegato 1-bis del codice ambientale, cioè i progetti necessari per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Piano nazionale integrato, energia e clima. Dopo tutto questo balletto, il governo non ha avuto il tempo di approfondire e ha respinto tutti gli emendamenti”.
Il dissesto idrogeologico, rafforzati i poteri delle Regioni – “Abbiamo chiesto interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, garantendo una quota del 20% delle risorse per il recupero degli ecosistemi, anche nell’ottica dell’imminente attuazione della normativa Nature restoration law. Ma il buon senso – ha commentato – non alberga in questo governo”. Sul dissesto idrogeologico, però, la misura prevede una maggiore interoperabilità tra le banche dati esistenti, con il rafforzamento dei poteri dei presidenti di Regione in qualità di commissari. E con l’obiettivo di rendere più efficiente la gestione delle risorse assegnate, prevede meccanismi di revoca delle risorse per gli interventi che non abbiano raggiunto un determinato livello di progettualità.
Dall’economia circolare ai siti orfani – Sul fronte dell’economia circolare, il testo prevede che i negozi di elettronica debbano assicurare il ritiro gratuito del prodotto usato, ossia dei Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), in caso di acquisto di un prodotto equivalente. I negozi oltre i 400 metri quadrati, poi, sono obbligati a ritirare i Raee di piccolissime dimensioni, anche se non vengono fatti acquisti.
Nel Dl anche un pacchetto di norme che promuove le pratiche di riuso delle acque reflue affinate, che possono contribuire all’irrigazione agricola e all’accrescimento dei corpi idrici sotterranei e il via libera all’adozione di un piano per assicurare il recupero dei rifiuti derivanti dalla realizzazione della diga foranea di Genova.
Vengono semplificati, inoltre, gli interventi nei cosiddetti ‘siti orfani’, ossia quei siti contaminati che non siano stati bonificati dai responsabili o dai proprietari dei terreni. Questi interventi dovrebbero essere finanziati da un apposito stanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre si garantisce una struttura di supporto al Commissario del SIN di Crotone-Cassano e Cerchiara.