In pratica tra l’8 e il 24 dicembre di ogni anno si ripropone sempre la stessa questione e le ricerche su cui basare opinioni a riguardo rimangono più o meno sempre le stesse
Meno giocattoli in casa, meglio per i bambini. Curioso che nell’epoca in cui i bimbi vengono appiccicati 24/7 agli schermi degli smartphone e non sviluppano più pratiche creative e di gioco in maniera manuale, e non digitale, si torni a parlare di consumo di tradizionali “giocattoli”. Ma si sa, con il Natale alle porte il dubbio amletico della valanga di acquisti si ripropone. In un lungo articolo su Il Post con un titolo con il punto interrogativo (“I bambini hanno troppi giocattoli?” – si, no, forse ndr), la matassa fa click ma non si sbroglia. In pratica tra l’8 e il 24 dicembre di ogni anno si ripropone sempre la stessa questione e le ricerche su cui basare opinioni a riguardo rimangono più o meno sempre le stesse. Tra queste appare una fantomatica classifica dei giochi che non dovresti mai comprare a tuo figlio apparsa a settembre sul sito nostrofiglio.it. Nel decalogo viene suggerito di vietare i giocattoli che emettono rumori fastidiosi, quelli con i sensori di movimento e addirittura quelli da collezione (tipo puffi o playmobil, sempre che in commercio esistano ancora e non siano materia di collezionismo).
Insomma, per un motivo presunto pedagogico o per un altro, l’aria che tira è da Grande Depressione: meno giocattoli acquisti, meglio per l’educazione dei figli (e le tasche dei genitori). Del resto non c’è bisogno di “esperimenti” presunto scientifici, come ad esempio lo studio del 2017 dell’università d Toledo (Ohio), per sostenere che i bimbi sotto i due anni giocano più a lungo e più concentrati se hanno a disposizione 4 giocattoli invece di 16. Di fronte alla proliferazione di oggetti acquistabili online, la dispersione dell’attenzione e la frammentazione del tempo e della concentrazione è un fenomeno consumistico oramai fuori controllo anche negli adulti. Insomma, la pedagogia del meno è meglio vive dalla notte dei tempi, senza scomodare scrudgeriani limitazioni dell’ultimo momento sotto l’albero di Natale. Semmai il problema oggi nel mercato del giocattolo è più ampio e strutturale, rispetto a questo ipotetico dilemma educativo del genitore/consumatore: il mercato del giocattolo, anche solo in Italia, è in crisi da un po’.
Non molto tempo fa il direttore di Assogiocattoli, Maurizio Cutrino, intervistato da Italia Oggi aveva registrato un calo nelle vendite in Italia del 5,1% nei primi sei mesi del 2024 mentre dall’altro lato cresceva la vendita nel settore kidult. Infine, il vero dato devastante per il settore commerciale, quindi con conseguenze nefaste per il tessuto sociale ed economico di città e paesi, risultava essere quello del luogo in cui si acquistano giocattoli: quasi per il 50% online. Il vecchio negozio di giocattoli che fino ai primi anni duemila allietava le ore di tanti bimbi, e adulti, sta lentamente scomparendo. In città medie e medio piccole del nostro paese trovare un negozio di giocattoli è come cercare un ago in un pagliaio. Viene così a mancare un aspetto cruciale della compravendita: il contatto con il prodotto che, paradossalmente, potrebbe evitare tanti acquisti inutili fatti online. Nel negozietto singolo di giochi, il bambino cerca, prova, si sfoga, poi decide, o viene invitato a decidere dai genitori. Vincono così in tre: il bimbo che si sazia, il genitore che non spreca e il commerciante che incassa.
Un paradigma antico ed equilibrato che oramai è stato cancellato dalla deregulation del mercato web letteralmente senza limiti. Ricordiamo ancora le parole di un simpatico, appassionato, competentissimo giocattolaio del quartiere Guardinfanti di Torino che nel 2023 ci raccontava come oramai le persone entrassero solo per vedere com’erano fatti i giochi visti sul web (e lì ordinati). Siamo ripassati poche settimane fa, dopo un anno: il negozietto di giocattoli è chiuso. Il rischio quindi è che la forma gioco si smaterializzi sia in termini di passatempi digitali, sia nella forma di consumo spersonalizzata del web. Con buona pace di chi vuole risparmiare venti euro sul secondo pupazzetto sotto l’albero di Natale.