“La libertà di stampa oggi in pericolo? Peggiorata con il governo Meloni? Sì, lo è, ma è un costante peggioramento, iniziato 20 anni fa. Vero che oggi ministri come Guido Crosetto e la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno la querela facile, ma non è una storia nuova. E i rischi non sono legati soltanto alle Slapp (le querele temerarie, Strategic Lawsuits Against Public Participation). Ritengo che sia in pericolo per un atteggiamento complessivo della stampa e degli editori”. A sottolinearlo Peter Gomez, condirettore del Fatto Quotidiano, partecipando a Roma all’iniziativa “Liberi di esprimersi liberi di informarsi”, organizzata in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione da Amnesty International Italia, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa e The Good Lobby per CASE Italia (sezione italiana della Coalition Against SLAPPs in Europe – CASE). “Prima era difficile che qualcuno ti accusasse di essere al soldo di Mosca o Washington. Mentre nell’ultimo periodo, sul tema della guerra, abbiamo visto come chi avesse una posizione differente sulla strategia in Ucraina veniva bollato come putiniano. Una violenza intimidatoria, in qualsiasi dibattito pubblico. L’establishment in questo momento utilizza le querele e le cause anche per cercare di intimidire il dissenso”, ha aggiunto Gomez.
E sulle ipotesi di riforma della diffamazione, alla luce delle proposte peggiorative della maggioranza (che ha già tentato di aumentare gli anni di carcere per i giornalisti ritenuti colpevoli, ndr), Gomez avverte: “Meglio non toccare nulla, questo discorso delle riforme è pericoloso. La legge attuale fa schifo, ma è pur sempre meglio di ogni legge che questo Parlamento possa fare. Considerato che, come tutte o quasi le classi dirigenti attuali, non ha certo a cuore la libertà d’informazione”. Sul tema delle fake news: “Certo, sono pericolose. Ma Crosetto parla di guerra ibrida e della necessità di trovare un sistema che possa contrastarle. Ma chi decide se una notizia è falsa? Chi ha il potere in questo momento? Il governo? O lo decide l’Europa?”. Per poi concludere: “Siamo come una rana bollita, ogni giorno l’acqua è un pochino più calda, ma arriverà un momento in cui ci accorgeremo che stiamo bollendo e sarà troppo tardi”.