di Stefano Maciocchi
Il collasso repentino del regime di Bashar al-Assad non è merito dell’aiuto militare e logistico della Turchia. Putin, che ha sempre sostenuto militarmente il vecchio regime, spazzando via l’Isis dalla Siria in pochi giorni, stavolta ha abbandonato Bashar al-Assad, spianando la strada al capo dei “ribelli” Al Jolani.
Il leader di HTS ha rassicurato (a parole) Putin sul mantenimento delle sue basi militari in Siria ma agli occhi del mondo gli accadimenti degli ultimi giorni risuonano come un pesante ridimensionamento russo in questa area. Poiché risulta difficile credere che la forza militare sovietica in Siria si sia ritirata per manifesta inferiorità rispetto a quella dei ribelli resta una sola opzione: il ritiro volontario.
Perché Putin ha deciso di abbandonare un crocevia così importante come la Siria, un paese che confina con l’Iran, la Turchia, Israele ed il Libano? Forse sono in atto accordi segreti che, in cambio della sua “passività” in Siria, diano come controparte i territori ucraini conquistati? Il ritorno sulla scena politica internazionale di Trump non può non alimentare questi sospetti. Il neo presidente Usa ha più volte fatto intendere di voler tagliare gli aiuti militari all’Ucraina, di fatto consegnandola a Putin.
L’Ucraina al prezzo della Siria, con buona pace di Zelensky e dell’Unione Europea.