I bilanci dell’exchange italiano di criptovalute The Rock Trading (Trt), i cui due soci-amministratori Andrea Medri e Davide Barbieri sono stati arrestati oggi su mandato della Procura di Milano, erano falsi sin dalla fondazione dell’azienda nel novembre 2017. L’attività per anni è stata condotta con il sovvertimento totale delle regole di separazione tra i conti della società e quelli dei 18mila clienti che vi hanno riversato 65,8 milioni di euro in criptoattività e denaro contante, dei quali gli inquirenti sono riusciti a recuperare solo 500mila euro circa in alcune criptovalute depositate su “chiavette” digitali, i cosiddetti wallet. Lo schema usato per falsificarli, secondo la Procura che ha chiesto gli arresti per pericolo di fuga su accuse di bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, formazione fittizia del capitale e infedeltà patrimoniale, è esattamente quello che il Fatto ha indicato sin dall’articolo del 20 febbraio 2023, appena tre giorni dopo l’interruzione dell’attività della piattaforma digitale che ha impedito a migliaia di risparmiatori di recuperare i loro risparmi. Secondo i pm di Milano Grazia Colacicco e Pasquale Addesso, The Rock Trading è stata costituita sulle ceneri di una analoga e precedente società maltese, che è stata conferita in una “scatola vuota” italiana supervalutandola ma senza alcuna connessione con la sua reale situazione finanziaria, perché di fatto era già in crisi totale.

Come scriveva il Fatto 22 mesi fa, “per capire come si è arrivati a questa situazione occorre riavvolgere il nastro dei documenti ufficiali. Un passaggio fondamentale è la perizia di conferimento di ramo d’azienda attraverso la quale il 27 novembre 2017 fu conferita l’attività maltese di exchange di criptovalute alla nuova Trt italiana (capitale sociale 10mila euro)”. La società maltese, che per i pm Colacicco e Addesso era già in crisi nera, fu “valutata in 7 milioni di euro. Per arrivare a quel valore, il perito prevedeva che nel 2020 Trt avrebbe avuto ricavi da portafoglio clienti per 18,5 milioni di euro. Invece dal bilancio ne risultano realizzati solo 1,028 milioni. Sempre secondo la perizia, nel 2020 Trt avrebbe dovuto avere un utile netto di 7,1 milioni dalla sola gestione operativa, mentre in quell’esercizio ha perso 147mila euro nonostante utili su cambi (di criptovalute proprie) per 1,3 milioni. Dunque Trt non si è mai nemmeno lontanamente avvicinata al valore di conferimento, sollevando pesanti incertezze sul valore di avviamento, calcolato in 6,75 milioni nel 2020 sulla base della lista clienti”. A firmare quel conferimento fu un commercialista milanese, Maurizio Dattilo, in seguito scomparso. La perizia redatta dai consulenti della Procura di Milano il 10 giugno scorso, invece del valore patrimoniale appostato a bilancio per 7 milioni, ritiene che il valore complessivo dell’intero gruppo delle società finite in liquidazione, che comprendono anche la operativa One Dime e la capogruppo Digital Rock Holding (che controllava il 100% di Trt) sia invece pari a zero.

Da lì in avanti, secondo gli inquirenti, è stato uno scivolare e protrarsi di bilanci falsi, sino all’ultimo del 2022. Il patrimonio di Trt non è mai stato reale (da cui l’accusa di formazione fittizia del capitale). Ma a quel “peccato originale” ne sono seguiti poi altri. Secondo la Guardia di Finanza e i magistrati, Medri avrebbe sottratto al patrimonio di Trt la somma di 1,02 milioni e Barbieri altri 365mila euro, mentre i due arrestati avrebbero protratto l’attività di impresa “nonostante la perdita totale del capitale sociale sin dalla costituzione del 27 novembre 2017”. Non solo: ai due arrestati è contestato anche di aver aver svolto “attività incoerenti con l’oggetto sociale e prive di giustificazione causale e contabile”, come trading di criptovalute non solo per conto dei clienti ma anche proprio, servizi di custodia e deposito di valuta reale e cripto per conto dei clienti, operazioni di brokeraggio, offerta di Piani di accumulo automatizzati”.

Tra i 18mila clienti danneggiati da Trt, una società che ha presentato denuncia proprio il 20 febbraio 2023, Business Follow, ha perso oltre 2,7 milioni. Ma altri clienti privilegiati, come il cognato di uno dei due arrestati, dopo l’interruzione del servizio di exchange sono riusciti a recuperare anche 50mila euro. Ad altri clienti “privilegiati”, come un certo “Bertani”, invece venivano anticipati (“advance”) fondi di clienti diversi per fare speculazioni su criptovalute senza aver depositato contanti e token cripto. Intanto uno degli arrestati, Barbieri, nonostante il conflitto di interessi con l’azienda, dopo la messa in liquidazione aveva pure presentato istanza di insinuazione al passivo della holding Drh chiedendo di ottenere indietro un asserito credito da lui vantato per oltre un milione di euro: i giudici fallimentari hanno respinto la sua richiesta.

Ma il tutto si innestava su altri problemi, relativi alla gestione dell’antiriciclaggio. Controlli del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza di Milano su Trt, iniziati con una ispezione il 28 agosto 2018 e sfociati in un verbale il 18 dicembre 2018, contestarono violazioni delle procedure antiriciclaggio. Secondo la Guardia di Finanza Trt non aveva compiuto l’adeguata verifica di 5.047 clienti (4.985 persone fisiche e 62 società) su un totale di 5.464, non aveva conservato adeguatamente i loro dati e non aveva segnalato all’Unità di informazione finanziaria di Banca d’Italia, l’autorità nazionale antiriciclaggio, le operazioni sospette di 47 clienti. Né Trt né i suoi amministratori e dipendenti comunque hanno subito procedimenti penali o civili per questa vicenda. Le contestazioni si sono concluse a luglio 2021: il ministero dell’Economia ha comminato una sanzione da oltre 39mila euro ciascuno ai due amministratori di Trt, Davide Barbieri e Andrea Medri, che l’hanno pagata.

Tutte vicende che ora tornano agli onori delle cronache e che i due arrestati dovranno spiegare meglio agli inquirenti. Ad esempio come la storia recuperata dalla Guardia di Finanza sul social Slack nella quale Barbieri, celato sotto il nick “Paci”, scrive a Medri (nick “Eliale”) il 18 marzo del 2022 “Ciao, il colombiano che ha 170mila USDT (la criptovaluta Tether, ndr) a breve gli dovremmo abilitare prelievo” e Medri (“Eliale”) risponde “ce ne sono 185mila su hot” (hot wallet, portafogli cripto online, ndr), “forse altri persi in qualche indirizzo”. Ancora Barbieri (“Paci”) “Di DAI (un’altra cripto, ndr) “quanti te ne restano da vendere? Il tipo prevede di venderne diversi milioni con il tempo”.

Vicende che dovrebbero aprire gli occhi ai milioni di italiani che comprano e vendono criptovalute, spesso lasciandole in deposito a società che operano dai paradisi fiscali, senza alcuna possibilità di controllo e nessuna garanzia sulla loro reale solidità. Troppo spesso alcuni media, che talvolta sono pure in conflitto di interesse, decantano la possibilità di realizzare facili guadagni speculando sulle cripto, mentre i richiami delle autorità di vigilanza, italiane e internazionali, che mettono in guardia i risparmiatori da un business che sfugge ai controlli sono invece sottaciute o nascoste.

Contattato dal Fatto, il 20 febbraio 2023 Andrea Medri aveva affermato “Non sono scappato”. Adesso però gli inquirenti lo hanno arrestato proprio per timore di una fuga, oltre per il fatto che ritengono che parte dei 65,8 milioni versati da 18mila clienti di The Rock Trading siano spariti all’estero tramite vorticosi giri di criptovalute tra Italia, Svizzera, Lituania e Stati Uniti sui quali, secondo Pm e Guardia di Finanza, i soci amministratori sanno molte cose.

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