Televisione

“L’Amica Geniale 5? Non è contemplabile, ecco perché “: il regista Saverio Costanzo è perentorio

In una lunga intervista pubblicata su Fanpage, il 49enne regista figlio di Maurizio Costanzo ha voluto mettere la parola fine alla lunga saga tv di successo tratta dai romanzi di Elena Ferrante

L’Amica geniale 5? “Non contemplabile, proprio perché il romanzo rimane romanzo”. Saverio Costanzo è perentorio. In una lunga intervista, modello tappeto srotolato, pubblicata su Fanpage, il 49enne regista figlio di Maurizio Costanzo ha voluto mettere la parola fine alla lunga saga tv di successo tratta dai romanzi di Elena Ferrante. E proprio perché la tetralogia della misteriosa (inesistente?) scrittrice si ferma a Storia della Bambina perduta, diventata poi quarta stagione tv, ecco lo slancio etico di Costanzo: “Non c’è motivo di scrivere una quinta stagione, ha funzionato di suo in questo modo. La coerenza potrebbe perdersi e diventeremmo solo dei mercanti con una fastidiosa tendenza a mercificare il prodotto. La storia è completa e conclusa, va bene così”.

Rien ne va plus, insomma. L’esperimento Amica Geniale si chiude qui. Ora Costanzo torna a pensare al cinema (“sto lavorando a un film, vediamo che succede”) dopo che la sua ultima opera – Finalmente l’alba – dal budget faraonico di oltre 29 milioni di euro ne ha incassati poco più di 300mila. Dall’intervista spulciamo alcune curiosità. Il primo “contatto” tra Costanzo e Ferrante avvenne ovviamente via mail (non esistendo, la Ferrante deve palesarsi con la celebre narrazione delle missive web ndr): “Provai nel 2006 a chiedere i diritti de La figlia oscura e Ferrante fu molto generosa con me, mi disse di prenderli e che avremmo parlato in seguito di soldi. Purtroppo, non riuscii a scrivere un copione e lei scomparve. La telefonata della casa editrice per L’Amica Geniale arrivò postuma e derivò da una sua scelta di alcuni nomi italiani per curare la serie tratta dalla sua tetralogia”.

Dopodiché Costanzo delinea con modestia il fatto di essersi messo “al suo servizio (della Ferrante ndr) con le migliori intenzioni” e di essersi sentito “come Paul Thomas Anderson quando fece Inherent vice (Vizio di forma) e disse: “Sono stato un po’ il segretario di Pynchon”, maneggiando il suo libro per farne il film”. Infine la confessione malandrina rispetto ad un altro esperimento seriale: “Non sono un grande spettatore di serie, non cerco mai l’idea di intrattenimento nel suo senso assoluto. Nel caso trovassi materiale letterario alla stessa altezza, ci penserei”.