Poche ore dopo l’assassinio del suo amministratore delegato, Brian Thompson, il colosso assicurativo medico statunitense UnitedHealthcare (516 miliardi di dollari di valore di borsa) è stato costretto a chiudere i commenti nei suoi profili sui social media. Le pagine dell’assicuratore sono state sommerse di commenti che celebravano le gesta del killer e riversavano on line testimonianze sulle discutibili pratiche della compagnia. Tantissimi i casi di chi si era visto negare, ridurre, ritardare i rimborsi per spese mediche e sanitarie sostenute, oppure a cui era stata preclusa la possibilità di una cura o un intervento.
Il sistema sanitario statunitense, che si affida moltissimo al ruolo delle assicurazioni sanitarie private, è altamente disfunzionale per gran parte della popolazione. I più ricchi hanno certamente a disposizione una sanità di eccellenza ma per tutti gli altri sono dolori, letteralmente. L’assassino è stato dipinto come una sorta di eroe vendicatore che aveva semplicemente fatto giustizia. Chi ha visto il film Joker di Todd Phillips sentirà forse qualche corda vibrare. Chi, non più giovanissimo, ricorda anche L’uomo della pioggia avrà anche altre memorie a cui attingere.
Il post su Facebook, in cui la compagnia esprimeva il suo dolore per l’uccisione del manager, ha raccolto in poche ore oltre 80mila “faccine gioiose”. Questi alcuni dei commenti: “Spero che facciano pagare alla sua famiglia il viaggio in ambulanza in questo momento difficile “, ” Nessuna compassione e i suoi milioni di dollari ora non hanno più nessun valore”, ” Sembra che quanto accaduto sia correlato alla condizione preesistente di essere uno stronzo amorale “. “Pensieri e franchigie alla famiglia”, si leggeva invece in una reazione ad un post della Cnn in cui veniva descritto l’accaduto. “Compassione negata”, spiegava un’altra , “finché non verrà prodotta la documentazione che stabilisca che i fori dei proiettili non erano una condizione preesistente“.
Su Reddit, un forum destinato a medici e assistenti sanitari ha dovuto essere chiuso dai moderatori perché gli utenti scherzavano sull’uccisione. Uno dei contributi più apprezzati è stato quello di un’infermiera che ha scritto la parodia di una tipica lettera di diniego di cure di UnitedHealthcare indirizzata però a Thompson in merito al suo trattamento di emergenza di cui avrebbe avuto bisogno dopo essere stato colpito.
È emerso insomma un vero e proprio odio verso le assicurazioni che non riguarda solo i pazienti ma anche i professionisti del settore, dai chirurghi agli infermieri. “Si tratta di qualcuno che ha partecipato a un omicidio sociale su larga scala“, ha scritto uno studente di medicina.
Nel complesso le performance del sistema sanitario a stelle e strisce sono disastrose. Stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, la mortalità neonatale è del 3,2 per mille, il doppio rispetto all’Italia o alla Russia. Quella infantile è al 5,7 per mille, contro il 4,4 della Russia. L’aspettativa di vita, in calo, è di 78,5 anni, quasi 5 anni in meno rispetto all’Italia. Eppure gli Usa spendono in sanità una cifra spropositata, il 17% del loro Prodotto interno lordo, quasi il triplo rispetto all’Italia.
Secondo un sondaggio Gallup, il 25% degli americani ha persone in famiglia che hanno dovuto ritardare le cure per malattie gravi perché non potevano permettersele. Il 79% degli infermieri ritiene di operare in strutture con organici inadeguati. Tanto basterebbe per stare il più lontano possibile da questo modello di sanità e invece è proprio quello che alcuni politici indicano come esempio a cui rifarsi.
Non sorprende che i cittadini statunitense abbiano una cattiva opinione di questo sistema. Tre su quattro affermano che non soddisfa le loro esigenze. Più della metà riferisce di aver avuto problemi con le richieste di rimborso o le autorizzazioni alle cure. Una larga maggioranza ritiene che gli assicuratori non siano trasparenti e che le polizze siano volutamente complicate e difficili da capire. Il punto non è però che le assicurazioni funzionano male ma che sono proprio progettate per funzionare così. Lesinare sui rimborsi, negarli e/o procrastinarli significa una cosa molto semplice: più profitti.
Nel 2023 UnitedHealthcare ha guadagnato 23 miliardi di dollari, 3 miliardi in più dell’anno prima. Per la gioia dei suoi azionisti che sono i soliti nomi noti della finanza americana, ovvero Vanguard (9,2%), Blackrock (6%), State Street (4,9%), Fidelity (3,5%), Jp Morgan (2,8%). Thompson ha ricevuto uno stipendio di 10 milioni di dollari, il direttore generale della compagnia, Andrew Witty, 23,5 milioni.
Sui proiettili utilizzati il killer aveva fatto incidere le parole Delay, Deny, Defend (ritarda, nega, difendere la causa) le parole chiave che guidano l’azione degli assicuratori. Un mantra usato anche nel titolo di un libro che denunciava le malefatte degli assicuratori, uscito 14 anni fa (Delay, Deny, Defend: Why Insurance Companies Don’t Pay Claims and What You Can Do About It) e balzato in vetta alle vendite Amazon subito dopo l’assassinio.
Il caso scuola è quello della compagnia assicurativa statunitense Allstate che, con la consulenza di McKinsey, ha rivoluzionato le pratiche del settore. In meglio per gli azionisti, in peggio per i clienti. La società ha elaborato strategie per risparmiare il più possibile sui rimborsi. La compagnia assicurativa si è rifiutata di fornire ai giudici che esaminavano una vertenza le “ricette” elaborate dai consulenti nonostante una multa di 25mila dollari al giorno per ogni giorno di ritardo, pagando alla fine 7 milioni di dollari.
Alla fine le indicazioni sono venute alla luce. Semplici, in fondo. Cercare di concordare rimborsi veloci ma ridotti, al di sotto di quelli previsti nelle polizze, nel 90% dei casi. Nel rimanente 10% la sollecitazione è stata di ingaggiare un legale e trascinare la vertenza il più in lungo possibile. Poiché questo modo ruvido di porsi nei confronti dei propri clienti ha consentito ad Allstate di aumentare sensibilmente i profitti e quindi i dividendi per i soci, la tecnica si è diffusa a macchia d’olio in tutta l’industria assicurativa.
UnitedHealthcare si è distinta per essere uno dei gruppi più spregiudicati nell’attuazione di queste pratiche. La società opera soprattutto nel mondo opaco di “Medicare Advantage”, il programma che offre agli anziani la possibilità di esternalizzare il loro Medicare (il servizio di assistenza pubblico) ad operatori sanitari privati. I provider del servizio incassano una cifra fissa dal governo per ogni utente e quindi guadagnano se il costo dell’assistenza sanitaria che offrono è inferiore a questa stessa somma. L’incentivo a lesinare su tutto è evidente. In media i fornitori di Medicare Advantage respingono il 16% delle richieste di rimborso ma UnitedHealthcare, ha riportato il Boston Globe, era arrivata a negarne il doppio, ben il 32%.
“Se c’è una cosa su cui il nostro Paese diviso sembra essere d’accordo”, ha commentato Lisa Jarvis di Bloomberg , “è che il sistema sanitario è tragicamente in crisi e le aziende che ne traggono profitto sono moralmente in bancarotta”. “Per la maggior parte degli americani”, ha concordato Jia Tolentino del New Yorker , “un’azienda come UnitedHealth rappresenta soprattutto un ostacolo alla possibilità di accedere a delle cure”. Ora tutti gli operatori del settore temono l’effetto emulazione. Hanno aumentato le misure di sicurezza per i loro dirigenti e tengono segreti i luoghi degli incontri di vertici. Una reazione comprensibile. Ma per uscire dall’emergenza c’è ben altro da fare.